Da Andrea Camilleri a Maurizio De Giovanni
Dal Commissario Montalbano ai Bastardi di Pizzofalcone
Sono stato un appassionato lettore dei romanzi di Andrea Camilleri, tra i quali quelli che raccontano le imprese del Commissario Montalbano, le cui puntate ho costantemente seguito in televisione, sia le anteprime, sia le repliche; e sono stato sempre molto preso dalla scrittura, nell’idioma siciliano introdotto da Camilleri, non sempre comprensibile ad una prima lettura, e che spesso richiede rilettura e approfondimento.
E in qualcuno dei miei frequenti viaggi in Sicilia, un’isola che amo molto, sono arrivato fino alla estremità del promontorio dov’è la casa di Montalbano, a Puntasecca, provincia di Ragusa, proprio a fianco al faro, e gelosamente custodisco le fotografie lì scattate.
Esaurito il tempo di Camilleri-Montalbano mi è sembrato naturale riversarmi sui romanzi di Maurizio De Giovanni, appassionato di Napoli e del Napoli, squadra della quale spesso parla in tv e scrive su diverse testate; anzi, posso dire che De Giovanni, che è stato pure ospite e vicnitore di una delle edizioni di Com&Te, che edita questo giornale, parla molto più del “Ciuccio, fa’ tu!”, che dei suoi romanzi, che hanno fatto la sua fortuna, perché da anonimo funzionario di banca ha scalato il palcoscenico della cronaca nazionale.
Ovviamente i romanzi e gli sceneggiati di De Giovanni mi sono più vicini di quelli di Camilleri, anche perché, amante della città di Napoli e della napoletanità, li ritengo una parte integrante della mia formazione.
Frequento Napoli da oltre un cinquantennio, ne conosco tutti gli angoli, specialmente quelli che compaiono nei romanzi e negli sceneggiati di De Giovanni, i quartieri a ridosso di Piazza e Corso Garibaldi, Foria, Forcella, i Tribunali e dintorni, ma anche quelli a nord e a sud di Via Toledo, i Quartieri Spagnoli, dalla Pignasecca a Piazza Salvio D’Acquisto, Monteoliveto, Piazza del Gesù, Spaccanapoli e dintorni.
Con relative tappe fisse, la antica “Pizzeria Da Michele” al Trianon, la pure antica “Sfogliateria Attanasio” al Vicolo Ferrovia, poco distante dalla statua di Garibaldi.
E così come mi ero appassionato alle trasmissioni del Commissario Montalbano, mi sono appassionato alle serie ispirate ai romanzi di Maurizio De Giovanni, che si possono inquadrare nelle storie di due personaggi, quella del Commissario Ricciardi, ambientate nella Napoli degli anni ’30 del secolo scorso, e quella dei Bastardi di Pizzofalcone, ambientate ai nostri tempi.
Non posso non menzionare anche un’altra fortunata serie sempre ideata da Di Giovanni, “Mina Settembre”, interpretata dalla effervescente Serena Rossi.
Tornando alle serie del “Commissario Ricciardi” e dei “Bastardi di Pizzofalcone” , c’è tra le due una sostanziale differenza; il Commissario Ricciardi è un personaggio introverso, di poche parole, che ha il dono delle premonizioni, nel senso che su tutte le scene dei delitti sui quali indaga vede dei fantasmi, che lo orientano su quello che è accaduto e dall’esito delle indagini si scopre che quelle premonizioni erano fondate, una sorta di veggenza che lo aiuta a risolvere i casi; sembra un personaggio molto fantastico, ma in sostanza è molto efficiente e pure molto umano, talvolta rinuncia a infierire sui colpevoli, e, nei limiti del possibile, li aiuta.
Il Commissario Ricciardi è un fuoriclasse, ma schivo da ogni mondanità, che rifiuta i contatti umani, generoso con tutti ma legato solo alla sua vecchia governante, lasciatale dalla madre, deceduta quando egli era ancora bambino, e che lo ha cresciuto e accudito come una mamma, e che egli venera appunto come tale, tanto che alla morte della stessa anche una parte di Ricciardi muore ed egli diventa ancora più cupo e schivo, comportamento che a volte crea stizza nello spettatore, e che egli spiega solo nell’ultimo episodio: quando confessa che, vivendo a contatto quotidiano con una umanità dolorante, si è talmente assuefatto al dolore che ha paura di trasmetterlo a chi lo frequenta e a chi gli si affeziona, il che lo porta anche ad allontanarsi dall’unica ragazza verso la quale nutre un sentimento, che risulta ricambiato, ma non si conclude perché ciascuno prende una strada diversa, la ragazza finirà per sposare un ricco vedovo tedesco che le ha fatto una corte assidua, Ricciardi si riduce a vivere nella solitudine alla quale ormai è abituato, rifiutando anche l’amore di una donna bella, nobile e ricca che gli si è affezionata.
In uno degli episodi ha avuto un ruolo importante e molto intenso l’attrice cavese Irene Maiorino.
Tutt’altra cosa è la serie dei Bastardi di Pizzofalcone, perché descrive i nostri tempi e la città com’è adesso, e rifiuta l’immagine manierata tradizionale, dalla quale risulta una città diversa da quella reale.
Pizzofalcone è una collina panoramica napoletana, a 60 metri l.m. nota anche col nome di Monte di Dio, nel quartiere San Ferdinando, fra il Borgo Santa Lucia, il Chiatamone e Chiaia.
Non ospita alcun Commissariato della PS, quindi la “location” della fiction è frutto di fantasia.
Maurizio De Giovanni ha finto che su quella collina ci sia un Commissariato, che ha tristi precedenti; quattro agenti intrallazzavano rivendendosi la droga che sequestravano e, scoperti, sono stati allontanati, e sono rimasti solo il Vice Commissario Pisanelli (Gianfelice Imparato) e l’agente scelta Ottavia Calabrese (la bellissima Tosca D’Aquino), ma rischia la chiusura.
Prima di arrivare a ciò il Questore vuole dare un’ultima chance a una serie di poliziotti ognuno di quali ha alle spalle qualche cosa da chiarire, molto probabilmente frutto di incomprensioni o di invidie da parte dei superiori o colleghi. Quindi per non chiudere il Commissariato decide di trasferirli a Pizzofalcone nel tentativo di salvare il Commissariato e il nuovo personale.
Il nuovo Commissario (Massimiliano Gallo) e gli altri agenti sono tutti napoletani.
Solo l’Ispettore Loiacono (Alessandro Gassmann) romano d’origine ma siciliano di adozione, è stato trasferito dalla Sicilia per una intricata questione di una presunta collaborazione con la mafia, mai chiarita definitivamente, anzi la puntata conclusiva della terza serie fa supporre che esso sia una vittima di un complotto ordito alle sue spalle.
Da tali precedenti il titolo “I Bastardi”, è attribuito non solo al personale allontanato, ma pure a tutti quelli che lo hanno sostituito.
Ma di questo parleremo nella seconda parte. (continua)