Trent’anni di misteri, tuttora in attesa di soluzione: l’omicidio di Elisa Claps
Spesso abbiamo raccontato storie misteriose, spesso violente, a volte raccapriccianti, avvenute in ogni parte del mondo: storiacce.
Ma non c’è sempre la necessità di andare lontano per scoprirle, a volta basta fare poca strada, e sembra che, giunti a destinazione, pure se la città nella quale è capitata la triste vicenda è del tutto normale, ci si sente avvolti da una cappa misteriosa per il semplice fatto che in quella strade, in quelle chiese, in quelle case, hanno abitato i protagonisti di quella storia.
A Potenza, che dista da Cava poco più di cento chilometri, viveva Elisa Claps con la sua famiglia, era nata il 21 gennaio 1977.
Nel 1993 aveva soltanto 16 anni e due fratelli maggiori.
I suoi genitori, un tabaccaio e un’impiegata, erano cattolici devoti e partecipavano alle attività della chiesa.
Anche Elisa era una ragazza molto religiosa, e con un carattere amichevole e molto estroverso, una persona educata e di buone maniere.
Domenica mattina 12 settembre 1993, Elisa uscì di casa dopo aver detto ai fratelli che sarebbe tornata per le 13 per raggiungere con essi la casa di campagna a Tito, dove i genitori li attendevano per il pranzo.
Aveva concordato con un’amica di raggiungere la Chiesa della Santissima Trinità, in pieno centro, per una funzione religiosa, e da quel momento si erano perse le tracce.
Poi fu appurato che in quella chiesa doveva incontrarsi con Danilo Restivo, nato il 3 aprile 1972, di origini siciliane ma trasferitosi da diversi anni con la famiglia a Potenza, dove il padre aveva avuto l’incarico di Direttore della Biblioteca nazionale potentina.
Restivo era un giovane molto particolare e su di lui giravano voci per niente rassicuranti.
Aveva la brutta abitudine di infastidire moltissime ragazze e sembrava nutrire una strana ossessione per i loro capelli. Portava sempre con sé un paio di forbici che utilizza per tagliare di nascosto ciocche di capelli alle ragazze che avvicinava.
Sono tantissime le testimonianze che riportano di questa sua inquietante abitudine, che solitamente metteva in atto alla fermata dell’autobus o direttamente all’interno dei mezzi pubblici sedendosi dietro alla vittima di turno.
Un altro atteggiamento molto preoccupante della personalità di Danilo Restivo era la sua scarsa tolleranza al rifiuto. Era sua abitudine terrorizzare le ragazze che declinavano i suoi inviti, le perseguitava con telefonate inquietanti.
Secondo le testimonianze, la giovane Elisa Claps, aveva confidato all’amica di recarsi presso la chiesa della Santissima Trinità, sita nel centro di Potenza, per incontrare Danilo che doveva consegnarle un regalo per festeggiare la promozione agli esami di riparazione. Da quel momento di lei si persero le tracce.
Non tornando a casa all’ora prevista, i familiari incominciarono a preoccuparsi.
Gildo, uno dei fratelli, uscì per cercarla, ma non riuscì a trovarla nemmeno in chiesa; nessuno diede informazioni attendibili e, con il passare del tempo, la preoccupazione dei familiari crebbe.
Si chiedevano dove potesse essere andata Elisa e se era possibile che fosse scomparsa senza lasciare traccia, in una città che oggi conta 67mila abitanti, ma il cui centro è facilmente controllabile.
La ragazza sarebbe stata ritrovata cadavere, anni dopo, in un luogo impensabile.
Restivo risultò essere stata l’ultima persona ad aver visto la ragazza; la ricostruzione dei suoi spostamenti dopo l’incontro, che il giovane fece agli inquirenti, fece sorgere alcuni sospetti nei suoi confronti.
Infatti, alcune ore dopo la sparizione di Elisa, Restivo si era presentato con gli abiti insanguinati al Pronto Soccorso dell’ospedale cittadino per farsi medicare un taglio alla mano, raccontando ai medici d’essersi ferito in seguito ad una caduta accidentale avvenuta nel cantiere vicino alla chiesa della Santissima Trinità, dove si stavano costruendo delle scale mobili.
La ferita, tuttavia, sembrò essere stata provocata da una lama.
I vestiti che il giovane indossava quella domenica apparvero vistosamente insanguinati, ma non vennero sequestrati immediatamente; Restivo si rese irreperibile per i due giorni successivi giustificandosi di aver dovuto sostenere un esame universitario a Napoli.
Una volta rintracciato dagli inquirenti Restivo affermò di aver parlato con Elisa per qualche minuto, chiedendole consiglio su come comportarsi con una comune amica della quale s’era innamorato.
Inoltre Elisa gli avrebbe confidato che fosse spaventata a causa di un individuo che l’aveva importunata mentre stava entrando in chiesa; dopodiché, secondo il racconto di Restivo, la ragazza si sarebbe allontanata mentre lui si era trattenuto a pregare.
Gli inquirenti scoprirono che Restivo aveva l’abitudine di importunare le ragazze delle quali si invaghiva, effettuando spesso telefonate mute nelle quali si sentiva la colonna sonora del film “Profondo rosso” di Giorgio Gaslini (celebre film di Dario Argento del 1975) o il brano “Per Elisa” di Beethoven.
