scritto da Nino Maiorino - 09 Febbraio 2021 10:05

Poteri dell’autorità di polizia e diritti dei cittadini

foto tratta dal sito del Ministero dell’Interno

Nello Stato di diritto, come è il nostro, tutti sono sottoposti alla legge, nessuno può sottrarsene, dal primo cittadino, come il Presidente della Repubblica, all’ultimo, come il barbone che vive sotto i portici.

Nemmeno chi ha poteri di controllo della sicurezza pubblica, il Poliziotto nel senso più esteso del termine, può sottrarsi alla legge, ed arbitrariamente agire in difformità.

Episodi di violenza e prevaricazione, come il caso Cucchi o le violenze della Caserma di Bolzaneto a Genova, sono stati giudicati e condannati.

Insomma, per dirla più semplicemente, la legge è uguale per tutti.

Spesso sorgono perplessità sull’operato della Polizia, Il vademecum che segue può chiarire molti dubbi.

Tutto ciò che può fare la Polizia: dalle perquisizioni alle intercettazioni

Polizia e carabinieri tutelano l’ordine pubblico, cercano di prevenire che vengano commessi illeciti e, nel caso in cui non ci riescano, assicurano alla giustizia coloro che hanno violato la legge.

Questa fondamentale funzione è esercitata anche grazie ai poteri che l’ordinamento conferisce alle autorità: si pensi alla possibilità di compiere perquisizioni, ispezioni, controlli sugli automobilisti, ecc. Tutto ciò non significa però che la polizia possa agire a proprio piacimento, senza rispettare i limiti imposti dalla legge.

Le 11 cose che la polizia può e non può fare.

  1. La polizia non può costringere a mostrare i documenti

La polizia può fermare per chiedere le generalità (nome, cognome, residenza, ecc.) ma non può chiedere i documenti, come ad esempio la carta d’identità o la tessera sanitaria.

Questa regola ha però due eccezioni:

  1. se ci si trova alla guida del proprio veicolo, il Codice della strada obbliga il conducente a mostrare patente e carta di circolazione;
  2. quando l’obbligo di portare con sé i documenti e di esibirli su richiesta sia stato oggetto di specifico ordine rivolto a persone con precedenti o ritenute socialmente pericolose.

Il rifiuto di fornire indicazioni sulla propria identità personale è punito con l’arresto fino a un mese o con l’ammenda fino a 206 euro mentre chi fornisce generalità false è punito con la reclusione da uno a cinque anni.

2) La polizia può pedinare

La polizia può effettuare pedinamenti, purché non violi la libertà o la privacy commettendo il reato di molestie o di stalking. Ad esempio, la polizia non può spingersi fino a sbirciare dalla finestra o entrare in casa.

La polizia può seguire una persona per vedere dove vada o cosa faccia, ma non può entrare in casa (se non nei limiti di cui vedremo) oppure fotografarla mentre si trova in un luogo privato (ad esempio la sua abitazione o quella di un amico).

3)La polizia può fermare in strada senza motivo

Lo può fare nell’esecuzione dei compiti di prevenzione degli illeciti: la polizia può fermare e identificare le persone senza dover fornire spiegazioni.

Il controllo consiste essenzialmente nella richiesta delle generalità: poi lascerà andare senza alcun problema.

Ma la polizia non può fermare e chiedere di essere seguita per ulteriori accertamenti: se non ci sono concreti sospetti, la polizia non può privare nessuno della libertà personale.

Ma se la persona si rifiuta di collaborare o di farsi identificare, la polizia può fermarla e portarla in Questura, e non ha il diritto di chiamare l’avvocato.

4)La polizia non può arrestare chi fuma uno spinello

L’assunzione di droga non costituisce reato: se la polizia sorprende a fumare uno spinello non potrà contestare alcun reato né potrà arrestare.

Ma se trova una sostanza stupefacente la polizia può sequestrarla e redigere un verbale che verrà trasmesso alla prefettura territorialmente competente per l’avvio della procedura che condurrà all’applicazione di una sanzione.

Comunque chi fa uso personale di droga o la detiene per sé è sottoposto, per un periodo che va da un minimo di un mese a un massimo di un anno, a una sanzione amministrativa come la sospensione della patente di guida, la sospensione della licenza di porto d’armi o del passaporto.

Se l’interessato è un minorenne, il Prefetto può convocare i genitori per stabilire un percorso terapeutico di recupero.

5) Rispondere alle domande della polizia

Nel caso in cui la polizia ferma si è obbligati a farsi identificare, cioè a fornire le generalità: a ogni altra domanda ci si può rifiutare di rispondere. Ciò vale soprattutto se si è formalmente indagati: in questo caso, non solo non si è tenuti a rispondere, ma la polizia deve elencare i diritti, tra i quali c’è, per l’appunto, quello di rimanere in silenzio.

Se le indagini dovessero andare avanti, in qualità di indagato si ha il diritto di rispondere solamente in presenza dell’avvocato.

