Una recente sentenza della Corte di Cassazione (la 36867 del 2016) ha stabilito che chi si masturba in luogo pubblico non è più sottoposto alla legge penale, giacché l’art. 2 del decreto legislativo numero 8 del 2016, ha depenalizzato tale reato.
La Corte ha dovuto affrontare, e decidere, il caso di un anziano sessantanovenne catanese che era stato sorpreso a compiere atti di autoerotismo nei pressi di una cittadella universitaria, al passaggio di alcune studentesse; per questo nel 2015 era stato condannato, con giudizio di primo grado e di appello, a tre mesi di reclusione.
Ma la Corte di Cassazione ha dovuto annullare tali sentenze in quanto l’articolo 131 bis del codice penale, recentemente modificato, ha depenalizzato tale rato, insieme a numerosi altri, sottoponendo però il reo ad una sanzione amministrativa da 5 a 30mila euro.
Nel caso specifico l’anziano catanese è stato condannato a pagare la sanzione di oltre 3mila euro.
Non c’è molto da dire, ma due osservazioni vanno fatte.
La prima riguarda la sanzione amministrativa, che certamente colpisce pesantemente chi si “diletta” in tali esibizioni, particolarmente riprovevoli e ripugnanti, specialmente se avvengono in presenza di persone che in quel momento si trovano ad essere deboli e indifese nei confronti di simili violenze, come le donne e i bambini, che frequentemente ne sono vittime.
La seconda riguarda la follia della nuova legge che ha introdotto le depenalizzazioni, la quale non colpisce più certi tipi di reato, particolarmente abominevoli, come quello di cui stiamo parlando, pure se li sanziona pesantemente dal punto di vista pecuniario.
Dal che è facile dedurre che il Governo, da un lato aumenta gli introiti, dall’altro libera il sistema carcerario da un peso che, probabilmente, era eccessivo.
Il che, da un freddo punto di vista strettamente logico, non fa una grinza, ma lascia con l’amaro in bocca quanti, probabilmente vittime di questo tipo di violenza, non vedono più penalmente sanzionato lo sporcaccione che si è esibito.