D’Alema, da premier a mediatore d’affari
Le indagini sono appena all'inizio. Di sicuro D'Alema chiarirà la sua posizione. Certo, viene da chiedersi: è opportuno e anche etico svolgere
L’ex premier Massimo D’Alema è sotto inchiesta. L’accusa è di aver avuto il ruolo di mediatore nella vendita di armi per 4 miliardi di euro alla Colombia. Affare non andato in porto, in verità. In ballo vi era una cifra illecita di 80 milioni di euro da spartirsi tra colombiani e italiani. Le indagini sono appena all’inizio. Di sicuro D’Alema chiarirà la sua posizione. Certo, viene da chiedersi: è opportuno e anche etico svolgere l’attività di mediatore per un ex premier ed un politico dal calibro di D’Alema? Discutibile, quanto meno, al di là di eventuali reati commessi e tutti da dimostrare. E pensare che all’ex premier Renzi non viene risparmiata la gogna mediatica per l’assai più innocente attività di conferenziere ben remunerato all’estero. Una pratica, peraltro, diffusissima ovunque. In Germania come in Gran Bretagna. In Francia come negli Stati Uniti. Senza che nessuno abbia qualcosa da ridire. Tranne in Italia. Per Renzi, il quale ha forse la colpa di essere l’unico politico italiano a ricevere inviti dall’estero. Altro che doppia morale.