scritto da Nino Maiorino - 25 Luglio 2024 07:32

Autonomia differenziata, è possibile fermarla?

Dopo aver chiarito, nella prima parte di questo articolo, pubblicato il 22 scorso, concludiamo sull’argomento ostico dell’ “autonomia differenziata” parlando delle aspettative della popolazione finalizzate a bloccare il processo di ulteriore disgregazione del paese che i fans dell’autonomia stanno tentando di attuare.

Nella prima parte abbiamo parlato della responsabilità dei governi tra il 1999 e il 2001 relativa alla modifica del Titolo V della Costituzione, ora argomentiamo sulle possibilità di cancellare la legge dell’ “autonomia differenziata”, attraverso un referendum abrogativo.

Il primo passo debbono farlo i cittadini presentando alla Corte di Cassazione una richiesta di referendum con 500.mila firme; l’alternativa è che cinque Regioni presentino alla stessa Corte analoga richiesta (sembra lo stiano facendo Sardegna, Emilia Romagna, Toscana, Campania, Puglia); ma su questo argomento non tutti i Costituzionalisti sono d’accordo (vedi Michele Ainis su Repubblica del 22 luglio) sostenendo che le due istanze potrebbero entrare in conflitto, rallentando la decisione della Corte.

Ma lasciamo agli esperti tale aspetto della faccenda, concentrandoci sulla raccolta delle firme della popolazione che, per le difficoltà legate alla caldissima stagione che ci affligge, non in tutti i Comuni è partita; a parte i gazebo nelle piazze, ciascun Comune deve organizzarsi per raccogliere le richieste dei cittadini e ci risulta non tutti i Comuni siano pronti: in più di un comune gli uffici (Anagrafe o Elettorale) ancora non dispongono dei relativi moduli: questo fa il gioco dei Leghisti (non è da dimenticare che l’iniziativa è del Ministro Roberto Calderoli, a ciò deputato) che sembra stiano cercando di fare ciò in cui non riuscirono quando Umberto Bossi tentò di staccare il Nord dal resto dell’Italia.

I tempi sono stretti in quanto la scadenza per la raccolta delle firme è fissata al 30 settembre.

Se la raccolta di firme rispetterà la scadenza, il tutto passerà alla Corte di Cassazione la quale si dovrà pronunciare in proposito e, se favorevole al referendum, ne fisserà anche la data (si parla della metà del 2025).

Ovviamente si sarà superato solo il primo ostacolo in quanto i costituzionalisti calcolano che per abrogare la scellerata legge (così l’ha definita il M5S) occorrerà il voto favorevole di almeno 12.milioni di elettori.

Anche in questo caso l’elettorato non sembra orientarsi uniformemente.

Per avere qualche elemento pensiamo di rifarci al referendum del 1987 per la soppressione del programma nucleare.

Anche in quel caso l’elettorato fu molto diviso tra i favorevoli e i contrari; votò l’85,04% sul 54% di votanti; gli elettori erano 38.571.508, votò il 54% pari a 20.828.614, l’85,4% favorevoli rappresenta 17.milioni e 700.mila votanti.

Non è sbagliato prevedere che per l’abolizione della legge sull’autonomina occorreranno circa 12.milioni di voti favorevoli.

 

Classe 1941 – Diploma di Ragioniere e perito commerciale – Dirigente bancario – Appassionato di giornalismo fin dall’adolescenza, ha scritto per diverse testate locali, prima per il “Risorgimento Nocerino” fondato da Giovanni Zoppi, dove scrive ancora oggi, sia pure saltuariamente, e “Il Monitore” di Nocera Inferiore. Trasferitosi a Cava dopo il terremoto del 1980, ha collaborato per anni con “Il Castello” fondato dall’avv. Apicella, con “Confronto” fondato da Pasquale Petrillo e, da anni, con “Ulisse online”.

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