scritto da Angela Senatore - 18 Marzo 2022 14:46

Studio Battaglia: cliché e pregiudizio in prima serata

Studio Battaglia: cliché e pregiudizio in prima serata

Martedì 15 marzo è andata in onda in prima serata su Raiuno la prima puntata di una nuova fiction: “Studio Battaglia”.

Si tratta di una famiglia di avvocati divorzisti, tutte donne, una capostipite mediamente aggressiva (ma del resto con un cognome del genere, cosa ti aspetti?) ma anche lei, come le sue assistite, con alle spalle il trauma di un marito che scappa, guarda un po’, con la baby-sitter mentre lei trascura la casa e i figli perché lavora. E già qui, ce ne sarebbero da dire.

Ci sono poi le figlie, Anna, Nina e Viola che hanno gestito ognuna a modo suo le cicatrici di un padre andato via di casa e sparito nel nulla per venti anni e che all’improvviso si ritrovano davanti e cosa fanno? Lo incontrano al bar, tutte e tre, per accontentare la piccolina che proprio non ce la fa ad odiarlo e, malgrado un po’ di astio da parte delle due maggiori, l’incontro si svolge nel più totale piattume. Non una recriminazione, non una richiesta di giustificazione, di scuse, non una curiosità banale: “cos’hai fatto in tutti questi anni?” “chi sei oggi?” “Cosa fai?”. Domande banali che ad ognuno di noi verrebbero in mente, pur senza aver vissuto un simile trauma, non escono invece dalla bocca delle tre sorelline. Solo la più grande Anna, infastidita, lascia il tavolo per andare a prendere i nipoti adolescenti che chissà se quel nonno a questo punto avrà mai saputo di avere.

E poi ci sono le storie degli assistiti, la coppia giovane in cui il marito inscena un intero spettacolo teatrale basato sulla diffamazione, neanche troppo velata dalle battute del copione, della ex cinese, la coppia agé in cui il marito tradisce la donna che ha sposato da trent’anni con la sua migliore amica, da poco vedova, che per l’occasione si è regalata un paio di tette nuove.

Ma soprattutto c’è la storia di Savannah e del suo fidanzato calciatore promettente di qualche squadra importante che stipulano un contratto prematrimoniale (questo forse è l’elemento più originale visto che in Italia questo genere di contratti, previsto all’estero, è invece vietato).

Ebbene Savannah è un’influencer, ma una influencer dei poveri forse. I suoi post hanno un che di sdolcinato, melenso, insulso, insomma sono proprio privi di sostanza e questo perché “non tutti possono studiare”. Così dice Anna testualmente a sua figlia, giovane comunista col rolex con l’ambizione della Greta Thunberg all’italiana. E glielo dice con un misto di compassione e perbenismo, insomma quello snobismo che sembra elitario e invece è, quello sì, proprio villano.

La cosa più avvilente non è solo che Savannah sia una giovane donna, quanto che lei, unica illetterata, anche un po’ cafoncella, in mezzo ad una folla di avvocati all’ultimo grido del foro di Milano, sia napoletana. E non napoletana di città, attenzione, ma di Villa Literno. Insomma, una povera ingenua di provincia che, proprio come una novella Cappuccetto Rosso, è caduta nelle grinfie del lupo cattivo. Per fortuna che a coprirle le spalle ci sia Anna, perché, anche se Savannah proprio non vuole ammettere di avere accanto il lupo cattivo, almeno quando dopo qualche anno si troverà da sola a mettere i pannolini ai suoi bambini, grazie ad Anna potrà tappezzare d’oro Villa Literno.

Peccato solo che Villa Literno, il napoletano, la Campania o il Sud in generale, non sia la patria degli illetterati, né tanto meno delle ingenue fanciulle di paese. Milano e i suoi studi di grido sono pieni di avvocati uomini e donne del Sud la cui unica sfortuna sta nel dover ancora, dopo centocinquant’anni dall’Unità di Italia, spostarsi al Nord per avere accesso ad un certo tipo di attività economiche e professionali.Magari chissà, scopriremo nelle prossime puntate che Anna e la sua famiglia, come suo marito che ha origini calabresi e per questo non riesce a reprimere la gelosia verso sua figlia adolescente (ma perché gli altri padri ne sono immuni?) in realtà ha un pedigree non così puramente nordico.

Salviamo qualcosa? Sì, dai. Salviamo la recitazione dei protagonisti, in particolare, di Lunetta Savino super convincente nel suo nuovo ruolo di perfida dal cuore buono e la battuta tagliente.

Giornalista pubblicista, collabora con Ulisse online dal 2021 occupandosi principalmente della pagina culturale e di critica letteraria. È stata curatrice della rassegna letteraria Caffè letterari metelliani organizzata da Ulisse online e IIS Della Corte Vanvitelli e ha collaborato con Telespazio in occasione del Premio Com&te. È da maggio 2023 responsabile della Comunicazione di Fabi Salerno. Abilitata all’esercizio della professione forense, lavora in una delle principali banche italiane con specializzazione nel settore del credito fondiario.

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