La seconda guerra mondiale: 85 anni fa l’inizio con l’invasione tedesca della Polonia
La Germania attaccava in forza il nemico con uso di divisioni meccanizzate appoggiate dall'aviazione e in particolare dagli aerei concepiti per l'attacco al suolo
Continuiamo il nostro racconto sulla seconda guerra mondiale, di cui domani ricorre l’inizio avvenuto 85 anni fa con le truppe hitleriane che invadono la Polonia.
L’evoluzione degli armamenti
Il primo conflitto mondiale aveva visto il sempre maggior uso di mezzi meccanizzati e dell’aviazione nelle operazioni militari. Nel periodo tra le due guerre si proseguì sulla stessa strada.
Venne anzitutto perfezionato il carro armato, sul cui utilizzo però gli Stati maggiori ebbero visioni divergenti.
Per i Francesi e gli Inglesi il mezzo doveva costituire un appoggio per le fanterie, per i Tedeschi invece doveva divenire strumento d’attacco.
Si organizzarono così in Germania divisioni corazzate, formate da mezzi di stazza e di armamento diversi, da utilizzare in modo coordinato per sfondare le linee nemiche.
A rafforzare l’efficacia di tali divisioni i Tedeschi si dotarono anche di un’efficiente aviazione di attacco al suolo e da caccia.
Costruirono a tal fine gli Stukas, che erano aeroplani efficacissimi in picchiata, capaci di sganciare a distanza ridottissima dal bersaglio bombe da 500 kg o 1 t.
Anche il Giappone, che si proponeva la costituzione di un vasto impero asiatico, curò un’analoga evoluzione delle forze aeree.
In Gran Bretagna, negli anni Trenta, si allestirono invece aerei utili al bombardamento strategico: bombardieri quadrimotori che dovevano agire in massa, per distruggere a terra il potenziale bellico del nemico, trasportando ciascuno un carico di 2 o 3 t di ordigni.
Innovazioni militari in campo marittimo
In campo marittimo vennero soprattutto sviluppate le corazzate e le portaerei.
Fu con sei di questi mezzi, che imbarcavano quasi 400 aerei, che i Giapponesi, senza alcuna preventiva dichiarazione di guerra, il 7 dicembre 1941, attaccarono la flotta statunitense a Pearl Harbor nelle Hawaii.
Questo provocò l’entrata degli Stati Uniti nel conflitto.
Gli Inglesi concepirono invece le portaerei non come strumento d’attacco ‒per questo utilizzavano le corazzate‒ ma come mezzo utile a fornire una protezione alla flotta.
All’avanguardia nelle strategie di guerra sottomarina, i Tedeschi elaborarono la tattica “a branco di lupi”.
I sommergibili furono addestrati a infiltrarsi in navigazione sommersa sotto i convogli nemici; riemergevano poi fra questi all’improvviso e li colpivano con i cannoni, mentre i siluri venivano adoperati solo contro le navi da guerra più munite o contro le petroliere.
Lo sviluppo da parte degli Inglesi dei sistemi di rilevamento acustico dei sottomarini (il radar) li portò infine a contrastare definitivamente, a partire dal maggio 1943, questo genere di minaccia.
Il patto nazi-sovietico, ispirato a un crudo realismo, conteneva un protocollo segreto con il quale le due potenze si accordavano su obiettivi bellici comuni, a danno soprattutto della Polonia.
È nel quadro di questo accordo che presero avvio le ostilità, con l’invasione della Polonia il 1° settembre 1939.
1939-40: dall’invasione della Polonia al fallimento dell’operazione Leone Marino
Come già detto, la guerra ebbe inizio il 1° settembre 1939 con l’invasione tedesca della Polonia
Iniziava così il grande massacro.
Pochi giorni prima, il 23 agosto, la Germania di Hitler e l’Unione Sovietica di Stalin, nonostante la radicale ostilità che opponeva i due regimi, avevano siglato un patto di non-aggressione che rispondeva all’esigenza dei Tedeschi di evitare un conflitto su due fronti e a quella dei Sovietici di evitare un possibile confronto immediato con la Germania.
Il patto nazi-sovietico, ispirato a un crudo realismo, conteneva un protocollo segreto con il quale le due potenze si accordavano su obiettivi bellici comuni, a danno soprattutto della Polonia. È nel quadro di questo accordo che presero avvio le ostilità.
Il conflitto si protrasse per circa un anno, senza alcun intervento significativo di Gran Bretagna e Francia (che pure avevano immediatamente dichiarato guerra ai Tedeschi), con la duplice avanzata della Germania e dell’Unione Sovietica sul fronte orientale e nell’Europa settentrionale.
Il 10 maggio 1940 Hitler si volse contro la Francia, che nel giugno fu completamente sconfitta e in gran parte occupata.
Nelle regioni non occupate dai Tedeschi fu instaurato il governo collaborazionista del maresciallo P. Pétain.
Hitler tentò quindi, con l’operazione Leone marino, di invadere la Gran Bretagna, ma fu costretta a rinunciare all’impresa già nel settembre 1940 di fronte all’insuperabile resistenza britannica, che ebbe nel primo ministro Winston Churchill il suo più energico artefice.
Nel frattempo, il 10 giugno 1940, quando la Francia stava ormai per crollare, era entrata in guerra l’Italia di Mussolini.
Nei mesi successivi l’Italia condusse una guerra parallela contro i Britannici in Africa e in Grecia. In entrambi i casi andò incontro al fallimento, fino a quando non intervenne direttamente la Germania, a cui Mussolini finì per subordinarsi del tutto.
La strategia militare tedesca
La Germania attaccava in forza il nemico con uso di divisioni meccanizzate appoggiate dall’aviazione e in particolare dagli aerei concepiti per l’attacco al suolo.
Con l’ausilio anche di divisioni di paracadutisti e di fanteria aerotrasportata, i Tedeschi piegarono l’Olanda in cinque giorni, il Belgio in diciotto, la Francia in quaranta pur potendosi avvalere di truppe numericamente inferiori a quelle degli oppositori.
Era la “guerra lampo”, o Blitzkrieg.
La stessa strategia, applicata dalla Germania anche nei Balcani con analogo successo, non avrebbe però funzionato nel successivo attacco contro l’Unione Sovietica dove, data la vastità del teatro delle operazioni, la strategia della guerra lampo fallì.
I 600.000 autocarri che avrebbero dovuto assicurare i rifornimenti ai 3.200.000 soldati impiegati nell’invasione non bastarono e le truppe arrivarono sfinite alle porte di Mosca.
L’espansione tedesca si bloccò definitivamente e il mito dell’invincibilità della Germania si infranse.
Analoga esperienza era stata fatta da Napoleone nel 1812 con la quale iniziò la calata del Bonaparte, così come per Hitler, una analogia incredibile.
(2 – segue)