Il XXV aprile, celebrazione della Liberazione, è sempre più divisivo
Fu il governo provvisorio, guidato da Alcide De Gasperi, a stabilire per decreto che il 25 aprile di ogni anno sarebbe stata festa nazionale: era il 22 aprile del 1946, scegliendo questa data convenzionale per celebrare la liberazione dal nazifascismo.
Esattamente 78 anni fa il nostro paese si liberò definitivamente della oppressione, e si avviò a diventare una democrazia.
Erano stati durissimi il ventennio fascista, il periodo bellico, l’armistizio e tutto ciò che seguì, e non fu facile il percorso successivo.
Ma intanto era stato posto un punto fermo: il paese scelse la Repubblica, la Costituzione, e la serietà degli uomini politici di allora fece in modo che, nel supremo interesse del paese, nonostante opinioni diverse, tutti si mettessero intorno a un tavolo per gettare le basi di un nuovo paese, basato su libertà, uguaglianza e aggiungeremmo anche fratellanza, prendendo questo termine in prestito dal motto francese.
La Costituzione è stato l’elemento fondante della nuova Italia, e non è da dimenticare che essa è nata dall’antifascismo, dai sacrifici dell’intero popolo, ma anche dalle violenze subite da coloro che ebbero il coraggio di contrastare fascisti e nazisti, e che per questo molti di loro pagarono con la vita.
E non c’è bisogno di andarsi a leggere il testo nella nostra Costituzione per trovare parole che non possono essere scritte nello stesso, come, ad esempio, l’antifascismo, giacché quel testo è venuto fuori proprio dall’antifascismo, che La Russa lo ha cercato ma, purtroppo dice di non averlo trovato: probabilmente non l’ha nemmeno cercato bene, perché non ha letto, ad esempio, l’art. XII delle Disposizioni transitorie che recita: “E’ vietata la organizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista. In deroga all’art. 48, sono stabilite con legge, per non oltre un quinquennio dall’entrata in vigore della Costituzione, limitazioni temporanee al diritto di voto e alla eleggibilità per i capi responsabili del regime fascista.”
A tal proposito è interessante leggere, alla pagina 5 del sito “Il costituzionalismo – Movimenti neofascisti e difesa della democrazia” (https://www.google.com/search?q=come+%C3%A8+stato+chiamato++dopo+la+Costituzione+il+partito+fascista&rlz=1C1OKWM_itIT930IT930&sxsrf=APwXEdf9HQWTGW-0Nrgckh5I3bJQR4ZRkg:1682330846334&ei=3lRGZLr2E-7kxc8P8oqTiAY&start=10&sa=N&ved=2ahUKEwi63fXjosL-AhVucvEDHXLFBGEQ8tMDegQIAxAE&biw=1366&bih=625&dpr=1 ),
il paragrafo 3) “Stato fascista e sua incompatibilità con un regime di libertà: Antifascismo e Assemblea costituente: la XII disposizione, insomma, è la norma più esplicita dell’impostazione antifascista della Costituzione repubblicana, vero è che con la sua formulazione i costituenti guardavano al passato, ma al contempo fornivano una soluzione aperta al futuro, precludendo il ripetersi di una tragica esperienza politica e culturale di cui si voleva impedire per sempre il ritorno…”
La Russa dovrebbe leggere meglio la Costituzione, e vari commenti in merito al divieto della ricostituzione del Partito fascista e anche spiegare ai cittadini cos’è il partito dei FdI se non una riedizione, riveduta e corretta, dell’ex Partito fascista, poi Movimento Sociale, e via di seguito.
In verità non sono molti gli accaniti difensori di quel regime, men che mai la Presidente Meloni, la quale, però, dovrebbe trovare il coraggio di dare una volta per tutte un netto taglio con quel maledetto passato che la imbriglia, e dovrebbe anche limitare le farneticanti uscite di alcuni elementi della legislatura e del suo governo, che più si va avanti, più la mettono in difficoltà e in imbarazzo.
Premesso, infatti, che la Premier assolverà al ruolo istituzionale di celebrare la festa della liberazione accompagnando il Capo dello Stato all’Altare della Patria, unitamente al Ministro della Difesa Guido Crosetto, e al Presidente della Camera, Lorenzo Fontana, sembra che all’ultimo momento pure Ignazio La Russa ci abbia ripensato: la mattina si recherà all’Altare della Patria, poi partirà alla volta di Praga per partecipare alla riunione dei presidenti dei Parlamenti dei Paesi membri dell’Unione europea (Praga) e, alle 15, sarà alla commemorazione, con la deposizione di una corona, sul monumento di Joan Palach in Piazza San Venceslao, nella capitale ceca; poi si recherà al campo di concentramento di Theresienstadt (Praga): è questa la cosa che ha messo d’accordo tutti, in occasione della ricorrenza della Festa di liberazione in programma oggi.
