I cinque referendum di giugno
Considerate le alte percentuali di non votanti registrate sempre più negli ultimi anni, è possibile che nessuno dei cinque referendum riuscirà a superare la soglia del 50% dei votanti. Il loro flop, in altre parole, è assai probabile. C'è così quasi la certezza che il voto referendario di giugno si riveli solo uno spreco di quattrini

E’ iniziata la battaglia politica sui prossimi referendum abrogativi che si terranno l’8 e il 9 giugno. Quattro sono in materia di lavoro promossi dalla CGIL. Il quinto, in materia di cittadinanza, voluto da +Europa. I partiti di governo, chi in modo esplicito chi meno, puntano a farli fallire per mancato raggiungimento del quorum del 50% degli aventi diritto al voto. Le opposizioni non sono del tutto compatte ma puntano convintamente a non farli naufragare. In altre parole, lo scontro non è tanto sui quesiti referendari, ma se puntare a farli fallire o meno. Considerate le alte percentuali di non votanti registrate sempre più negli ultimi anni, è possibile che nessuno dei cinque referendum riuscirà a superare la soglia del 50% dei votanti. Il loro flop, in altre parole, è assai probabile. C’è così quasi la certezza che il voto referendario di giugno si riveli solo uno spreco di quattrini. Con la constatazione, purtroppo, che lo strumento referendario, così com’è regolato, è oramai di fatto superato oltre che fallimentare.