scritto da Nino Maiorino - 08 Gennaio 2023 07:28

Il contrastato addio a Benedetto XVI

Quello che ha colpito di più è stata l’ultima espressione del morente Papa: “Gesù io ti amo”; poi è spirato.

Ricordiamo cosa chiese ripetutamente Gesù all’Apostolo Pietro prima di essere catturato?

“Pietro, mi ami tu?”

Glielo chiese tre volte, e tutte e tre le volte Pietro rispose: “Signore, tu lo sai che ti amo”.

Al che Gesù gli rispose: “In verità ti dico: prima che il gallo canti, tu mi rinnegherai tre volte”.

E Pietro lo rinnegò: e quando il gallo cantò, Pietro ricordò e pianse amaramente.

Benedetto XVI è spirato dopo aver testimoniato per l’ultima volta il suo amore per Gesù Cristo.

Basta solo questo per connotare Papa Ratzinger.

Benedetto XVI è stato uno dei più grandi Pontefici, si colloca alla pari con quelli che lo hanno preceduto nello scorso secolo e in quello attuale.

Era considerato freddo e distaccato, non aveva i tratti gioviali e paterni di Giovanni XXIII, di Giovanni Paolo I, i quali del resto non sempre sono stati del suo predecessore Papa Woytila.

Ma, come ha rivelato Papa Francesco, Papa Benedetto XVI era una persona molto delicata: “Ha elargito sapienza e delicatezza” ha detto testualmente, e c’è da credergli giacché nell’ultimo decennio è colui che gli è stato più vicino, e che lo ha conosciuto meglio di tutti.

Della grande cultura teologica di Benedetto XVI è inutile parlare, ma è forse bene sapere che proprio lui, durante gli ultimi anni di Giovanni Paolo II, quando solo la volontà ferrea di quest’ultimo lo spingeva a non mollare, Benedetto XVI è stato colui che lo ha sostituito, quasi certamente scrivendogli anche i testi delle omelie.

E la sua elezione alla morte di Woytila era scontata, tant’è che avvenne al secondo giorno di conclave.

Ma se al rito funebre celebrato il 5 gennaio ha partecipato una marea di persone, si è parlato di 50.mila, probabilmente tanti hanno riconosciuto in Papa Benedetto XVI tratti che quando era regnante erano sfuggiti o mal considerati, evidentemente nel decennio da Papa emerito è stato rivalutato.

E non poteva essere altrimenti, perché, nel momento in cui si dimise, esternò pienamente in suo aspetto umano, mettendo in evidenza le sue debolezze, delle quali era cosciente, che non gli consentivano più di guidare la Chiesa.

Molto probabilmente Papa Ratzinger non era un soggetto debole, era l’apparato curiale ad essere diventato una specie di verminaio che tendeva ad avvilupparlo, circondalo e condizionarlo, e Benedetto XVI passò la mano.

E fu una grande lezione di umiltà, di un servitore di una struttura diventata un fardello troppo pesante per le sue spalle, e che egli non tardò ad ammettere.

Il rito funebre è stata una cerimonia sobria in un’atmosfera di preghiera, con applausi misurati all’inizio della processione del feretro, sul quale è stato poggiato un Vangelo aperto: quel Vangelo che Ratzinger “ha testimoniato durante la sua vita”, come ha detto Papa Francesco nell’omelia ricca di riferimenti spirituali, nella quale ha ripercorso la vita di Benedetto XVI, una vita concentrata e affidata fino alla fine a Dio.

Quando ha aggiunto “Affidiamo il nostro fratello alle mani del Signore”, dalla folla si è elevato il grido: “Santo subito!”.

Poi la bara è stata portata all’interno della Basilica per procedere alla tumulazione nelle Grotte vaticane, nella tomba che fu di Giovanni Paolo II.

Ma la morte di Benedetto XVI e il rito funebre non sono stati scevri di polemiche, sopite fino al giorno precedente, poi esplose sulla stampa e sui social, probabilmente a causa del dualismo tra i due Pontefici entrambi viventi, dei quali quello emerito, benché defilato, è stato il punto di riferimento di una parte della Curia vaticana che non vede di buon occhio Papa Francesco, considerandolo eccessivo innovatore in senso populista.

Evidentemente chi avversa Papa Francesco non ha tenuto conto, alla sua elezione, che Papa Bergolio, per la sua provenienza ed esperienza, e la sua vita ecclesiale, non avrebbe potuto essere diverso.

