Ho riflettuto molto prima di scrivere un mio pensiero sulle tante, ormai troppe e quotidiane, notizie di madri che uccidono i figli, di figli che uccidono i genitori, di una violenza che vìola persino il luogo dove dovremmo sentirci protetti: la famiglia.
Senza entrare nel merito dei fatti per doveroso rispetto degli iter giudiziari, penso solo alle mani. Mani che dovrebbero accarezzare e proteggere, custodire e cullare diventano strumenti di morte.
Non conosciamo le cause di questi gesti e probabilmente i periti scriveranno pagine e pagine di perizie cercando nei meandri della mente cause e origini di gesti così efferati.
Forse dovremmo domandarci cosa abbiamo tra le mani, cosa offriamo a chi ci sta accanto, che strumenti siamo lì dove ogni giorno viviamo?
Guardiamo con sdegno persone comuni che si trasformano in killer ma verosimilmente noi col nostro disinteresse, col tirare a campare, con l’essere ciechi e sordi abbiamo le mani che grondano indifferenza, disimpegno, superficialità.
Quanta vita sprecata! Leggiamo in modo pruriginoso la cronaca per cercare i dettagli di vicende orrende ma non riusciamo a leggere la nostra immagine riflessa allo specchio: quanta vita ho umiliato e ucciso oggi!
E… ho detto tutto!