Lunedì per Silvio Berlusconi è stata la giornata della resa a Canossa, dell’abdicazione del suo potere a favore di Giorgia Meloni.
E quanto questa resa gli sia costata lo si può evincere dalle fotografie scattate prima e dopo l’incontro: le foto viste sul web e sui giornali mostrano un Berlusconi tra il rattristato e il furibondo, costretto a subire la umiliazione di recarsi da un suo antagonista a chiedere scusa, una resa che fino a qualche giorno addietro era impensabile.
Tra i filmati diffusi sui social c’è stato quello dell’incontro con il Presidente Sergio Mattarella in occasione dell’incarico preliminare al primo Governo Conte, allorquando, dopo il colloquio presidenziale, i tre leader della Destra, Meloni, Salvini e Berlusconi si intrattennero con i giornalisti ai quali relazionò Salvini anche a nome degli altri, con un Berlusconi che scalpitava e indicava con le dita della mano gli argomenti dei quali si era parlato e poi, non contento di essere stato un comprimario, si lasciò andare allo show finale, per nulla gradito dagli altri due, che lo precedettero spediti all’uscita, scuri in volto: ieri era scuro solo il volto di Berlusconi, come mai era avvenuto, evidente segno che nel confronto con la Meloni Berlusconi è uscito mortificato e ridimensionato, come il giorno successivo hanno confermato tutti i media.
Ciononostante Berlusconi non demorde sul seguito, e visto che non ha potuto ottenere per la sua attuale protetta Silvia Ronzulli un Ministero, né di primaria né di secondaria importanza, l’ha nominato capogruppo di Forza Italia al Senato proponendola poi anche come presidente di una commissione parlamentare.
Una tregua, quindi? Sembra di sì, non sappiamo se una quiete prima della tempesta, cosa auspicabile per tutti, per Berlusconi prima di tutti, perché dovrebbe aver capito che con Giorgia Meloni non la spunterà, e anche perché non è nell’interesse suo e del suo partito tirare troppo la corda, visto che entrambi hanno molto interesse per i Ministeri più importanti, alcuni già da lui promessi ad suoi elementi fidati (Anna Maria Bernini per l’Istruzione, Gilberto Fratin per la transazione ecologica, Elisabetta Casellati per la Pubblica amministrazione o altro); per non trascurare quello della Giustizia, che la Meloni avrebbe destinato a Carlo Nordio, non troppo gradito al Cavaliere che gradirebbe venisse affidato alla Casellati.
Dopo la riunione del disgelo con Giorgia Meloni, sembra che Berlusconi abbia già spuntato 5 ministri (sicuri sarebbero Antonio Tajani, Gilberto Pichetto Fratin, Elisabetta Alberti Casellati e Annamaria Bernini, mentre è indicato come papabile Francesco Paolo Sisto).
Frattanto ha designato i Capigruppo: «Per dare ancora più forza ai nostri Gruppi, valorizzando le capacità e le risorse che abbiamo, la mia indicazione come nuovi Capigruppo è per l’onorevole Alessandro Cattaneo alla Camera dei deputati e per la senatrice Licia Ronzulli al Senato» ha scritto Silvio Berlusconi in una lettera ai deputati e ai senatori di Forza Italia.
Così, alla fine, la Ronzulli una collocazione l’ha trovata, anche se ben lontana da quella auspicata.
Ma anche di altre cose hanno parlato Berlusconi e Meloni, stringendo quello che tanti hanno definito come il «patto della Scrofa» che sancisce il disgelo tra i due dopo gli scontri dei giorni scorsi, un faccia a faccia vero, senza intrusi.
L’immagine del leader azzurro, arrivato in auto blu, con ciò che è rimasto della scorta dei tempi d’oro, dribblando la ressa di tv e stampa accalcata fuori, e la foto ufficiale dei due leader, postata sui social, con il sorriso tirato di lui e quello disteso di lei, valgono più di ogni ricostruzione.
