Cambiamenti climatici: ma ne siamo certi?
In data 6 ottobre scorso abbiamo pubblicato un articolo, dal titolo “Cambiamenti climatici perenni” (vedi link https://www.ulisseonline.it/controluce/cambiamenti-climatici-perenni/ ) basandoci su un sito di recente istituzione denominato “A.FUOCO”, riservandoci di fare seguito sulla base delle novità che gli esperti dello stesso periodicamente pubblicheranno per correggere le disinformazioni che vengono diffuse tramite i social i quali consentono a tutti coloro che li seguono di diffondere indiscriminatamente tutto quello che leggono, senza approfondire (se pure lo volessero) e contribuendo, così, a diffondere disinformazione, false speranze o panico.
Si mette in pratica, inconsapevolmente, il famoso scherzo “Al lupo, al lupo”: a furia di chiedere aiuto inutilmente, quando poi veramente servirà l’aiuto, nessuno crederà più agli allarmi.
Ma prima di proseguire nelle disquisizioni tecniche riteniamo utile riportare il messaggio che recentemente ha diffuso Papa Francesco, pubblicato in data 7 ottobre dal quotidiano “Avvenire” dal titolo “Cambiamenti climatici, tecnocrazia e meritocrazia”.
Avvenire ha scritto: «Per quanto si cerchi di negarli, nasconderli, dissimularlo o relativizzarli, i segni del cambiamento climatico sono sempre più evidenti. Questo è l’assunto da cui muove “Laudate Deum – Lodate Dio”, l’esortazione apostolica di Papa Francesco che aggiorna l’Enciclica “Laudate sì” a otto anni dalla pubblicazione. Nella sua riflessione il Pontefice evidenzia gli sviluppi negativi legati “allo sfrenato intervento umano sulla natura negli ultimi due secoli”, mette in guardia dai rischi legati al crescente paradigma tecnocratico e denuncia una sbagliata concezione della meritocrazia che porta “al dominio di coloro che sono nati con migliori condizioni di sviluppo”. Infine, ribadendo che la cura del creato è legata indissolubilmente alla fede cristiana, Francesco auspica che la prossima Conferenza Cop 28 in programma a Dubai porti a una decisa accelerazione della transizione energetica con impegni efficaci che possano essere monitorati in modo permanente».
L’alto endorsement dovrebbe far riflettere tutti gli “uomini di buona volontà”.
L’argomento che ora vogliamo affrontare, del quale ha scritto anche il nuovo sito “A.FUOCO”, dal quale sintetizziamo gli approfondimenti, è il quesito che riguarda il clima e, in particolare, se esso è sempre cambiato: i cambiamenti sono cicli oppure no?
Luca Mercalli, lo scienziato che ha creato il nuovo sito, e che dirige gli esperti che lo alimentano, sostiene che tra i commenti popolari che creano alibi e deresponsabilizzazione di fronte al riscaldamento globale troviamo spesso il tranquillizzante “il clima è sempre cambiato, sono cicli”. Quindi di cosa dobbiamo preoccuparci? Andiamo avanti come sempre!
Vediamo le trappole cognitive che si celano dietro questa banale affermazione, che ha del vero e del falso insieme.
Innanzitutto, è vero che in ben 4,7 miliardi di anni il clima terrestre è sempre cambiato.
All’inizio della sua formazione, il pianeta era una massa di magma ardente con un’atmosfera irrespirabile e sfavorevole alla vita, mentre 600 milioni di anni fa era una “palla di neve” completamente congelata.
C’è stato un clima adatto ai dinosauri e uno adatto alle felci giganti.
Da soli diecimila anni c’è un clima adatto alla civiltà umana, cioè la stabilità climatica olocenica (*) che ha consentito l’addomesticamento dei vegetali, la nascita dell’agricoltura e delle città, la trasmissione di memoria scritta e lo sviluppo scientifico.
( (*) L’Olocene è l’epoca geologica più recente, quella in cui ci troviamo e che ha avuto il suo inizio convenzionalmente circa 11 700 anni fa).
Un periodo di dieci secoli con variazioni della temperatura media globale non maggiori di un grado Celsius.
(Il grado Celsius, detto in passato anche centigrado, è l’unità di una scala di misura per la temperatura, così chiamata dal nome dell’astronomo svedese Anders Celsius, che la propose per la prima volta nel 1742).
Quindi il primo errore è non occuparsi della scala temporale dei cambiamenti climatici rispetto alla presenza umana e pensare che una variazione “normale” per la dinamica terrestre a lungo termine non possa indurre gravi conseguenze alla nostra attuale società (faceva sì più caldo al tempo dei dinosauri, ma tu non c’eri…).
La nostra specie si è evoluta in un intervallo limitato di temperatura e può rivelarsi geneticamente e culturalmente inadatta di fronte a un rapido e inedito aumento termico globale, mentre sappiamo che ha saputo adattarsi a un pianeta più freddo, avendo superato le glaciazioni pleistoceniche.
Il secondo errore riguarda la ciclicità delle variazioni, ovvero l’aspettativa ottimistica che a un’anomalia climatica segua in breve tempo un ritorno a condizioni ritenute normali e favorevoli.
Il clima terrestre è un sistema complesso e non presenta cicli regolari, ma al più dei periodi nei quali alcune configurazioni si ripetono, ma sempre con importanti differenze.
Il terzo errore è non domandarsi le ragioni delle variazioni climatiche del passato.
Il clima è sempre cambiato sotto l’influenza di cosiddetti fattori forzanti: quelli orbitali già accennati, o un cambiamento dell’energia emessa dal Sole, un cambiamento nell’attività vulcanica con emissione di gas serra o di polveri che offuscano la radiazione solare, o ancora nella disposizione dei continenti e delle correnti marine o delle masse glaciali.
Insomma ogni variazione climatica terrestre può avere cause diverse e combinate, un po’ come la febbre per un corpo umano può essere un sintomo di molte malattie.
Quindi chi dice “la febbre c’è sempre stata” ma non si chiede quale causa l’abbia generata, sta giocando con la sorte: la febbre potrebbe andarsene in pochi giorni, ma potrebbe anche salire così tanto da portare alla morte, dipende dalla patologia che l’ha generata; e se non la indaghi, non puoi elaborare la giusta cura.
Quindi i climatologi da oltre un secolo indagano sull’intossicazione dell’atmosfera terrestre da parte dell’eccesso di gas serra, CO2 in primis, originati dalle attività umane basate sui combustibili fossili.
E hanno potuto escludere che l’attuale aumento di 1,2 °C della temperatura terrestre sia dovuto a cause naturali: le variazioni orbitali sono lentissime e comunque dirette verso una nuova glaciazione (tra oltre 50mila anni!), le variazioni dell’intensità di energia proveniente dal Sole sono trascurabili, i vulcani non stanno contribuendo ad emissioni rilevanti di CO2 e quando si hanno occasionali esplosioni, come quella del Pinatubo nel 1991, nelle Filippine, si sono osservati i previsti brevi raffreddamenti di pochi anni causati dagli aerosol riflettenti.
Siamo giunti, quindi, alla determinazione della causa degli attuali repentini mutamenti climatici, cioè l’anomalo amento dei gas serra, quali il CO2
E ci fermiamo qui per non stancare i lettori, non senza aver ancora una volta esortato gli “uomini di buona volontà” a un sempre maggiore impegno nella salvaguardia della natura, mettendo in campo tutte le azioni virtuose tese a contenere i disastri finora fatti.