E’ fin troppo evidente che la tiratina d’orecchie abbia giovato alla immagine di La Russa e a quella del paese; è evidente che La Russa abbia messo una toppa, che regge bene: certo sarebbe stato preferibile che avesse evitato le precedenti dichiarazioni, “ma cosa fatta capo ha”, e siamo certi che il futuro ci riservi altre sorprese da parte della seconda carica dello Stato!
Tutto questo, comunque, non esclude che Giorgia Meloni dovrebbe richiamare all’ordine i suoi, partendo proprio dalla questione La Russa: considerato che la legislatura potrebbe essere lunga, chi sa quali altre amenità dovremo sorbirci da lui e dagli altri, e chi sa quanto altro Malox dovrà ingurgitare la Meloni.
Infatti la spina nel fianco della Meloni non è solo Ignazio La Russa, che ha la buona compagnia di altri “colonnelli”, così definiti da un arguto collega di Q.N., il consiglio è che la Premier prenda una resistente rete e ci chiuda dentro parecchi dei suoi e del suo governo, previo idonei imbavagliamenti: meno parleranno e meno danno faranno.
Da Forza Italia la Meloni non dovrebbe avere sorprese, l’antifascismo le è garantito da Antonio Tajani, vice premier e numero due del partito, e sembra che già di sua iniziativa abbia programmato una visita alle Fosse Ardeatine; d’altronde nemmeno Berlusconi, ai suoi tempi, ha profferito critiche in proposito.
Matteo Salvini è l’uomo delle sorprese, da lui c’è da aspettarsi di tutto, ma sembra che in questo momento sia preso da altre vicende, come il Ponte sullo Stretto di Messina, e che sia in un limbo, una specie di luna di miele con la Premier, e di antifascismo da un po’ non ne parla.
Gli altri ministri del Carroccio parteciperanno alle celebrazioni indette nelle rispettive città: Giancarlo Giorgetti a Varese, il titolare dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, sarà impegnato in due appuntamenti a Milano, uno a Palazzo Marino e l’altro al Monumento dei caduti in Sant’Ambrogio, e la collega alle Disabilità, Alessandra Locatelli, andrà alla commemorazione organizzata dal suo comune, Como.
Molti di questo governo, il 25 aprile, dopo le cerimonie ufficiali, dovrebbero recarsi in Via Tasso, dove c’erano le celle per la tortura dei prigionieri, e fare anche una capatina e Via Rasella e poi alle Fosse ardeatine, per ricordare, prima di tutto a se stessi, quello che era stato quel periodo.
E non possiamo non concludere se non citando Piero Calamandrei.
“I ragazzi delle scuole imparano chi fu Muzio Scevola o Orazio Coclite, ma non sanno chi furono i fratelli Cervi. Non sanno chi fu quel giovanetto della Lunigiana che, crocifisso ad una pianta perché non voleva rivelare i nomi dei compagni, rispose: «Li conoscerete quando verranno a vendicarmi», e altro non disse. Non sanno chi fu quel vecchio contadino che, vedendo dal suo campo i tedeschi che si preparavano a fucilare un gruppo di giovani partigiani trovati nascosti in un fienile, lasciò la sua vanga tra le zolle e si fece avanti dicendo: «Sono io che li ho nascosti (e non era vero), fucilate me che sono vecchio e lasciate la vita a questi ragazzi». Non sanno come si chiama colui che, imprigionato, temendo di non resistere alle torture, si tagliò con una lametta da rasoio le corde vocali per non parlare. E non parlò. Non sanno come si chiama quell’adolescente che, condannato alla fucilazione, si rivolse all’improvviso verso uno dei soldati tedeschi che stavano per fucilarlo, lo baciò sorridente dicendogli: «Muoio anche per te… viva la Germania libera!». Tutto questo i ragazzi non lo sanno: o forse imparano, su ignobili testi di storia messi in giro da vecchi arnesi tornati in cattedra, esaltazione del fascismo ed oltraggi alla Resistenza.”
Buona celebrazione della festa della liberazione.