Circa tre anni fa aveva scritto: “Alle mie figlie Teresa e Giuliana, alle mie tre mogli Elvira, Gabriella e Nadia, a tutti i parenti, a tutti i cari, a tutti i miei amici passati e presenti, sia di vita che di lavoro, a tutti ho voluto un sacco di bene e sono certo che è stato ricambiato. Ognuno ha il suo tempo, il mio è scaduto”.
Queste parole ci dicono chi fosse Alfonso De Sio, deceduto all’età di 91.anni martedì 21 gennaio 2020. Un anticipato saluto ai suoi familiari più stretti, ma anche un pensiero verso tutti coloro che lo avevano frequentato; era legato a tutti e, per il suo carattere e la sua giovialità, tutti erano legati a lui.
Se n’è andato in punta di piedi, ma ha voluto salutare la città con un corteo funebre stile tempi andati, il carro col “tiro a quattro” e la banda musicale, come i personaggi del secolo scorso: il carro nero, gli interni dorati, tratto da quattro cavalli, che seguivano la banda musicale metelliana.
Alfonso De Sio negli ultimi anni ha combattuto contro la Signora della falce, anche se avvertiva la stanchezza della vita, e spesso mi diceva di non farcela più, ma probabilmente era un modo per esorcizzare la paura della morte.
Ora che il cuore di Alfonso De Sio ha cessato di battere, riaffiorano nella mente tanti ricordi degli anni durante i quali ci siamo frequentati, prima al Tennis, dove l’ho conosciuto, e poi nelle numerose occasioni durante le quali siamo stati insieme.
Alfonso De Sio era un personaggio eclettico e poliedrico, pieno di vita e di interessi, colto, amante della bella vita, dei viaggi, di esperienze sempre nuove, benvoluto da tutti per il suo carattere allegro, e perché, nonostante la sua cultura e le sue esperienze professionali e di vita, era sempre disponibile ad ascoltare.
E’ stato un grande viaggiatore, ha visitato quasi tutti I continenti, spesso in automobile, del quale era un appassionato utilizzatore e un esperto pilota; la prova di questa sua passione, una delle tante, che si affiancava a quella per il tennis, per lo sci, per la musica, è la sua ultima autovettura, un’Audi che si era fatta costruire su misura, con allestimento personalizzato per prestazioni particolari, una vettura velocissima, tremila di cilindrata, che ha guidato fino a qualche anno fa.
Un giornalista che lo conosceva bene lo definì, nel 2002, Avvocato giramondo; amava infatti viaggiare, parlava diverse lingue, ma le conosceva non solo dal punto di vista turistico: le aveva studiate in quanto i paesi che visitava voleva conoscerli fino in fondo, approfondirne la storia, conoscere le abitudini delle popolazioni e dei luoghi, non da turista mordi e fuggi, ma da curioso di comprendere bene mentalità e abitudini degli abitanti; e per fare questo la buona conoscenza della lingua è indispensabile.
Mi piace ricordarlo come “Il viaggiatore felice” dal titolo di uno dei libri, il primo della “Trilogia finale di Alfonso De Sio”, come ho definito gli ultimi suoi tre romanzi, scritto nel 2016 e pubblicato da Marlin Editore, al quale ha fatto seguito “L’onesto imbroglio”, scritto nel 2017, pure stampato da Marlin, entrambi presentati al pubblico presso il Complesso San Giovanni.
Il terzo romanzo, “Il male di scrivere”, stampato nel 2018, non ha fatto in tempo a presentarlo per l’aggravarsi delle condizioni di salute; non è esclusa che la presentazione al pubblico venga fatta per ricordarlo e offrire al popolo cavese la terza perla della sua trilogia.
Alfonso De Sio, oltre che appassionato e attento viaggiatore, è stato anche un appassionato tennista, e non c’è chi non lo ricordi al Social Tennis Club di Cava in partite tesissime durante le quali inconsuetamente, lui sempre tanto compassato e tranquillo, riusciva anche a perdere le staffe per una volée giocata male. E pure il gioco del tennis lo ha portato, come lo sci, in giro per l’Italia per la partecipazioni a varie competizioni nazionali.
Questa sua passione l’ha coltivata fino a qualche anno fa giocando con la terza moglie, Nadia, che amorevolmente lo ha assistito.
Ma non bisogna dimenticare Alfonso de Sio strumentista, che amava suonare la chitarra ma principalmente il pianoforte, tant’è che qualche anno fa, per allietare con le sue esibizioni anche gli altri soci presenti, regalò al Social Tennis Club di Cava un pianoforte verticale che venne sistemato al piano terra a disposizione sua e di tutti quelli che volevano esibirsi, e tante sono state le piacevoli occasioni di ritrovarsi intorno a quello strumento.
La passione per il pianoforte è stata coltivata fino alla fine dei suoi giorni; il giorno precedente a quello della sua morte ha fatto l’ultima suonata, che allietava anche gli occupanti degli appartamenti dei fabbricato dove abitava, i quali attendevano, tutte le mattine, i suoi “concerti”, durante l’ultimo dei quali ha suonato “Monna Lisa” e “Io che amo solo te”: queste due partiture sono rimaste aperte sul leggio.
E’ stata una persona speciale che lascia in chi l’ha conosciuto un grande rimpianto. Ora che si è liberato del corpo, che negli ultimi anni gli pesava per i numerosi acciacchi, il “Viaggiatore felice” può volare alto e continuare per l’eternità ad alimentare la sua grande passione, viaggiare.