scritto da Nino Maiorino - 07 Maggio 2024 06:44

Napoli, mangiare alla Pignasecca

Riprendiamo il discorso della strada della Pignasecca, dopo il precedente articolo pubblicato il 29 aprile scorso (https://www.ulisseonline.it/controluce/napoli-la-magia-della-pignasecca/#google_vignette), per andare a passeggio in questa strada che è sempre affollatissima.

 

Ma perché la strada si chiama Pignasecca?

Una prima ipotesi, vuole che, in seguito alla costruzione di via Toledo, furono spianati tutti i terreni agricoli del luogo. Sopravvisse un solo pino (in napoletano pigna) il quale successivamente seccò dando il nome di Pignasecca alla zona.

Una seconda ipotesi è legata ad una leggenda, secondo la quale in questa zona c’era una fitta pineta popolata da molte gazze. Un giorno una di queste gazze rubò l’anello al vescovo della città, intento ad amoreggiare con la perpetua. Questi per vendetta scomunicò tutte le gazze una ad una e successivamente dopo pochi giorni la pineta seccò e le gazze andarono via, lasciando quel luogo divenuto arido, che venne denominato Pignasecca.

E ora, soddisfatta quest’ultima curiosità, andiamo a girovagare in questa strada, sempre affollata, senza lasciarsi trarre in inganno dalle molte bancarelle di pesce che essa ospita; Napoli è una città marina, i napoletani adorano il pesce che acquistano durante tutto l’anno e non solo in occasione delle festività di fine anno.

Una ricca bancarella di pesce – Foto 1

La Pescheria Azzurra – Foto 2

 

Antica Salumeria Russo – Foto 3

 

Antica tripperia e trattoria “Le Zendraglie” – Foto 4

L’antica tripperia e trattoria “Le Zendraglie”, tra le altre cosevende anche “ ‘o pere e ‘o musso” gustoso alimento quasi scomparso dalle feste paesane.

Le zendraglie, o zandraglie, è un nome derivato dal francese “les entrailles”, che indica le interiora dell’animale, e veniva utilizzato per indicare gli scarti della carne che i nobili non ritenevano commestibili, nel tempo ha assunto un significato dispregiativo nei confronti delle popolane, considerate rumorose, sboccate e invadenti.

Per quanto riguarda ‘o pere e ‘o musso (il piede e il muso del vitello, erroneamente considerati del maiale) si tratta di un gustosissimo “apericena”, come lo chiameremmo oggi, simbolo della cucina povera, diventato una vera e propria specialità verso la fine degli anni 40, quando si preparava nei cortili di alcune città dell’Agro Nocerino-Sarnese, come Nocera inferiore, Nocera Superiore, San Valentino Torio e Scafati.

‘O pere e ‘o musso si mangia tutto l’anno, condito con abbondante sale, olio e limone, ma è amato soprattutto in estate per la sua freschezza, trattandosi di un piatto freddo.

Pizzeria da Attilio, o Al 22 – Foto 5

La Pizzeria da Attilio, o Al 22, uno degli striminziti locali della Pignasecca, nei quali si mangiano ottime pizze seduti ai pochi tavolini interni o esterni.

Girarrosto e friggitoria Florenzano – Foto 6

Fiorenzano è l’emblema del fritto a Napoli.

Nella Pignasecca è impossibile non essere attratti dalla enorme vetrina che sfoggia orgogliosa un’ampia varietà di preparazioni; dalla classica pizzetta, alla montanara fritta, al delizioso panino con le melanzane a funghetto, i crocchè, gli arancini di riso, paste cresciute, fiori di zucca ripieni: da anni detiene il primato di specialista dello street-food a Napoli.

Disponibile una comoda saletta adiacente per chi desidera consumare sul posto.

Il servizio è cortese e l’ottima qualità è perfettamente bilanciata dal prezzo conveniente, come ci si aspetta da una friggitoria e rosticceria tradizionale che si rivela una scelta azzeccata per uno spuntino veloce.

Sarebbe un delitto non provare anche il classico “cuoppo” misto.

Trattoria del Sole – Foto 7

Questa piccola trattoria non si trova proprio nella via del mercato ma in una traversa contigua.

Qui la tradizione napoletana prende vita attraverso piatti ben realizzati che catturano l’anima della cucina locale.

Spaghetti allo scoglio, pasta e patate, paccheri alla rana pescatrice, spaghetto alle vongole, gamberoni arrostiti, polipetti alla Luciana, una quantità di contorni indescrivibile sono solo una parte di tutto ciò che la trattoroia prepara con devozione ogni giorno dopo un breve giro al mercato.

La simpatia dei proprietari, unita a materie prime di qualità, rende la visita speciale e l’ospitalità di casa.

Accanto all’ingresso si vede una dei caratteristici tabernacoli, dei quali Napoli è piena.

 Altre foto di bancarelle della Pignasecca – Foto 9, 10, 12, 13

 

Buona passeggiata!

Classe 1941 – Diploma di Ragioniere e perito commerciale – Dirigente bancario – Appassionato di giornalismo fin dall’adolescenza, ha scritto per diverse testate locali, prima per il “Risorgimento Nocerino” fondato da Giovanni Zoppi, dove scrive ancora oggi, sia pure saltuariamente, e “Il Monitore” di Nocera Inferiore. Trasferitosi a Cava dopo il terremoto del 1980, ha collaborato per anni con “Il Castello” fondato dall’avv. Apicella, con “Confronto” fondato da Pasquale Petrillo e, da anni, con “Ulisse online”.

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