L’immobilità sociale genera insicurezza: dall’inizio della crisi accantonati 114 miliardi di euro di liquidità aggiuntiva (più del Pil dell’Ungheria). Ko economico dei giovani: rispetto alla media, redditi più bassi del 15% (e del 26,5% rispetto ai loro coetanei di venticinque anni fa) e ricchezza inferiore del 41%. Torna l’occupazione, ma a bassa produttività.
Il 2016 è stato l’anno in cui hanno vinto gli irresistibili flussi: export, turismo, digitale, immigrati. Ma si è rotta la cerniera tra élite e popolo: crollo di fiducia per tutti i soggetti intermedi tradizionali, dai politici alle banche
Sono questi alcuni dei passaggi del 50° Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese/2016.
Per quanto riguarda i giovani, sono evidenti per il Censis gli esiti di un inedito e perverso gioco intertemporale di trasferimento di risorse che ha letteralmente messo ko economicamente i millennial.
Rispetto alla media della popolazione, oggi le famiglie dei giovani con meno di 35 anni hanno un reddito più basso del 15,1% e una ricchezza inferiore del 41,1%. Nel confronto con venticinque anni fa, i giovani di oggi hanno un reddito del 26,5% più basso di quello dei loro coetanei di allora, mentre per gli over 65 anni è invece aumentato del 24,3%.
La ricchezza degli attuali millennial è inferiore del 4,3% rispetto a quella dei loro coetanei del 1991, mentre per gli italiani nell’insieme il valore attuale è maggiore del 32,3% rispetto ad allora e per gli anziani è maggiore addirittura dell’84,7%.
Il divario tra i giovani e il resto degli italiani si è ampliato nel corso del tempo, perché venticinque anni fa i redditi dei giovani erano superiori alla media della popolazione del 5,9% (mentre oggi sono inferiori del 15,1%) e la ricchezza era inferiore alla media solo del 18,5% (mentre oggi lo è del 41,1%). (foto Angelo Tortorella)