Sarebbe più corretto dire che il Vaticano “apre” un dossier sul Caso Orlandi, la quindicenne scomparsa il 22 giugno 1983, ormai 40anni fa, mai più ritrovata: ora avrebbe 55 anni.
Infatti non risulta, almeno ufficialmente, che il Vaticano, in tutti questi anni, abbia mai aperto un fascicolo sulla scomparsa di Emanuela, che sembra sparita nel nulla.
Ed è certamente una cosa molto strana che, per una vicenda che ha coinvolto due Pontefici e non si sa quanti collaboratori degli stessi e quanti alti Prelati, nessuno abbia mai fatto indagini, almeno in maniera riservata: questa mancanza di iniziative, d’altronde, sembra confermata, almeno ufficialmente, da dichiarazioni provenienti proprio da stretti collaboratori dei due Papi interessati, Giovanni Paolo II, e poi Benedetto XVI il quale, prima di essere eletto, era uno dei più stretti collaboratori del precedente, quindi non poteva ignorare l’accaduto; e non avrebbe potuto continuare a ignorarlo quando divenne il successore di Papa Woytila.
Ma non si può escludere che anche Papa Francesco sia venuto a conoscenza di qualche segreto custodito da Papa Ratzinger, come farebbe supporre una nota trovata nella biografia del “Maggiordomo infedele”, Paolo Gabriele, riportata dal “Fatto Quotidiano” il 24.11.2020.
Nella stessa è scritto che un dossier, redatto da tre Alti Prelati sulla vicenda Vatileaks 1, venne consegnato, unitamente ad altri documenti, dall’ex Papa Benedetto XVI a Papa Francesco nei primi giorni dopo la elezione di quest’ultimo, con la raccomandazione: “Qui dentro c’è tutto, ci sono gli atti con le situazioni più difficili, io sono arrivato fino a qua, sono intervenuto in questa situazione, ho allontanato queste persone e adesso tocca a tè”; e Papa Francesco lo ha confermato.
E la circostanza che, morto anche Benedetto XVI, Papa Francesco si sia attivato per aprire (o riaprire) una indagine interna, lascia supporre che qualcosa, nei trascorsi anni, nel Vaticano c’è stato, anche se mai nulla finora è trapelato.
C’è chi sostiene che la riapertura delle indagini del Vaticano sia una risposta agli attacchi a Papa Francesco da parte dell’Arcivescovo Georg Gänswein, storico Segretario particolare di Papa Ratzinger, che Papa Francesco ha recentemente sloggiato dalla dimora all’interno della Mura Leonine.
Quindi, non sarebbe casuale la decisione dei magistrati della Santa Sede di avviare, o riavviare, le indagini a pochi giorni dalla morte di Benedetto XVI.
Il caso della ragazza scomparsa si intreccia anche con il pontificato di Ratzinger e con la vicenda Vatileaks 1, ovvero la pubblicazione di alcuni documenti riservati del Papa tedesco passati ai giornalisti dal maggiordomo infedele Paolo Gabriele, scomparso nel 2020.
Su Paolo Gabriele, definito “maggiordomo infedele”, ci sarebbe da fare qualche approfondimento, perché sembra quantomeno strano che sia diventato improvvisamente “infedele” dopo anni di fedele servizio: ci viene il dubbio che la sua presunta infedeltà sia, al contrario, l’atto di coscienza di far emergere finalmente qualcosa che veniva gelosamente custodito e che riportava alla scomparsa di Emanuela e dell’altra coetanea, Mirella Gregori, avvenuta pure a Roma il 7 maggio 1983, ma in un contesto del tutto diverso.
Comunque in Vaticano la convinzione è pressoché unanime: la riapertura improvvisa del caso Orlandi, dopo anni di insistenti richieste da parte della famiglia della ragazza e senza che proprio i congiunti della 15enne scomparsa fossero informati preventivamente, è il segno evidente che si vuole porre fine alle tante polemiche seguite alla morte del Papa emerito Benedetto XVI, giungendo alla verità e archiviandolo definitivamente.
E’ da tanto tempo che i familiari della Orlandi chiedono ai Pm del Vaticano di poter valutare le nuove rivelazioni delle quali sono venuti a conoscenza.
Quindi non è per nulla casuale la decisione dei magistrati della Santa Sede a pochi giorni dalla morte di Benedetto XVI
La famiglia di Emanuela Orlandi e la loro legale, l’Avv. Laura Sgro, sono venute a conoscenza della riapertura delle indagini dalle stampa, cosa che fa pensare che il Vaticano non voglia coinvolgerla nella nuova indagine.
“Siamo stati contenti ovviamente -ha detto l’Avvocato della famiglia Orlandi- anche se a mio avviso era più cortese avvisarci prima. Non c’è mai stata questa premura nei nostri confronti. A ogni modo l’apertura delle indagini vuol dire che oggi c’è la volontà di cercare la verità, o almeno così dovrebbe essere”.
Il fratello di Emanuela, Pietro Orlandi, è fermamente convinto che in Vaticano molte persone sappiano cosa sia accaduto alla sorella: lo dice da sempre e lo ha ribadito anche qualche giorno fa dopo l’annuncio della riapertura delle indagini.
Nell’intervista di Today al fratello di Emanuela, Pietro Orlandi dichiara che Ratzinger non poteva non sapere e parla di un incontro tra il capo e il vice capo della gendarmeria vaticana con il magistrato inquirente Capaldo.
“Credo fermamente -dice Pietro Orlandi- che dentro al Vaticano ci siano persone che sappiano cos’è accaduto a Emanuela. L’indagine potrebbe essere velocissima, hanno tutti gli elementi a portata di mano e potrebbe volerci molto poco. Non so se ci sia però una volontà in questo senso”.
Non è chiaro, infatti, se Papa Francesco abbia deciso di giungere alla conclusione della vicenda, pure se c’è chi sostiene che, essendo scomparsi i due Pontefici maggiormente coinvolti, Papa Francesco sia più libero di venirne a capo e rivelare alla famiglia la verità nascosta da quarant’anni.
E anche per questo sembra che l’attuale Promotore di Giustizia del Vaticano, Alessandro Diddi, abbia ripreso in mano il caso con molta lena, anche su impulso della famiglia Orlandi, per dare finalmente le risposte attese da tanto tempo.
C’è da fare una ulteriore considerazione: se alla conclusione della nuova indagine si dirà non sappiamo nulla, certamente per il Vaticano e il Papa sarebbe un boomerang, farebbe sospettare che c’è qualcosa che blocca tutto: se lo è chiesto in una delle ultime trasmissioni di Atlantide Andrea Purgatori su La7, e noi ci accodiamo.
C’è chi ha scritto che il Caso Orlandi è enigma che turba tutti, un groviglio nel quale compaiono santi a demoni, spie e malaffare, e chissà cos’altro; il rapimento della ragazzina tiene viva l’attenzione del mondo più dei grandi fatti storici; sospesa tra vero e falso, bene e male, nessuna storia come questa somiglia tanto a una fiction: purtroppo, però, è realtà.
Noi ci auguriamo che l’indagine avviata da Papa Francesco porti alla conclusione definitiva, alla scoperta di angeli e demoni, dei protagonisti e dei fiancheggiatori, nonché delle varie realtà che presumibilmente si intrecciano, ricatti, pedofilia, malavita, interessi economici, tutti giocati sulla pelle di una o due adolescenti e delle loro famiglie.
Famiglie che attendono di sapere se le due ragazze sono ancora vive e dove sono, oppure su quale tomba portare un fiore e versare le loro lagrime.