La Meloni intelligentemente ha cercato di minimizzare: “Silvio non è venuto a Canossa ma solo per scusarsi di quanto accaduto, specialmente sull’elezione di La Russa e per dire che bisogna andare avanti insieme”, è il commento di qualche amico del Cavaliere, il quale, facendo buon viso a cattivo gioco, è costretto a confrontarsi con gli “alleati” anche per riprendere la trattativa sul futuro Governo e spuntare nomi graditi, soprattutto sulla Giustizia e sul Mise.
Ma, come dicevamo, la situazione è tutt’altro che stabilizzata, le acque non sono affatto “chete”, gli sviluppi sono imprevedibili, e rallentano l’iter dell’avvio della legislatura che, ricordiamo, prevede tappe fissate dalla Costituzione e che vedranno in prima linea il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Il quale, se gli alleati di destra non giungeranno a un accordo globale, non potrà avviare l’iter previsto che passerà per le seguenti fasi.
Con la elezione dei Capigruppo il Presidente Mattarella ha potuto da oggi avviare le consultazioni, convocando prima i Presidenti del Senato e della Camera, poi tutti i rappresentanti delle varie forze politiche, della maggioranza e delle opposizioni, i quali esporranno i loro punti di vista; in teoria l’incarico potrebbe essere affidato non alla Meloni.
Dopo le consultazioni il Presidente Mattarella potrà affidare un “incarico esplorativo” a un Premier designato, il quale dovrà interpellare i responsabili dei partiti che hanno avuto più voti; è ovvio che se l’incarico verrà affidato a Giorgia Meloni, non potrà non rivolgersi ai partiti di centro-destra, posto che tutte le pre-trattative, oggi in corso, siano concluse.
Questo potrebbe avvenire tra il 21 e il 22 ottobre, e il Premier designato si riserverà di accettare, e avvierà le sue consultazioni con i partiti che dovranno sostenerlo.
Successivamente il Premier designato scioglierà la riserva e presenterà al Presidente Mattarella l’elenco dei Ministri.
A quel punto il Presidente Mattarella potrà esprimere le proprie considerazioni, che potrebbero essere anche negative per qualche nominativo proposto. Ricordiamo il precedente del primo Governo Conte, che nel 2018 aveva designato Paolo Savona come Ministro dell’Economia, incarico che avrebbe potuto destabilizzare il nostro paese nell’ambito comunitario; ovviamente questo sarebbe un passaggio non bloccante per il nascente governo, ma è fuori dubbio che una tale perplessità del Capo dello stato non potrebbe non essere presa in considerazione dal Premier designato.
Se alla prima tornata il Premier designato non riuscirà a portare a termine trattative concludenti, il Presidente Mattarella potrà avviare altre consultazioni e riaffidare l’incarico allo stesso oppure a un altro.
Esaurita questa fase, il Premier incaricato scioglierà la riserva e giurerà dinanzi al Presidente Mattarella, cosa che potrebbe avvenire a fine ottobre.
Dopo di che il Premier, formalmente in carica, si reca a Palazzo Chigi, sede del Governo, per la “cerimonia della campanella”, cioè il passaggio delle consegne tra Mario Draghi e il nuovo Premier.
Il trillo della campanella dà inizio alla prima riunione del Consiglio dei Ministri per la nomina del Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e Segretario dello stesso (colui che verbalizza le sedute), e la nomina dei Ministri “senza portafoglio”.
Così il nuovo Consiglio entra formalmente in carica, e può anche varare decreti legge e disegni di legge.
Ma il Governo non ha ancora ricevuto la fiducia del Senato e della Camera dei Deputati; questa può sembrare una anomalia, ma non è così, perché tende a non lasciare il paese senza governo nemmeno per un attimo.
Frattanto il nuovo Premier si prende uno o due giorni di tempo per scrivere il discorso programmatico che presenterà ai due rami del Parlamento per ottenere la fiducia, avuta la quale il nuovo Governo sarà nel pieno delle sue funzioni, e potrà incominciare a governare.
È opportuno concludere con una chiosa che riguarda la fase elettorale che si avvia alla conclusione, che per quanto riguarda le elezioni, è stata tra le più brevi e tra le più calde, anche dal punto di vista metereologico, della storia della nostra Repubblica.