scritto da Nino Maiorino - 26 Giugno 2022 12:50

Paranze napoletane

Nel linguaggio comune il termine “paranza” è associato al mare, alla pesca, alle reti, e alle imbarcazioni che svolgono tali attività.

Scopriamo, però, che talvolta questa parola è associata ad altre attività, purtroppo truffaldine, particolarmente nella città partenopea, e la emergenza è riemersa in occasione della rapina subita pochi giorni fa dal noto attore francese Daniel Auteuil, al quale è stato sottratto un orologio Patek Philippe del valore di 39 mila euro.

C’è sempre tempo per imparare.

Nel caso specifico ci sono due cose da imparare, la prima è che il termine “paranza” nel napoletano non è associato solo al mare, alla pesca e alle imbarcazioni, il secondo è che a Napoli, purtroppo, sono sempre accadute, e continuano, le truffe, le rapine, gli scippi, per mantenerci leggeri e non arrivare alle sparatorie, e pure in tali casi qualche tempo fa si è parlato di “paranze” di giovinastri che si affrontavano per strada a colpi di pistola per la conquista di un territorio nel quale spadroneggiare.

Chi, come l’estensore di questo articolo, conosce abbastanza bene la città, e in particolare le zone che circondano la Stazione ferroviaria centrale, Piazza Garibaldi, l’asse che da Porta Nolana giunge a Porta Capuana, Via Foria, per passare poi a Corso Umberto fino a Piazza Municipio, e i quartieri spagnoli su Via Toledo, dal Teatro San Carlo a Piazza Dante, che fino a qualche anno fa frequentava anche più volte a settimana, ne ha viste e sentite tante, dal “paccotto” di Forcella, alle osterie di strada dei “quartieri”, dal tentato furto di una “seicento” di fronte alla statua di Garibaldi, al riuscito furto di una “ruota di scorta” sottratta da un parcheggiatore abusivo in una piazzetta di Corso Vittorio Emanuele, nei dintorni dell’Università Suor Orsola Benincasa, dove un affabile parcheggiatore abusivo lo convinse a lasciare macchina e chiavi, al ritorno la macchina c’era, e l’abusivo ricevette anche una lauta mancia, però la ruota di scorta era sparita, ma questo fu scoperto solo qualche giorno dopo.

Conoscendo l’ambiente, quindi, la regola da seguire è quella di non distrarsi mai, essere sempre sul chi va là, talvolta facendo finta, per dare l’impressione, al malintenzionato che ti segue o ti ha preso di mira, che tu l’abbia intercettato; e se hai avuto l’avvedutezza di evitare orologi costosi, catene appariscenti, e altri vezzi analoghi, certamente la fai franca.

Anche perché i “predatori” non sono sprovveduti, riconoscono a distanza se il Rolex che esibisci al polso del braccio penzoloni dal finestrino è vero oppure è un falso: “Dotto’ -mi apostrofò uno di questi che mi affiancò con la moto- ve site salvato pecchè ‘o Rolex che tenite è favezo” e scappò a tutto gas.

Ma tutti questi accorgimenti Daniel Auteuil non li conosce, ed è per questo che è venuto a Napoli con il Patek Philippe di 39.mila euro e se n’è andato con un orologio di plastica di 100.euro che il Comune, per scusarsi, gli ha donato!

Certamente dispiace che gli sia capitato, ma siamo certi che se Daniel dovesse decidere di tornare a Napoli, prenderà qualche precauzione in più.

E torniamo alle “paranze” non marine, ma delinquenziali, gruppetti di due o tre persone dediti prevalentemente ai furti con destrezza, agli scippi possibilmente non violenti, particolarmente esperti nella sottrazione di orologi e monili di valore incautamente esibiti.

Pure Treccani riporta diverse accezioni del termine, spaziando tra imbarcazioni da pesca costiera, spesso in coppia perché così la rete a strascico funziona meglio, rete che pure può essere denominata “paranza” oltre che “sciabica”.

Ma quando si parla di “paranza” molti pensano alla relativa frittura che nel linguaggio di trattoria, “fritto di paranza”, indica frittura mista di pesciolini e di piccoli molluschi pescati con le paranze, quella squisitezza che i ristoratori buttano nell’olio bollente e la servono così ai buongustai che non disdegnano di cuocersi la lingua per non perderne il profumo prima che il sapore, giacché questa squisitezza si gusta con in naso e il palato.

Ma la madre di tutte le enciclopedie italiane, nei vari approfondimenti, cita anche l’accezione criminale e camorristica, nel gergo della malavita “gruppetto di truffatori o di ladri che operano insieme”, gruppuscoli limitati di delinquenti, estendendo il fenomeno, per la gioia dei napoletani, anche alla città di Roma: almeno fino a qualche tempo fa pure la nostra Capitale godeva del privilegio di avere compagnie di persone legate da amicizia, o associate ad una impresa, a un affare, ad una attività, talvolta delinquenziale.

Ma bando ad ulteriori approfondimenti culturali, torniamo per strada, tra chi il fenomeno lo vive in prima persona e di esso può darci qualche dettaglio interessante.

Qualcuno, infatti, si è preso la briga di andare a scovare qualche esperto che, come spesso accade anche in questo campo, pur di apparire, salvando l’anonimato, è prodigo di dettagli.

