C’è sempre il mare nei dipinti di Antonio Daponte il medico pittore, che per l’ottavo anno espone i suoi lavori a Minori al Largo Solaio dei pastai (ogni sera fino al 16 luglio). Il titolo della mostra “L8 – fight” gioca con i numeri e con il desiderio (o forse la speranza) di lottare.
Un’invocazione, che sa pure di preghiera, perché Daponte ha abbandonato i temi rosseggianti e ardenti dei vulcani in fiamme per trattenersi sulla spiaggia in compagnia di piccole imbarcazioni in secca o sospese su specchi d’acqua blu cobalto, bassi e trasparenti.
Tutto è blu nel mondo del Daponte, il mare, la vernice sulle carene, l’orizzonte, persino le ombre.
Piccoli elementi posano qua e là, solo per restituire la dimensione degli oggetti in primo piano: scogli, massi, bitte, scanni e sacchi abbandonati. L’assenza degli uomini è sintomo e causa di ogni solitudine.
Sembrano scafi trascurati o a riposo. Invernali. E se la lotta del Daponte, fosse quella contro il rumore?.
Lo ritroviamo ogni volta sufficientemente maturo nel suo dipingere: quella capacità di ritoccare il punto di vista, fa di Daponte un interprete conciliante e imperscrutabile della pittura. Selezionato il tema, lo analizza da ogni angolatura, della anamnesi ne fa metafora, all’osservatore (critico) lascia sempre un motivo di riflessione.
C’è forse un sottile filo che unisce le viste degli interpreti della Scuola di Maiori, i bastimenti tirati sulle spiagge di fine ‘800, che risale fino alle vedute di Virginio Quarta e di Bartolo Savo, con le barche tra i colori delle case, fino a queste, solitarie, del Daponte.
Tuttavia c’è da chiedersi se siano davvero spiaggiate le barche del Daponte, se la manutenzione che richiedono sia l’unico dettaglio che manchi al loro varo. O che quelle sospese sul mare, siano solo e viceversa in attesa di un navigante.Intanto mostrano le loro interiora, la colonna vertebrale, nuda, del corpo dell’imbarcazione. Lezione di anatomia navale che non stupisce, se impartita da un medico.
(nella foto sopra il pittore Antonio Daponte è al centro con la polo scura)
Sono, forse siamo, barche abbandonate sulla spiaggia o a mollo, in attesa di partire e di un nuovo destino.
Ma finché la barca non va…