scritto da Nino Maiorino - 26 Febbraio 2023 07:05

Ucraina, la pace resta un miraggio

Alle ore 4,30 del 24 febbraio 2022, Volodymyr Zelensky, presidente della Ucraina, venne svegliato dai suoi collaboratori che lo informarono che l’esercito russo aveva attraversato la frontiera al nord del paese con una colonna di carri armati lunga 60 km, e l’aviazione russa, con una sessantina caccia e un numero indefinito di elicotteri, aveva iniziato a bombardare.

E’ iniziata così, da parte di Putin, l’invasione dell’ucraina che, sebbene di origini e tradizioni russe, da anni desiderava sganciarsi dal gioco della Russia e avvicinarsi gradatamente alla cultura e alle tradizioni occidentali, che aveva avuto modo di conoscere ed apprezzare anche per la vicinanza geografica con i paesi facenti parte della Unione Europea, tra i quali il nostro, paese con il quale c’è una lunga e consolidata frequentazione originata dalla forte presenza in Italia di collaboratrici domestiche apprezzate per la loro affidabilità.

C’erano anche motivi geopolitici che spingevano l’Ucraina ad avvicinarsi alla Unione Europea e, conseguentemente alla NATO, sotto la cui tutela l’Ucraina aspirava, ed aspira, ad entrare, anche perché pressata, alle sue frontiere orientali, dalla presenza del gigante russo, che nelle zone orientali dell’Ucraina aveva una forte presenza di ucraini russofoni un zone abbastanza estese, fra le quali il Donbass.

Era ovvio che a Putin, oramai definito il nuovo Zar, l’avvicinamento dell’Ucraina all’occidente non piacesse, giustificando la sua contrarietà con l’ovvia considerazione che una Ucraina occidentalizzata avrebbe costituito un oggettivo pericolo per la Russia, per la sua posizione geografica, e quindi strategica, e sarebbe stata una spina nel fianco.

Ma queste considerazioni non erano frutto di pochi mesi o pochi anni di esperienze, giacché decenni di scaramucce, non solo diplomatiche, tra il gigante russo e l’Ucraina avevano portato a stati di tensione, e anche a violenze, pure da parte dell’Ucraina nei confronti delle minoranze russofile ai confini orientali.

Ma una cosa sono le più o meno legittime ragioni dei due contendenti, altra cosa è la violenta invasione della Russia alla Ucraina: non c’è il minimo dubbio che, Putin sia l’invasore, l’Ucraina il paese invaso.

E’ da un anno a questa parte si parla della guerra, ma ci si dimentica che già nel 2013 Putin, con un blitz e senza colpo ferire, aveva annesso alla Russia la penisola della Crimea, forte della predisposizione di quel popolo.

Era chiaro che già allora Putin avesse altre mire espansionistiche, ed ha cercato di completare l’opera con l’invasione dello scorso anno, che maldestramente aveva pensato che sarebbe stata una passeggiata, cosa che si è dimostrata subito illusoria: pensava che gli ucraini accogliessero l’armata rossa con fiori e applausi, che potesse da un giorno all’altro far fuori, in senso metaforico o reale, Zelensky; ma si è trovato di fronte ad un uomo che ha coagulato interno a se la popolazione, che non ha accettato l’ospitalità offerta dall’occidente di porsi in salvo, che dignitosamente ha voluto rimanere col suo popolo, per difendere la patria, ha chiesto aiuti militari all’occidente, ha dimostrato grande coraggio e determinazione ed ha posto l’invasore con le spalle al muro.

E la rabbiosa reazione dell’esercito russo, aiutato dal famigerato esercito parallelo della Divisione Wagner, composto da milizie mercenarie delle quali già Putin si era avvalso in altri paesi, non ha intimidito gli ucraini, che hanno dimostrato, oltre a grande coraggio, coesione e spirito di sacrificio, tant’è che a distanza di un anno, nonostante violenze, torture, massacri e saccheggi, sono ancora saldi nella difesa, e non ammetterebbero cedimenti nemmeno da parte del loro Presidente.

Qualche tempo fa, in uno dei commenti dopo l’invasione, scrivemmo che Zelensky non può vincere questa guerra che Putin non può perdere; probabilmente oggi dobbiamo correggere il tiro, nel senso che se Putin dimostrasse debolezza, e cedesse, probabilmente la popolazione russa, stanca della guerra e delle incognite che essa ha portato nonostante la disinformazione ufficiale, lo apprezzerebbe, ma se Zelensky mostrasse qualche cedimento, la sua popolazione non glielo perdonerebbe.

