Elezioni politiche 2018: cresce il popolo degli incerti
L’anno volge al termine e la data delle prossime elezioni politiche si avvicina sempre di più, ma l’incertezza tra gli elettori regna sovrana.
E’ con questa convinzione che l’istituto di ricerca SWG ha nei giorni scorsi effettuata una rilevazione per sondare le intenzioni di voto e i sentimenti del cosiddetto «popolo degli incerti».
“I giochi, dentro gli schieramenti -scrivono gli analisti di SWG- sono ancora avvolti in una convulsa spirale marcata dalle trattatove sulle liste dei candidati, dai bracci di ferro
tra leader, dagli annunci di uscite di scena o di scese in campo, dalle prese di posizioni ondivaghe che, a vario titolo, le forze politiche assumono in questo periodo… Se osserviamo i dati della prima se%mana di dicembre scopriamo che, rispetto a novembre, il numero degli indecisi è aumentato del 5%”.
Fatto sta che ad oggi solo il 59,5% dell’elettorato ha compiuto una scelta per quando non proprio granitica. Insomma, più del 40% degli intervistati si ritrova in quel che i ricercatori di SWG chiamano la «tribù degli incerti».
Si tratta, spiegano i ricercatori di SWG, di un “agglomerato non omogeneo che è spaccato in due grandi gruppi: il clan degli indecisi (20,1% del corpo elettorale, pari a oltre 9 milioni e 341 mila elettori residenti in Italia) e il clan degli astenuti (20,4%). Il clan degli indecisi è composto dagli elettori che, pur intenzionati a votare, si sentono confusi, delusi, arrabbiati, disincantati rispetto ai partiti e alla politica. Questo clan non è monolitico. Al suo interno convivono due sottoinsiemi, altamente volatili: il primo, più grande, è lo sciame degli indecisi orientati (68%), mentre il secondo è lo sciame degli indecisi disorientati (32%)”,
In altre parole i disorientati, che ammontano a circa tre milioni di elettori, sono quelli che più di altri possono scegliere all’ultimo momento oppure decidere di non andare alle urne e ingrossare la quota degli astenuti.
Gli orientati, invece, corrispondono a circa 6 milioni di elettori, “hanno partiti o leader di riferimento, ma sono rimasti delusi o scottati dalle loro scelte politiche. Questo sciame, che contiene oltre 6 milioni di persone, è altamente fluido ed è aperto a differenti offerte politiche. Il 56% degli indecisi orientato, infatti, non ha particolari elementi di sintonia con qualche politico. Il restante 44% prova, invece, delle simpatie, che non si sono ancora trasformate in decisioni di voto”.
E gli astenuti?
“Nel 2013 gli astenuti -spiegano gli analisti di SWG- erano il 24,8% (cinque anni prima, nel 2008, erano il 19,5%), oggi, a diversi mesi dal voto, abbiamo il 20,4% di persone che ha già (tendenzialmente) deciso di disertare le urne. Di questi il 71% è recidivo (si era astenuto anche nel 2013). Il 14%, nel 2013, ha votato per Forza Italia, Lega Nord o
altri di centrodestra. Il 10% arriva da un voto al PD, mentre il 5% ha abbandonato i Cinquestelle. I motivi del non voto sono, per lo più, di matrice politica. Il 37% lo fa per
protestare contro il sistema. Il 34% è convinto dell’inutilità del proprio voto, mentre il 32% non si sente rappresentato da alcun partito”.
In conclusio-ne, con oltre il quaranta per cento di elettori ancora indecisi sulla scelta del voto alle prossime politiche, per i partiti è giocoforza giocarsi il tutto per tutto in una campagna elettorale dagli esiti incerti sotto tutti i punti di vista.