Il lavoro c’è, ma spesso non attrae
Occorre una scuola professionale più vicina alla realtà lavorativa, più efficiente e attrattiva, ma anche rendere soprattutto certi lavori più appetibili per i giovani. Serve, infatti, molto probabilmente anche un po' di rivoluzione culturale, ovvero dare maggiore dignità ad alcune attività
“Il lavoro c’è ma non si trovano candidati: in Piemonte su 96 mila posti più della metà resta vacante”. E’ il titolo di un articolo del Corriere della Sera. Non si trovano fabbri, operai specializzati nelle rifiniture dell’edilizia, manutentori, elettricisti. Praticamente introvabili. A quanto si legge, sette volte su dieci l’impresa che li vuole assumere non ci riesce. La questione di fondo è che nel nostro Paese fa difetto la scuola professionale. A ciò si aggiunge il fatto che i giovani preferiscono altri lavori, diciamo più da giacca e cravatta. Certo, al Sud la faccenda è un tantino diversa, ma non più di tanto. Da questo punto di vista, il Paese si è abbastanza livellato. Come fare per rimediare? Occorre una scuola professionale più vicina alla realtà lavorativa, più efficiente e attrattiva, ma anche rendere soprattutto certi lavori più appetibili per i giovani. Serve, infatti, molto probabilmente anche un po’ di rivoluzione culturale, ovvero dare maggiore dignità ad alcune attività. Insomma, è una questione certamente di domanda ed offerta, ma anche di prestigio sociale. Diversamente, il problema si risolve solo con i lavoratori stranieri. Piaccia o meno, i migranti comunque rappresentano spesso una soluzione più che un problema.