scritto da Carolina Milite - 25 Dicembre 2018 09:52

Natale, origini e significato della festa precristiana

Il Natale è la festa più popolarmente sentita, tanto da aver assunto negli anni anche un significato laico, legato allo scambio di regali, alla famiglia e a figure del folclore come Babbo Natale. Senza dimenticare la tradizione del presepe, di origine medioevale, e l’addobbo dell’albero, diffusasi successivamente a partire dal Nord Europa.

La data del 25 è, in realtà, puramente simbolica: non si conosce la data esatta della nascita di Gesù, i Vangeli non ne fanno menzione. Con tutta probabilità la data venne fissata (nel 440 d.C.) al 25 dicembre per sostituire la festa del Natalis Solis Invicti (“Sole invitto”) con la celebrazione della nascita di Cristo, indicato nel Libro di Malachia come nuovo “sole di Giustizia” (cfr. Malachia III,20). Secondo tale ipotesi, il Natale costituirebbe dunque il più eclatante caso di cristianizzazione della preesistente festa pagana.

Andiamo, dunque, a dare uno sguardo alle origini precristiane del Natale. Invitto era un appellativo religioso usato per alcune diverse divinità nel tardo Impero romano: Helios, El-Gabal, Mitra oltre che per il dio Marte.

Il Sol Invictus, inoltre, compare come divinità subordinata associata al culto di Mitra come si può vedere nell’immagine relativa a Mitra più in alto. Il culto acquisì importanza a Roma per la prima volta con l’imperatore Eliogabalo sebbene vi siano emissioni monetali antecedenti del Sole, almeno dell’epoca di Caracalla. Eliogabalo fece costruire un tempio dedicato alla nuova divinità sul Palatino.

In seguito, nel 274, Aureliano ufficializzò il culto solare, edificando un tempio sulle pendici del Quirinale e creando un nuovo corpo di sacerdoti (pontifices solis invicti). L’adozione del culto del Sol Invictus fu vista da Aureliano come un forte elemento di coesione dato che, in varie forme, il culto del Sole era presente in tutte le regioni dell’impero. Anche molte divinità greco-romane, come Giove e Apollo, erano identificate con il sole. Inoltre, come riferisce Tertulliano, molti credevano che anche i cristiani adorassero il sole.

Aureliano consacrò il tempio del Sol Invictus verso la fine del 274, ipoteticamente il 25 dicembre, una festa chiamata Dies Natalis Solis Invicti, “Giorno di nascita del Sole Invitto”, facendo del dio-sole la principale divinità del suo impero ed indossando egli stesso una corona a raggi. La festa del Dies Natalis Solis Invicti divenne via via sempre più importante in quanto si innestava, concludendola, sulla festa romana più antica, i Saturnali.

La prima testimonianza della celebrazione del Natale cristiano successiva risale al 380 grazie ai sermoni di san Gregorio di Nissa. La festa del Natale di Cristo, infatti, non è riportato nei più antichi calendari delle festività cristiane e anche in seguito veniva celebrato in date estremamente differenti tra loro.

Anche l’imperatore Costantino sarebbe stato un cultore del Dio Sole, in qualità di Pontifex Maximus dei romani. Egli, infatti, raffigurò il Sol Invictus sulla sua monetazione ufficiale, con l’iscrizione SOLI INVICTO COMITI, “Al compagno Sole Invitto”, definendo quindi il dio come un compagno dell’imperatore.

Dopo aver abbracciato la fede cristiana, nel 330 l’imperatore ufficializzò per la prima volta il festeggiamento cristiano della natività di Gesù, che con un decreto fu fatta coincidere con la festività pagana della nascita di Sol Invictus. Il “Natale Invitto” divenne il “Natale” Cristiano.

Verso la metà del IV secolo papa Giulio I ufficializzò la data del Natale da parte della Chiesa cattolica: « In questo giorno, 25 dicembre, anche la natività di Cristo fu definitivamente fissata in Roma. »

La religione del Sol Invictus restò in auge fino al celebre editto di Tessalonica di Teodosio I del 27 febbraio 380, in cui l’imperatore stabiliva che l’unica religione di stato era il Cristianesimo di Nicea, bandendo di fatto ogni altro culto.

Il 3 novembre 383 il Dies Solis, che era chiamato anche Dies Dominicus, giorno del Signore, in accordo con l’uso cristiano attestato da quasi tre secoli, fu dichiarato giorno di riposo obbligatorio per le liti giuridiche, per gli affari e per la riscossione dei debiti, comandando che fosse considerato sacrilego chi non ottemperava all’editto.

L’elemento della luce e le sue fonti, la lucerna, il fuoco, le stelle, la luna e primo fra tutti il sole si riferiscono innanzitutto alla loro realtà fisica. In seguito all’esperienza umana questi termini si caricano di ulteriori significati e diventano metafora o simbolo assumendo significati più ampi e complessi. La luce si contrappone all’oscurità, il giorno alla notte per questo motivo la luce diventa simbolo di verità, di conoscenza, di consapevolezza che si contrappone all’oscurità dell’ignoranza e della menzogna. Anche il giudaismo assume il simbolo universale della luce o del sole e successivamente il cristianesimo lo lega alla figura di Cristo come colui che porta la conoscenza e la verità al mondo.

Diplomata al liceo classico, ha poi continuato gli studi scegliendo la facoltà di Scienze Politiche. Giornalista pubblicista, affascinata da sempre dal mondo della comunicazione, collabora con la rivista Ulisse online sin dalla sua nascita nel 2014, occupandosi principalmente di cronaca politica e cultura. Ideatrice, curatrice e presentatrice di un web magazine per l'emittente web Radio Polo, ha collaborato anche col blog dell'emittente radiofonica. Collabora assiduamente anche con altre testate giornalistiche online. Nel suo carnet di esperienze: addetto stampa per eventi e festival, presentazione di workshop, presentazioni di libri e di serate a tema culturale, moderatrice in incontri politico-culturali.

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