Parliamo tanto dell’U.E., spesso a sproposito, ma poco dei rapporti monetari che intercorrono tra noi e la stessa; elemento interessante da conoscere.
Preliminarmente avvertiamo i lettori che le notizie e i dati che andiamo a scrivere non sono di facile lettura, motivo per il quale, chi pensa di leggere qualcosa di semplice, è preferibile che si fermi a questo punto, ma si perderebbe una lezione che fa comprendere la importanza della Unione alla quale il nostro paese partecipa, e delle spinte che essa dà verso un cambiamento globale della società.
Facciamo quindi un po’ di conti, evidenziando quanti soldi diamo all’UE, sotto forma di contributi quale stato membro, e quanti ne riceviamo; in altre parole, qual è il contributo finanziario italiano al bilancio UE e come vengono spesi i contributi che la UE dà al nostro Paese.
Ci viene in aiuto il noto sito economico Money.it il quale recentemente ci ha fatto i “conti in tasca”.
Vediamo come stanno le cose.
Il calcolo e gli importi massimi da dedicare alla contribuzione del bilancio europeo sono stabiliti in anticipo e all’unanimità dagli Stati membri.
Sono le cosiddette “Risorse proprie” a finanziare il bilancio generale, che costituiscono tutte le risorse finanziarie che ogni Stato membro versa all’Europa, così da co-finanziarie le politiche comunitarie e gli obiettivi fondamentali.
Ce lo spiega Alberto De Pasquale nel suo articolo “In sette anni l’Italia ha versato 116 miliardi all’Ue”: “l’Italia continua a essere un contributore netto se si considerano gli scambi di risorse “ordinarie” (senza quindi considerare il PNRR, ndr). Nel 2022, l’ultima annata di riferimento disponibile, l’Italia ha versato all’Ue 16,7 miliardi di euro (in calo del 7,6% rispetto ai 18,1 miliardi versati nel 2021). Nello stesso anno ne ha ricevuti 14,3 per diverse materie: tra le più cospicue, la rubrica “coesione, resilienza e valori” (6,2 miliardi), “risorse naturali e ambiente” (5,6) e “mercato unico, innovazione e digitale” (1,9). Anche nel 2022, quindi, gli accrediti dell’Italia all’Ue hanno superato l’ammontare dei versamenti dell’Ue all’Italia, con un saldo netto negativo di quasi -2,4 miliardi”.
Il Sistema delle “Risorse Proprie” è regolamentato da una Decisione del Consiglio che definisce i dettagli dei finanziamenti per ogni periodo di programmazione finanziaria, in genere sette anni.
Quella attualmente attiva è la Programmazione 2021-2027.
Ed è così che ciascuno Stato membro, sacrificando parte della propria ricchezza, contribuisce a trasformare quelle “risorse proprie” in “risorse proprie comuni”.
La programmazione attuale nasce da un piano per la ripresa dell’Unione presentato dalla Commissione, con una concentrazione sulla transizione verde e quella digitale, dalla quale si è arrivati al bilancio settennale dell’Unione 2021-2027 dal valore complessivo di 1.824,3 miliardi, di cui 1.074,3 provenienti dal Quadro finanziario pluriennale (Qfp) e 750 tra sovvenzioni (390) e prestiti (360) destinati al Next generation Eu (NgE)
La disciplina generale è contenuta nel regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio, n. 2060 del 24 giugno 2021, con il quale si definiscono le disposizioni comuni e le regole finanziarie applicabili al Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr), al Fondo sociale europeo Plus (Fse+), al Fondo di coesione (Fc), al Fondo per una transizione giusta (Ftg), al Fondo europeo per gli affari marittimi, al Fondo per la pesca e l’acquacoltura (Feamp).
La Politica di coesione per il ciclo 2021-2027 conferma il RNL (Reddito Nazionale Lordo) come criterio di assegnazione delle risorse, distribuite, nel caso dell’Italia, alla luce della suddivisione delle Regioni in tre categorie: “più sviluppate”, “in transizione” e “meno sviluppate”.
