Più siamo e meno viviamo: “La leggenda del poeta e della principessa” un libro di Aurelio Bettini
Più siamo e meno viviamo in quanto l’attesa ed il silenzio meditativo sono in ogni pagina del libro, perché il poeta osserva fa sua la vita che diventa alle volte coloratissima altre cupa, bianca o nera, parafrasando il poeta

Ho appena concluso la lettura del libro di poesie di Aurelio Bettini “La leggenda del poeta e della principessa”, disponibile su Amazon, dal sottotitolo “pensieri sugli affetti, luoghi e persone della mia vita”.
Ed effettivamente questo “manuale di vita” è un continuo incontrarsi tra la vita e i suoi colori, ma anche le ferite e le cadute e i nuovi giorni che verranno.
Più siamo e meno viviamo, oserei dire come commento ultimo al libro.
Più siamo e meno viviamo in quanto l’attesa ed il silenzio meditativo sono in ogni pagina del libro, perché il poeta osserva fa sua la vita che diventa alle volte coloratissima altre cupa, bianca o nera, parafrasando il poeta.
E quanto abbiamo bisogno al giorno d’oggi di osservare ma anche essere osservati! Essere osservati amorevolmente da un animo sensibile che conosca le sfumature e le nervature della nostra anima. Essere in questo libro, aver ispirato la penna del poeta significa diventare eterni.
Vorrei fare una riflessione sull’essere un poeta oggi e rappresentare la realtà: possiamo urlare al mondo tramite i social, tramite il senso del possesso su un oggetto o una persona addirittura, avere trofei che rappresentano chi siamo ma lo sguardo escluderà sempre la nostra parte più millesimale, quella della bellezza, perché anche quando non siamo baciati dal sole o non stiamo praticando qualcosa di sublime, siamo la forza che muove questo mondo che si può autorigenerare: anche quando, siamo “gelido vento”, siamo bellezza e la poesia nella sua forma del verso libero oggi ce lo può ricordare.
In questi giorni che per molti sono di disperazione è bene ricordarci da dove veniamo che sia dalla “Sera” o verso una “Strada nuova” siamo sempre il motivo che ispira qualcuno.
Grazie Aurelio per aver condiviso con noi queste osservazioni che anche nel negare la bellezza creano conforto.