La Corte dei Conti e i controlli sui fondi del PNRR
A fare chiarezza sul tema è una personalità al di sopra di ogni sospetto di partigianeria: Sabino Cassese. Il presidente emerito della Corte
Sono di questi giorni le polemiche per i controlli della Corte dei Conti su come vengono spesi i finanziamenti del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Controlli che il Governo Meloni vuole solo a opere finite, per evitare rallentamenti. Al contrario, la Magistratura contabile li vuole «concomitanti», vale a dire in contemporanea alla realizzazione delle opere. Non è una questione da poco. La necessità di fondo, però, è di spendere questi quattrini nei tempi fissati dall’Unione europea. Certo, bisogna spenderli bene e con la massima trasparenza. Un controllo che potrà essere compiuto ad opera conclusa. I magistrati contabili potranno così comunque sanzionare eventuali comportamenti non in linea con gli interessi del pubblico erario. A fare chiarezza sul tema è una personalità al di sopra di ogni sospetto di partigianeria: Sabino Cassese. Il presidente emerito della Corte Costituzionale ritiene che il Governo abbia fatto benissimo a limitare il controllo della Corte dei Conti. Cassese evidenzia poi che “tutta la cultura mondiale sui controlli dice che non possono essere fatti a tappeto, bensì a campione”. Chiarendo, infine, che i controlli preventivi e concomitanti che vorrebbe la Corte dei Conti non sono altro che una cogestione. In altri termini, i magistrati contabili svolgerebbero, in questo caso, un lavoro che non è il loro.