scritto da Nino Maiorino - 11 Aprile 2017 09:54

Ma che senso ha?

Ciò che sto per raccontare mi fa venire in mente la nota canzone cantata da Nada, al Festival di San Remo del 1969, dal titolo “Ma che freddo fa”: ve lo ricordate il ritornello “…ma che freddo fa? ma che freddo fa?…”

E’ da questa mattina che mi frulla in testa, da quando sono uscito dall’Ufficio Anagrafe del Comune metelliano dove avevo accompagnato un congiunto, residente altrove, a fare la richiesta di trasferimento di residenza qui a Cava per ricongiungersi con il proprio coniuge.

Operazione che dovrebbe essere di una semplicità eccezionale, giacché nessuno può impedire o ostacolare che un cittadino decida dove risiedere, diritto sancito dalla Costituzione la quale, all’art. 16, recita: ““Ogni cittadino può circolare e soggiornare liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale, salvo le limitazioni che la legge stabilisce in via generale per motivi di sanità o di sicurezza. Nessuna restrizione può essere determinata da ragioni politiche””.

E l’art. 14 della Costituzione rafforza tale libertà di scelta prevedendo il diritto di libera circolazione e soggiorno e, in dettaglio: a) la libertà di circolare nel territorio dello Stato;b) la libertà di fissare ovunque nel territorio dello Stato la propria residenza; ecc. ecc.

Orbene, allorquando il congiunto ha chiesto al solerte dipendente dell’Ufficio anagrafe cavese il trasferimento di residenza si è visto opporre una serie di difficoltà, estrinsecatesi prima in domande quali: “Ma perché volete trasferirvi a Cava?”; “Ma avete portato tutti i documenti occorrenti?”.

E alla risposta di essere in possesso della Carta d’identità, del codice fiscale, e della patente di guida, il “solerte” dipendente, con sguardo e atteggiamento tra il commiserevole e il saccente ha risposto che ciò non bastava, giacché “il regolamento” (quale?) impone che, per trasferire la residenza in quel di Cava occorrano tanti altri documenti, e si è precipitato a consegnare la fotocopia di un foglio proveniente dall’Ufficio Relazioni con il Pubblico il quale prevede che, oltre alle copie dei suddetti documenti già esibiti, occorre, in base al decreto legge 28.03.2014 n. 47, poi convertito nella legge 23.05.2014 n. 80, in applicazione dell’art. 5, rubricato nientepopodimeno “Lotta all’occupazione abusiva di immobili …” tutti i seguenti documenti: 1) se proprietario, documentazione con i riferimenti catastali; 2) contratto di locazione registrato; 3) contratto di locazione immobile E.R.P. o autorizzazione all’ospitalità dell’Ente concedente; 4) contratto comodato d’uso registrato; 5) documentazione dello stato di usufruttuario; 6) altro titolo all’occupazione dell’immobile.

Non vi dico cosa accade in caso di proprietà indivisa…

Ma non è finita: infatti occorre anche “almeno” (bontà comunale) copia di un contratto Ta.Ri. o Acquedotto.

E poi: patente di guida di tutti i componenti del nucleo familiare, e i libretti di circolazione di auto e motoveicoli.

Mancava solo la richiesta del DNA, magari autenticata dal Notaio.

E il tutto perché? Per il Decreto legge 28.03.2014 n. 47, poi convertito nella legge 23.05.2014 n. 80, in applicazione dell’art. 5, rubricato “Lotta all’occupazione abusiva di immobili …”.

Incredibile: per chi non crede vada all’Ufficio anagrafe e si faccia dare il foglietto, qui riprodotto …

Orbene, se quel foglio con relative istruzioni l’avessero rubricato, che so, magari disposizioni contro il terrorismo, me ne sarei fatta una ragione, e magari l’avrei pure accettato e forse condiviso, anche se non riesco a capire a cosa servano, ad esempio, le copie dei documenti di circolazione di auto e motoveicoli, e tante altre.

Ma pretendere tutta questa documentazione per contrastare il fenomeno dell’abusivismo edilizio mi sembra una cosa di un’assurdità inaudita.

Il Comune di Cava, come tanti in Italia, ha consentito per decenni che si costruisse abusivamente dappertutto, con il “beneplacito” di noti personaggi che, dall’interno dello stesso Comune, verbalmente autorizzavano gli ignari e ignoranti abusivi costruttori, molti dei quali non per vere necessità abitative ma solo per speculazioni, e ora pretende di controllare e risanare il tutto sottoponendo un “povero cristo” che vuole solo cambiare residenza alla predisposizione di un fascicolo corposo e inutile.

Il Governo centrale, durante la reggenza di Renzi, ha fatto un gran parlare dello snellimento della burocrazia; ciò che capita al Comune di Cava dimostra una sonora sconfitta di quelle buone intenzioni.

Ed è per questo che da stamattina mi frulla in testa il motivetto della canzone cantata da Nada, al quale ho cambiato solo le parole: “…ma che senso ha? Ma che senso ha?…”.

Classe 1941 – Diploma di Ragioniere e perito commerciale – Dirigente bancario – Appassionato di giornalismo fin dall’adolescenza, ha scritto per diverse testate locali, prima per il “Risorgimento Nocerino” fondato da Giovanni Zoppi, dove scrive ancora oggi, sia pure saltuariamente, e “Il Monitore” di Nocera Inferiore. Trasferitosi a Cava dopo il terremoto del 1980, ha collaborato per anni con “Il Castello” fondato dall’avv. Apicella, con “Confronto” fondato da Pasquale Petrillo e, da anni, con “Ulisse online”.

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