Con l’Accordo di partenariato per l’Italia (decisione di esecuzione della Commissione C (2022) 4787 del 15 luglio 2022,165), si prevedono interventi nell’ambito dei 5 Obiettivi strategici (OS) indicati dal regolamento delle disposizioni comuni sui fondi a gestione concorrente n. 1060/2021166.
Come evidenzia la seguente tabella, osserviamo che la ripartizione per obiettivo strategico della dotazione finanziaria complessiva sul Fesr, Fse+ e Ftg (e cofinanziamento nazionale), è pari a 74.067,3 miliardi.
OBIETTIVI STRATEGICI | DOTAZIONE AL 31.12.2023 |
Os 1 – Europa più competitiva e intelligente | 16.689,5 |
Os 2 – Europa resiliente, più verde | 14.506,3 |
Os 3 – Europa più connessa | 2.274,0 |
Os 4 – Europa più sociale e inclusiva | 31.991,1 |
Os 5 – Europa più vicina ai cittadini | 3.755,8 |
Obiettivo specifico del Ftg | 1.162,8 |
Assistenza tecnica | 3.687,9 |
Totale: 74.067,3.
Quasi la metà delle risorse complessive sono allocate sull’Os 4, relativo ad un’Europa più sociale e inclusiva (circa 32 miliardi).
Seguono l’Os 1 relativo a un’Europa più competitiva e intelligente (16,7 miliardi) e l’Os 2 inerente a un’Europa più resiliente e più verde (14,5 miliardi).
Le risorse della programmazione 2021-2027 indirizzate alle politiche di coesione nazionali attraverso l’Accordo di partenariato e i programmi 2021-2027 sono pari a 75 miliardi di euro, di cui 42,7 di risorse Ue (Fesr, Fse+, Feampa, Ftg).
La successiva tabella (la n.ro 16), fornisce un quadro complessivo dei fondi destinati alle politiche di coesione socio-economica nella programmazione 2021-27, includendo sia i fondi a valere sul bilancio Ue e nazionale (programmi cofinanziati), sia le risorse di esclusiva competenza del bilancio nazionale (Fsc).
(Risorse finanziarie delle politiche di coesione 2021-2027 milioni di euro. Fonte: Corte dei Conti).
Al 31 dicembre 2023, tutti i 48 programmi nazionali e regionali del ciclo 2021-2027 cofinanziati da Fesr, Fse+ e Ftg sono stati adottati; la seguente tabella ne riporta la relativa dotazione finanziaria, rispettivamente per i programmi nazionali e i programmi regionali.
(Fonte: Corte dei Conti)
Questa fotografia dello stato del bilancio UE riguardante l’Italia è parziale se confrontata con il report dettagliato sullo stato dei rapporti Italia-UE redatto dalla Corte dei Conti, di cui si consiglia la lettura.
L’Italia ha ricevuto un significativo sostegno finanziario in parte nell’ambito del PNRR – Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, in parte dell’iniziativa Next Generation EU (NGEU).
Il PNRR ha conferito all’Italia 47,2 miliardi di euro, fondi destinati a sostenere la ripresa post-pandemia attraverso interventi strategici, tra cui l’innovazione in diversi settori economici e pubblici: Transizione ecologica, Infrastrutture per la mobilità sostenibile, Istruzione e ricerca, Inclusione sociale e salute.
Il saldo netto, che rappresenta la differenza tra i fondi ricevuti dall’UE e i contributi versati dall’Italia, mostra un’inversione di tendenza a partire dall’introduzione del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) e del NGEU (Next Generation EU).
In conclusione: storicamente, l’Italia è stata un contributore netto, versando più fondi di quanti ne abbia ricevuti.
Tuttavia, l’attuale struttura finanziaria e le nuove iniziative hanno alterato questa dinamica, rendendo difficile una comparazione diretta con gli anni precedenti.