Alcune amiche di Elisa dichiararono che Restivo aveva tentato di corteggiarla senza successo e che era abitudine del giovane cercare di ottenere appuntamenti dalle ragazze da cui era attratto con la scusa di offrire piccoli doni, diventando poi aggressivo e violento nel momento in cui queste rifiutavano i suoi approcci.
Quando la madre di Elisa apprese che la giovane aveva avuto un appuntamento con Restivo, focalizzò la sua attenzione sul giovane, dichiarando che, con ogni probabilità, era stato lui ad ammazzare Elisa e ne aveva occultato il corpo.
La donna perciò chiese ripetutamente agli inquirenti d’indagare a fondo su Restivo, ma senza esito.
Il ritrovamento del corpo di Elisa avvenne il 17 marzo 2010, diciassette anni dopo la sua sparizione, i resti vennero ritrovati occultati in fondo al sottotetto della chiesa della Santissima Trinità, la stessa dove Elisa si era recata il giorno della scomparsa.
Il cadavere venne scoperto per caso da alcuni operai durante lavori di ristrutturazione per infiltrazioni d’acqua; oltre ai resti umani, vennero trovati anche un orologio, gli occhiali, gli orecchini, i sandali e quel che restava dei vestiti della giovane: il reggiseno appariva tagliato ed i jeans aperti, suggerendo che la ragazza avesse subito un’aggressione a sfondo sessuale prima di essere uccisa.
Il ritrovamento venne giudicato dai familiari della vittima una messa in scena, ritenendo che fosse avvenuto in precedenza e che fosse stato tenuto nascosto dal parroco della chiesa, don Domenico “Mimì” Sabia.
La madre di Elisa dichiarò di sospettare del religioso, deceduto nel 2008, perché non le avrebbe mai permesso di ispezionare i locali della chiesa, mentre il fratello di Elisa chiese al vescovo di Potenza di dire finalmente la verità su quanto era accaduto.
Particolare scalpore derivò anche dal fatto che, appurata la circostanza del ritrovamento del cadavere da parte del viceparroco alcuni mesi prima della sua segnalazione, questi avesse affermato di aver taciuto il fatto poiché quel giorno l’Arcivescovo era impegnato e non riuscì a raggiungerlo telefonicamente, decidendo di riprovare il giorno dopo, cosa che non fece perché gli passò di mente.
Ma com’è possibile che una persona che ha trovato un cadavere nel sottotetto dimentichi la cosa il giorno dopo e dimentichi di avvertire il Vescovo e pure le Forze dell’ordine?
Solo in seguito trapelarono maggiori dettagli su come si fosse giunti alla scoperta del cadavere: quando, a gennaio 2013, si chiusero le indagini della magistratura sulle due donne delle pulizie che avevano avvertito il parroco della scoperta fatta nel sottotetto, e che avevano rilasciato dichiarazioni discordanti.
Il 19 maggio 2010 Danilo Restivo, nel frattempo trasferitosi in Inghilterra a Bournemouth, nel Dorset (una contea che si trova nella parte sud orientale della Gran Bretagna), venne fermato dalla polizia inglese con l’accusa di omicidio volontario con riferimento al brutale assassinio, avvenuto nel 2002 di una sua vicina di casa, la sarta Heather Barnett, di 15 anni più vecchia di lui.
All’inizio del 2002 Restivo l’aveva conosciuta tramite Internet, e i due avevano intrapreso una relazione a distanza, e dopo i primi mesi di Danilo decise di trasferirsi nel Regno Unito per andare a convivere.
Heather Barnett aveva due figli, Terry e Caitlin: il 12 novembre del 2002 tornarono a casa dalla scuola, ma la madre sembrava non essere presente in casa nonostante la porta non fosse chiusa a chiave.
Dirigendosi verso il bagno, aprirono la porta e si trovarono davanti a una scena terribile: la madre giaceva a terra senza vita, immersa in una pozza di sangue, violentemente colpita alla testa; era parzialmente svestita, era stata sgozzata, i suoi seni erano stati asportati e appoggiati accanto al corpo.
L’omicida era stato molto attento e preciso, non aveva lasciato nessuna traccia del suo DNA sulla scena del crimine: per questo motivo per diversi anni le autorità non erano riuscite a venire a capo di nulla.
Ma Restivo da tempo era tenuto sotto controllo e pedinato dalla polizia locale, che lo aveva anche ripreso mentre in una zona boschiva, armato di uno stiletto, pedinava con atteggiamento sospetto donne inglesi.
Il 19 Maggio 2010 Danilo Restivo venne arrestato in Inghilterra per l’assassino di Heather Barnett.
L’autopsia dei resti di Elisa Claps si concluse il 28 maggio 2010, e dai risultati della stessa emerse che la povera ragazza era stata raggiunta da 13 coltellate inferte con un’arma da taglio e a punta: probabilmente uno stiletto.
Il 29 giugno 2010 alcune foto contenute nella perizia medico legale vennero consegnate in gran segreto a qualche giornale, e il 6 luglio 2010 Vincenzo Pascali, direttore dell’Istituto di Medicina Legale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, riferì ai consulenti delle parti che dalle tracce di sperma trovate sul materasso posto vicino al cadavere erano stati estratti due profili genetici, diversi tra loro, e su uno strofinaccio sequestrato nei locali del centro culturale Newman (che ha sede nella canonica, sotto il sottotetto) si riuscì ad estrarre un terzo profilo genetico sovrapponibile ad uno di quelli individuati sul materasso.
Pertanto, sarebbe stato possibile risalire a due individui di sesso maschile che avevano utilizzato tale materasso come alcova.
(1 – segue)