Confessiamo che non è facile parlare di Mikhail Sergheevic Gorbaciov, ultimo Segretario Generale del P.C.U.S., che si è spento il 30 agosto 2022 all’età di 91 anni, quasi dimenticato nella sua patria, che oggi stenta a rendergli omaggio.
Non è facile perché è stato un uomo che ha dato una svolta radicale al suo paese, commettendo molti errori per i quali ha sofferto insieme ad esso, tant’è che molti commentatori lo hanno definito uno statista più popolare all’estero che in patria.
Qualcuno ha anche scritto che lo si può paragonare a Vladimir Nikolaj Lenin, cognome ridotto poi a Lenin, grazie al quale l’Unione Sovietica diventò Stato socialista monopartitico governato dal Partito Comunista dell’Unione Sovietica.
Ma il paragone non regge prima di tutto perché Lenin fu un rivoluzionario dopo essere stato un teorico della rivoluzione contro il regime monarchico zarista, e come tale riuscì a portare a termine la rivoluzione di ottobre del 1917, con la quale il popolo russo si liberò della monarchia, passando, con spargimento di sangue, morti e feriti, alla “U.R.S.S. – Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche”.
Padre di glasnost e perestroika, trasparenza e cambiamento, anche a Gorbaciov, in effetti, gli deve essere riconosciuto il merito di aver portato avanti una rivoluzione, certamente meno cruenta dell’altra, vale a dire traghettare il suo paese verso la democrazia, verso il libero mercato, ma senza aver dato il tempo alla popolazione di prepararsi gradualmente a tale cambiamento.
Tornando al paragone con Lenin, riteniamo che non regga perché si vuole porre a confronto due rivoluzionari, ma in epoche e in situazioni completamente diverse.
Probabilmente se Gorbaciov avesse agito con gradualità non avrebbe avuto maggiori possibilità di realizzare il suo sogno: ma è un giudizio probabilmente azzardato, in quanto le rivoluzioni, anche di questo tipo, se non si fanno subito probabilmente non si fanno più.
Ma un fatto è certo, e cioè che Gorbaciov veramente è stato tanto osannato nel mondo almeno quanto è stato vituperato nel suo paese.
Una veloce panoramica della sua vita politica la si può leggere nel pezzo scritto per Repubblica il 31 agosto scorso dal suo ex direttore Ezio Mauro, cliccando sul link “ https://www.repubblica.it/esteri/2022/08/30/news/gorbaciov_morto_lultimo_segretario_generale_il_primo_riformatore-363556523/ ”, che spiega in maniera abbastanza sintetica, ma esaustiva, quello che è stato Gorbaciov da quando assunse il potere fino a quando fu quasi cacciato dai suoi avversari, sia perché ad essi inviso, sia perché si erano resi conto degli errori commessi e delle forzature operate.
Anche la rivoluzione gorbacioviana provocò morti e feriti, non come una rivoluzione armata, ma nel senso che la repentina trasformazione della organizzazione dello stato non riuscì, e il popolo si trovò, improvvisamente, senza risorse.
Chi ha vissuto l’esperienza di essere in Russia nei primi anni dell’epoca Gorbaciov racconta che, mentre prima tutto proveniva dalla organizzazione statale, dall’ago alle derrate alimentari, ai medicinali e a tutto ciò che quotidianamente occorre, improvvisamente questo flusso si bloccò, e il popolo non ebbe più risorse, né poteva provvedere d’iniziativa: era venuto a mancare quell’imbuto attraverso il quale l’organizzazione statale forniva tutto alla gente.
Questo esempio è probabilmente per noi difficile da comprendere, ma è quello che allora capitò in quel paese.
E quando alla popolazione cominciarono a mancare i viveri, il lavoro, e anche il misero sostentamento economico che il precedente sistema assicurava, insomma quelle certezze grazie alle quali il popolo sopravviveva, il poco ma sicuro, la rivoluzione gorbacioviana era già fallita.
Fu costretto a dimettersi, avviando un periodo buio per la Russia, che sfociò anche in moti rivoluzionari: come non ricordare l’attacco alla DUMA, il parlamento russo, avvenuto quando Borís Nikoláevič Él’cin (orientalizzato in Eltsin) era Presidente della Federazione Russa.
Gorbaciov era sprofondato dalle stelle alla stalla, fu messo da parte, e dignitosamente si eclissò, ormai conscio degli errori commessi, e contemporaneamente pago degli onori ricevuti e della intensa vita vissuta nella sua epoca d’oro.
Non vogliamo dilungarci ulteriormente sul sistema, e ci limitiamo ad onorare la memoria di Gorbaciov, ricordando il suo grande amore per la sua terra, per il popolo che si era illuso di poter in fretta e furia convertire, al quale egli comunque era inviso.
Ma la “madre Russia” non perdona, e anche in questa occasione lo ha dimostrato: Putin si è limitato a deporre sul feretro un mazzetto di fiori rossi, i funerali sono passati quasi inosservati, l’uomo che per oltre un decennio era stato il centro del mondo se n’è andato in punta di piedi.
Il nostro è un doveroso ricordo alla sua memoria.