Ad alimentare queste polemiche è stato anche il segretario personale dl Benedetto XVI, Monsignor Georg Gaenswein, l’uomo con cui ha condiviso le amarezze della vita dopo il ritiro, il quale, secondo il Corriere della Sera del 6 gennaio, avrebbe deciso di distruggere una parte dell’archivio personale dello stesso, quella che riguarda i contrasti tra i due pontefici nel periodo della convivenza.

Monsignor Georg Gaenswein nel lontano 2003 era stato designato segretario personale dall’allora Cardinal Ratzinger.

Ma Gänswein era anche il detentore dei suoi segreti che ora, nel suo libro in uscita, Nient’altro che la Verità (ed. Piemme), annuncia di voler, in parte, distruggere: «La fine è segnata. I fogli privati di ogni tipo devono essere distrutti. Questo vale senza eccezioni e senza scappatoie», gli avrebbe ordinato il Papa emerito.

Ratzinger gli avrebbe dato «precise istruzioni, con indicazioni di consegna che mi sento in coscienza obbligato a rispettare, relative alla sua biblioteca, ai manoscritti dei suoi libri, alla documentazione relativa al Concilio e alla corrispondenza».

A chi gli ha chiesto se c’è anche un dossier su Emanuela Orlandi, cosa che qualche fonte ha fatto trapelare, Gänswein ha risposto che non è mai esistito.

Ma è attendibile ciò che dice Monsignor Georg Gaenswein?

Qualche sua successiva confidenza fa sorgere più di una perplessità.

Gänswein si è definito un “Prefetto dimezzato” alludendo al congedo ricevuto da Papa Bergoglio: «Mi disse: lei rimane Prefetto ma da domani non torni al lavoro». E rivela il vano tentativo di Ratzinger di intercedere in suo favore; e la battuta del Papa emerito: «Penso che Papa Francesco non si fidi più di me e desideri che lei mi faccia da custode…».

E se adesso Monsignor Georg Gaenswein appare sempre di più come punto di riferimento per la corrente conservatrice, quella più in contrasto con Papa Francesco, lui stesso descrive questo scenario: il problema non è stato «tanto quello della coesistenza dei due papi, uno regnante e uno emerito, quanto la nascita e lo sviluppo di due tifoserie».

Col tempo, dice ancora Monsignor Gaenswein , «ci si rese conto sempre di più che effettivamente c’erano due visioni della Chiesa» e che «queste due tifoserie» creavano una «tensione» spesso fondandosi su affermazioni o atteggiamenti di Francesco e Benedetto «talvolta con invenzioni».

Tra i due pontefici ci sarebbe stata una faglia che si è allargata sempre di più nel tempo, l’ultima volta sul «cuore spezzato» di Ratzinger per lo stop di Francesco alla messa in latino; e che si è fatta sempre più profonda anche grazie a blog e siti.

Fra questi quello descritto in sintonia con Georg Gänswein  (Arcivescovo cattolico tedesco, dal 2012 prefetto della Casa Pontificia.) è “Silere non possum – Non posso tacere” (il sito che offre uno sguardo sulla Chiesa e sul mondo dall’interno dello Stato della Città del Vaticano) che qualche giorno fa titolava: «Saltano gli altarini sul non detto di questi anni», rimproverando a Bergoglio di aver «sempre temuto» il predecessore e aver voluto per lui «un funerale come ogni altro cardinale».

E mena un fendente: «nell’ovile cattolico ci sono anche quelli che non vogliono una chiesa alla “volemose bene”, ma una seria istituzione di Cristo che vuole la salvezza dell’anima».

E poi parla dell’appartamento papale negato, del rito funebre in forma ridotta, e di tanti altri particolari che francamente lasciano perplessi.

Probabilmente Monsignor Gaenswein, quasi sconosciuto prima, sta utilizzando questo momento per mettersi in mostra ed avere il suo momento di pubblicità.

In conclusione, sembra un ignobile gossip legato ad un momento che richiederebbe solo meditazione e preghiera.

Classe 1941 – Diploma di Ragioniere e perito commerciale – Dirigente bancario – Appassionato di giornalismo fin dall’adolescenza, ha scritto per diverse testate locali, prima per il “Risorgimento Nocerino” fondato da Giovanni Zoppi, dove scrive ancora oggi, sia pure saltuariamente, e “Il Monitore” di Nocera Inferiore. Trasferitosi a Cava dopo il terremoto del 1980, ha collaborato per anni con “Il Castello” fondato dall’avv. Apicella, con “Confronto” fondato da Pasquale Petrillo e, da anni, con “Ulisse online”.

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