E ci fa scoprire che a rapinare i Rolex o i Patek Philippe sono proprio le “paranze”, due massimo tre persone perennemente a caccia, prevalentemente tra la Sanità, i Quartieri spagnoli e i Decumani (la zona che da Corso Umberto giunge fino a Via Foria).

Esperti investigatori della polizia, riferiscono che adesso “tutti rapinano tutto e il rischio, non avendo la ‘fortuna’ di essere rapinati da ‘specialisti’ del settore, è quello di rimanere vittime di violenza, mentre un abile componente della paranza è in grado di sfilare l’orologio dal polso senza lasciare nemmeno un graffio, e senza ricorrere alla minaccia con armi”.

L’allarme a Napoli in queste settimane è alto per presenze record di turisti anche stranieri e anche facoltosi, come dell’attore francese.

Ma, in tempi di magra, nel mirino delle paranze sono quasi sempre finiti i calciatori del Napoli: ultimo Osimehn, il primo Marek Hamsik, che nel 2008 fu rapinato del Rolex, poi Behrami, Fernandez e Zuniga.

Qualche anno fa all’ex moglie di Edinson Cavani, Maria Soledad, fu rapinata un orologio ‘Piaget’ da 18mila euro nel quartiere Fuorigrotta, stessa sorte per la moglie di Lavezzi.

E una rapina la subì anche Lorenzo Insigne nel traffico di Chiaia.

Di recente è stato il parente di un “boss” napoletano, elemento di vertice di uno dei più noti clan, a raccontare il sistema di riciclaggio degli orologi.

“Ho sempre gestito online i miei affari. L’ultimo calciatore tramite cui ho acquistato orologi è stato (omissis, ndr).  Ho pagato tramite una mia card su conto estero lituano per complessivi 36.400 euro. Poi ho dato 500 euro a (omissis, ndr), più altri 2.000 a un intermediario. L’orologio è stato venduto a un cliente tedesco. I calciatori acquistano gli orologi a prezzo di listino”.

Nel settore dei diamanti c’è lo stesso vantaggio economico del settore degli orologi.

“Il centro del commercio italiano è Roma. Gli “Operatori-intermediari mondiali – Dealer”, durante il Covid si sono tutti trasferiti a Dubai. Dealer sono quelli di Hong Kong, con i quali io sono in rapporto. I soldi transitano su conti correnti o vengono regolati con permute. Vengono spesso venduti tramite pagine social; questi dealer spesso ricevono solo la provvigione, senza anticipare nulla”, ha dichiarato ai PM della DDA in un verbale poi ritrattato.

Le rapine vengono compiute nelle località dove è possibile trovare gente più che benestante, confermano gli investigatori interpellati. In estate Ibiza, Mykonos, Cannes, Barcellona e la Costa Azzurra, tra Monaco e Antibes. In inverno a Milano, Torino, Napoli e Roma.

Non a caso, proprio a Torino nel 2018 è morto a 36 anni il rampollo di una famiglia di camorra un tempo egemone nel quartiere di Forcella, dopo un incidente stradale mentre era inseguito in scooter dalla polizia.

Per gli inquirenti il 36.enne deceduto era a capo di una banda specializzata in Rolex.

Il valore di un orologio scippato e rivenduto nel mercato parallelo è decurtato del 30 per cento, se è in buono stato. Gli orologi rubati vengono acquistati per lo più da ricettatori napoletani che hanno contatti con mercati dell’Est asiatico, così come li aveva un altro celebre camorrista (il nome è stato secretato, ndr) prima del suo arresto.

Mercati interessanti sono pure Cina e Hong Kong, e, prima della guerra, la Russia. Il pagamento avviene su conti online, su carte ricaricabili, o su conti esteri intestati a prestanome.

Prima dell’acquisto, l’orologio o il gioiello vengono quasi sempre ispezionati da un intermediario di fiducia che si occupa anche della spedizione.

La conclusione di queste considerazioni, scritte tra il serio e il faceto, si inquadra nel discorso generale che chi va a Napoli, città bella e godibile, ma caotica e pericolosa, deve sempre stare sul chi va là, l’ostentazione di un orologio o di un gioiello costoso attira le paranze.

Deve comportarsi come fece, qualche anno fa, la celebre attrice americana, Julia Roberts, in occasione di una sua trasferta a Napoli per girare alcune scene di un film; fece una pausa culinaria presso l’antica Pizzeria “Da Michele” al Trianon, un locale minuscolo nel quale si mangia, a nostro parere, la migliore pizza di Napoli.

Julia Roberts si presentò quasi in incognita, e tale sarebbe rimasta se non fosse stato un volto noto della cinematografia mondiale, tant’è che acconsentì a farsi fotografare proprio all’interno della pizzeria, che quelle foto le tiene orgogliosamente esposte.

Classe 1941 – Diploma di Ragioniere e perito commerciale – Dirigente bancario – Appassionato di giornalismo fin dall’adolescenza, ha scritto per diverse testate locali, prima per il “Risorgimento Nocerino” fondato da Giovanni Zoppi, dove scrive ancora oggi, sia pure saltuariamente, e “Il Monitore” di Nocera Inferiore. Trasferitosi a Cava dopo il terremoto del 1980, ha collaborato per anni con “Il Castello” fondato dall’avv. Apicella, con “Confronto” fondato da Pasquale Petrillo e, da anni, con “Ulisse online”.

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