6) La polizia non può perquisire senza motivo

Può farlo solamente se è autorizzata dal giudice oppure nelle ipotesi in cui vi sia il fondato sospetto che si abbia commesso determinati reati (spaccio, ecc.) oppure che si portino armi in assenza del porto d’armi.

Nelle ipotesi di urgenza e solo quando vi sia il fondato sospetto che siano stati commessi particolari reati, è possibile la perquisizione personale senza decreto del giudice.

Ad esempio, se la polizia intende perquisire (o perquisire l’auto) per cercare la droga, non ci si può opporre: le forze dell’ordine possono procedere a questo tipo di controllo quando hanno il fondato sospetto che si nasconda sostanza stupefacente.

In questi casi non si ha nemmeno diritto a un avvocato, in quanto la perquisizione va effettuata immediatamente. Tuttavia ci si può far assistere dal legale se egli è immediatamente reperibile: la polizia non è tenuta ad aspettalo, ma se questi arriva durante lo svolgimento delle operazioni, sicuramente può assistere, assicurandosi che la perquisizione avvenga nel rispetto della dignità: ciò significa che non è possibile perquisire davanti a tutti; e se ci si trova in un luogo pubblico (ad esempio una piazza, una strada o un bar), allora la polizia dovrà condurre la persona in un luogo appartato.

7) Il controllo del cellulare

La polizia non può controllare il cellulare, a meno che questo non venga sequestrato perché costituisce il corpo del reato o cosa pertinente a un reato.

La polizia può perquisire e sequestrare il cellulare se è stato usato per commettere un delitto, ad esempio per scaricare immagini pedopornografiche o per fare riprese in luoghi privati senza consenso.

Solo dopo il sequestro sarà possibile accedere al contenuto del telefono.

8) Quando la polizia non può entrare in casa

La polizia non può entrare in casa. Lo può fare solo se ha un decreto del giudice che autorizza la perquisizione oppure un’ordinanza che autorizza l’esecuzione di una misura cautelare (ad esempio gli arresti domiciliari) a carico di chi si trova all’interno.

Se questo viene mostrato, è meglio controllare bene cosa c’è scritto: verificare, in particolare, che il nominativo sia ben indicato, che siano specificati i motivi della perquisizione e, eventualmente, gli oggetti che si cercano.

Si ha il diritto di assistere alle operazioni: anzi, è bene che, in assenza di un avvocato, si stia molto attenti a tutto ciò che avviene. Se ci sono testimoni è ancora meglio.

I poliziotti che hanno proceduto al controllo, alle ispezioni e al sequestro di oggetti sono tenuti a rilasciare immediatamente copia del verbale.

9) Quando la polizia può entrare in casa senza mandato

Esistono diversi ipotesi in cui è consentito alla polizia di entrare in casa senza il permesso del giudice: si tratta delle perquisizioni fatte d’urgenza quando si ha il sospetto che, in quel determinato luogo, si stia commettendo un crimine, ad esempio legato alle armi, agli esplosivi, alla droga oppure a delitti con finalità terroristica.

Inoltre, quando si deve eseguire un’ordinanza che dispone la custodia cautelare o un ordine di carcerazione nei confronti di persona imputata o condannata per gravi delitti, la polizia procede a perquisizione personale o locale se sussistono particolari motivi di urgenza che non consentono l’emissione di un tempestivo decreto di perquisizione.

10) La polizia può chiedere informazioni

La polizia può chiedere informazioni magari ai vicini di casa o al datore di lavoro.

Può chiedere a che ora la persona esce per andare a lavoro, a che ora rientra, se va in palestra o in piscina.

Le persone a cui vengono richieste informazioni non sono comunque obbligate a rispondere, a meno che non vengano sentite come persone informate sui fatti nell’ambito di una formale indagine.

La polizia non può mai ottenere informazioni riguardanti i dati sensibili (come ad esempio notizie concernenti lo stato di salute o l’orientamento sessuale) o altre informazioni riservate di cui sono a conoscenza determinati soggetti qualificati (il medico personale, ecc.) se non c’è una formale indagine in corso.

Insomma: la polizia può accedere ai dati personali solamente se l’indagato è iscritto nel relativo registro e le informazioni sono essenziali per la prosecuzione delle indagini.

11) La polizia non  può intercettare le conversazioni

La polizia non può intercettare telefonate, messaggi, chat o, più in generale, le conversazioni intrattenute con altre persone.

Può farlo solamente se si è indagati e soltanto se il giudice ha dato la propria autorizzazione, per un determinato periodo di tempo.

Classe 1941 – Diploma di Ragioniere e perito commerciale – Dirigente bancario – Appassionato di giornalismo fin dall’adolescenza, ha scritto per diverse testate locali, prima per il “Risorgimento Nocerino” fondato da Giovanni Zoppi, dove scrive ancora oggi, sia pure saltuariamente, e “Il Monitore” di Nocera Inferiore. Trasferitosi a Cava dopo il terremoto del 1980, ha collaborato per anni con “Il Castello” fondato dall’avv. Apicella, con “Confronto” fondato da Pasquale Petrillo e, da anni, con “Ulisse online”.

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