scritto da Gennaro Pierri - 31 Dicembre 2022 18:29

Addio a papa Benedetto, umile lavoratore della vigna del Signore

Ovunque in queste ore si parla del papa emerito. Una figura complessa che solo la grammatica del tempo riuscirà a declinare.

foto Angelo Tortorella

Sono le 17.30 del 31 dicembre e dal mio studio sento la musica dei concertini in piazza e il suono delle campane a morto della chiese cavesi che ricordano come oggi sia ritornato alla casa del Padre il papa emerito Benedetto XVI.

Che strano: due suoni che raccontano in modo differente il senso della vita. Da un lato l’energia dei giovani, la voglia di evasione, la baldoria, il gusto dello stare insieme in modo informale, e dall’altro il necessario richiamo alla necessità di porsi le domande più genuine sul senso da dare alla propria vita. Chi sono, dove vado, come spendo il mio tempo.

Ovunque in queste ore si parla del papa emerito. Una figura complessa che solo la grammatica del tempo riuscirà a declinare. E a rendere fruibile per chiunque voglia cimentarsi nel dialogo tra ragione e fede, consuetudini e innovamento, forza e mitezza.

Perché questo mi pare essere stato un tratto peculiare di papa Benedetto. Il non aver paura di porsi con rigorosa chiarezza dinanzi alle grandi sfide che la ragione e la fede pongono all’uomo del nostro tempo.

La grammatica del dubbio, della ricerca, del cercare parole e stili nuovi per raccontare all’uomo di ogni tempo un mistero. Dio che parla. Dio non come risposta ma come domanda. Cosa vuoi che io ti faccia? Chi vuoi che io ti renda?

Concertini e campane a morto, baldoria e silenzio della morte. Due facce della vita che non necessariamente collidono perché il rischio è quello di sezionare il tempo, viverlo a compartimenti stagni. E invece mi pare che la sfida che la vita prima e la fede poi ci pongono è quella di riflettere sul fatto che essa rappresenti quell’opportunità unica che ci è data per caricare di senso pieno e bellezza profonda ogni gesto che siamo chiamati a compiere.

Ebbe a dire papa Benedetto che “[…] manca la luce, perché manca il senso di cosa significa essere uomo”. Cosa vuol dire vivere, cosa vuol dire stare insieme, cosa vuol dire divertirsi, cosa vuol dire credere, cosa vuol dire morire: sono certo che queste siano le sfide che la morte di un papa proprio nell’ultimo giorno dell’anno lascino come augurio a tutti per l’anno che sta per esserci consegnato.

Grazie papa Benedetto, umile lavoratore della vigna del Signore!

Ha conseguito la licenza in teologia spirituale e in teologia morale presso la Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale di Napoli. E’ stato recensionista per la rivista Il Cooperatore Paolino, docente di teologia spirituale presso l’Istituto Diocesano di Scienze Religiose dell’Arcidiocesi di Amalfi-Cava de’ Tirreni, direttore editoriale del mensile diocesano Fermento, bioeticista nel Comitato Etico dell’ASL Salerno. E’ cultore di materie filosofiche e teologiche, docente di I.R.C. in alcune Scuole Superiori di Cava de’ Tirreni e Presidente del sodalizio Cavalieri della Bolla Pontificia.

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