La diplomazia, dimostratasi insufficiente fino a questo momento, probabilmente oggi ha qualche chance in più, forte del fatto che la Cina, sebbene ufficialmente dica di appoggiare Mosca, in concreto è irritata per questo conflitto, che la penalizza non solo economicamente.

Non è ininfluente che l’occidente abbia dimostrato coesione e determinazione per gli aiuti all’Ucraina.

Inoltre un risultato alternativo Putin l’ha conseguito in quanto, la conquista della parte sud della Ucraina che gli consente di collegare la Russia, non solo al Mar D’Azof ma pure al Mar Nero e, in pratica, al Mar Mediterraneo, al quale potrebbe giungere, attraverso il Bosforo e lo Stretto dei Dardanelli, grazie a un accordo con la Turchia di Erdogan.

D’altronde non può illudersi di ottenere di più in quanto, pure nella malaugurata ipotesi che avesse conquistato l’intera Ucraina, non avrebbe mai potuto mirare a raggiungere altro mare, se non espandendosi a nord, attraverso la Bielorussia e la Lituania, trovandosi però Sul Mar del Nord.

La domanda è una: Putin si accontenterà?

Ad essa fa seguito l’altra domanda: sarà disponibile l’Ucraina a rinunciare alla parte sud del suo territorio?

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Vediamo, a questo punto, cosa dicono gli esperti; ci avvaliamo del parere di Gianpiero Massolo, Presidente dell’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale, già Direttore del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza, più volte presente in televisione in vari programmi di approfondimento.

Gianpiero Massolo ha discusso degli eventuali sviluppi della situazione insieme a: Nona Mikhelidze, che ha conseguito il suo dottorato in Scienza della Politica presso la Scuola normale superiore di Pisa e un master in “Regionalismo: studi sull’Asia centrale e il Caucaso” all’Università Humboldt di Berlino; Gastone Breccia, che insegna Storia bizantina presso la Facoltà di Musicologia, sede staccata dell’Università di Pavia; appassionato di Geopolitica, ha pubblicato diversi scritti di taglio storico-filologico; Carlo Jean, Generale e scrittore italiano, esperto di strategia militare e di geopolitica, che ha scritto numerosi articoli e pubblicazioni su Geopolitica e Geoeconomia.

1)Cosa succederà sul campo – “Sul campo -osserva Giampiero Massolo- in questo momento c’è una situazione di guerra di attrito, con entrambi i contendenti che non vogliono avviare alcun tipo di negoziato perché stanno preparando un’offensiva. Ci aspettiamo a breve un attacco russo al quale si contrapporrà una controffensiva ucraina. Solo dopo potremo dire se e quando ci saranno prospettive di pace”.

“La guerra – prevede Nona Mikhelidze – sarà lunga. Zelensky ha detto che conta di chiuderla entro il 2023 ma è il leader di una nazione in guerra e la sua narrativa deve essere incoraggiante. È difficile credere che si si possa chiudere la partita entro l’anno. La Russia ha già iniziato la sua offensiva che non va per niente bene, l’Ucraina pianifica la sua offensiva prima dell’estate. Passata questa fase, dopo l’estate, sarà più facile ragionare sul futuro di questa guerra”.

“La Russia -dice Gastone Breccia- ha assoluto bisogno di una vittoria sul campo entro l’estate e farà di tutto, a ogni costo, per guadagnare un vantaggio tangibile mentre l’Ucraina cercherà di resistere per poi puntare nella seconda metà dell’anno a contrattaccare. Di sicuro la guerra continuerà per tutto il 2023, a meno di grosse sorprese”.

“A mio avviso -sostiene il generale Carlo Jean- ci sarà una intensificazione del conflitto all’inizio della primavera, quando partirà una offensiva russa che però potrebbe anche essere anticipata da un attacco ucraino per rompere la continuità territoriale tra Crimea e Donbass. I combattimenti saranno molto intensi fino all’estate. Se l’offensiva russa fallisce può darsi che si determinino le condizioni per un negoziato. Altrimenti si andrà per le lunghe”.

2)Qual è il punto di caduta per Zelensky – “Zelensky – osserva il generale Carlo Jean – può eventualmente accettare cessioni territoriali, ma non più della Crimea e del territorio del Donbass”.

“Per Zelensky – sostiene il professor Gastone Breccia – il minimo è non perdere altro terreno, ma il suo obiettivo è interrompere il collegamento terrestre tra Crimea e Donbass. Questa sarebbe una vittoria tale da poter dire: ci sediamo al tavolo e discutiamo del resto”.

“Zelensky – nota Nona Mikhelidze – è il popolo ucraino. Deve chiedere ai suoi un tipo di accordo che sia accettabile, altrimenti sarebbe sconfessato. L’89% degli ucraini vuole combattere anche in caso di attacco nucleare contro di loro e quindi il margine è stretto. Quel che Zelensky non potrà mai accettare é qualcosa meno dello status al 24 febbraio 2022”.

“Prima o poi, ma non è questo il momento – dice invece Gianpiero Massolo – gli ucraini dovranno fare i conti con il fatto che la vittoria totale sul campo non può avere luogo. A quel punto, dipenderà dal campo quale sarà il compromesso possibile”.

3)Qual è il punto di caduta per Putin – “La linea di Putin è molto ambigua”, nota Massolo .

“Il punto di caduta per i russi – osserva il professor Breccia – è non scendere al di sotto dei territori che controllano oggi. Se perdessero altro terreno sarebbe una sconfitta che comporterebbe conseguenze anche politiche”.

“Putin – spiega Mikhelidze – ormai è entrato in una spirale nella quale non può fare un passo indietro. Di certo non potrebbe in alcun modo accettare di tornare a meno dei confini pre-febbraio 2022. Se lo facesse, il giorno dopo dovrebbe lasciare”.

4)Putin sopravviverà alla guerra – “Il destino di Putin – osserva Massolo – dipenderà da come finisce il conflitto. Siamo stati abituati dalla storia al fatto che le dittature franano di colpo, ma gli elementi sui quali si fonda il potere di Putin, gli apparti di sicurezza, l’apparato militare, non ultimo il consenso della popolazione, mi sembra difficile che nell’immediato franino tutti assieme. E poi c’è un’altra domanda da farsi: chi gli succederebbe? È una incognita”.

“L’eliminazione di Putin – concorda il generale Jean – potrebbe non essere nel nostro interesse, perché potrebbe portare a una frantumazione della Russia che aprirebbe grandi rischi”.

“La sopravvivenza di Putin – secondo Nona Mikhelidze – dipende da come finirà la guerra. Se perde, cadrà”.

“Putin – osserva il professor Breccia –  sopravviverà se riesce a tenere almeno quello che ha in mano oggi, che potrebbe ancora contrabbandare come una mezza vittoria”.

5)Come cambierà l’Europa dopo la guerra – “Quello che temo – osserva Massolo – è che l’ordine di sicurezza in Europa non possa più essere basato su un decente rapporto di collaborazione e di interdipendenza con la Russia ma su una contrapposizione. E quindi prepariamoci ad un equilibrio europeo che sarà caratterizzato da quel che io chiamo una nube tossica: e cioè sul prevalere di una situazione di tensione”.

“L’Europa certamente è più unita di un anno fa – osserva il professor Breccia – con una rottura dell’asse Berlino-Mosca e un rafforzamento dell’asse con l’America che permarrà, anche se da un punto di vista economico l’Europa cercherà di essere indipendente dagli Usa”.

6)Come cambierà il mondo dopo la guerra – “Per gli equilibri mondiali – spiega Massolo – noi pensavamo di essere avviati ad una sorta di condominio tra Usa e Cina. L’aggressione di Putin ha rallentato questo processo di polarizzazione. Indubbiamente l’Occidente corre il rischio di perdere per strada il “resto”, ma, attenzione, non dobbiamo neppure pensare che questo “resto” diventi una guida compatta a guida cinese. Si presenterà uno schema magmatico di una transizione che potrebbe essere anche molto lunga, che si allontanerà una forma di ordine globale”.

“La Cina trarrà vantaggio dalla situazione – osserva il professor Breccia – e aspira a diventare il secondo punto di riferimento dell’ordine mondiale: pensa con favore a una Russia indebolita dalla guerra e che le sia partner junior. Molto interessante sarà capire se Biden riuscirà a portare l’India dalla sua”.

Tranne che per qualche lieve dettaglio, tutti sono concordi nel ritenere che la fine della guerra non sarà a breve, che giungere ad una trattativa sarà complicato, che ci vorrà l’autorevolezza di un mediatore che porti i dei due contendenti a pretese ragionevoli, che la popolazione ucraina continuerà a soffrire, e con essa noi tutti.

Classe 1941 – Diploma di Ragioniere e perito commerciale – Dirigente bancario – Appassionato di giornalismo fin dall’adolescenza, ha scritto per diverse testate locali, prima per il “Risorgimento Nocerino” fondato da Giovanni Zoppi, dove scrive ancora oggi, sia pure saltuariamente, e “Il Monitore” di Nocera Inferiore. Trasferitosi a Cava dopo il terremoto del 1980, ha collaborato per anni con “Il Castello” fondato dall’avv. Apicella, con “Confronto” fondato da Pasquale Petrillo e, da anni, con “Ulisse online”.

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