Occorre saper separare e isolare il cattivo politico dal buon politico. Andrebbe cambiata anche la mentalità con cui oggi viene vissuta la cittadinanza: l’elettore il più delle volte si dimostra un risparmiatore cognitivo. Uno che non ama spremersi le meningi sulle scelte elettorali.
Ho grande rispetto per le persone che accolgono in casa un cane. Credo che in questo gesto si possano trovare sentimenti positivi come la predisposizione all’accudimento, il senso dell’altro da se, una sorta di pedagogia dell’attenzione e del pensiero antiegoistico.
Quando, però, cammino per le vie del centro sono ormai costretto ad abbassare lo sguardo, privandomi del guardare in faccia la gente, per evitare incidenti maleodoranti. Le strade tappezzate di deiezioni dei cani non raccontano l’incontinenza dei poveri animali ma la volgare inciviltà dei padroni.
Naturalmente trovo quelle persone insopportabili e degne delle sanzioni penali più feroci (per esempio nettare l’isolato dalle schifezze dei propri cani ed anche altrui). Ma questo non mi fa cambiare idea sulla buona opinione che ho delle famiglie che hanno in casa un cane.
Lo stesso processo logico mi porta ad essere parecchio offeso dalla considerazione che si appiccica addosso a chi fa politica.
Quante volte abbiamo ascoltato le peggiori cose di questo mondo sul ceto politico, concorrendo generosamente noi stessi al rumore di fondo che disegna il politico come uno cui si applica l’istituto giuridico della presunzione di colpevolezza: deve dimostrare lui che non è disonesto, arrivista e incapace. Beh: io non ci sto. Io non sono né l’uno né l’altro né l’altro ancora e pretendo che mi si venga riconosciuto. Perché, come è giusto e civile distinguere tra i portatori di cani a passeggio le persone per bene (che sono la maggioranza, sennò saremmo sommersi dalle deiezioni canine) da quelle da mettere fuori dal consorzio civile, così occorre saper separare e isolare il cattivo politico dal buon politico.
Certo, finora non hanno aiutato molto le leggi elettorali che, rubando il diritto di scegliersi il proprio rappresentante, hanno reso fragile il rapporto fiduciario su cui si basa la rappresentanza democratica : è da un bel pezzo, ormai, che gli elettori vanno a votare per le assemblee legislative turandosi il naso e scegliendo il male minore, essendo stato sottratto il bene della scelta migliore.
Per questo andrebbe cambiato in modo radicale il sistema elettorale. Ma andrebbe cambiata anche la mentalità con cui oggi viene vissuta la cittadinanza: l’elettore il più delle volte si dimostra un risparmiatore cognitivo. Uno che non ama spremersi le meningi sulle scelte elettorali, ma si lascia trascinare dal rumore di fondo. Invece, la democrazia è distinzione e la cittadinanza è un mestiere impegnativo.
Mettiamola così: se ci lasciamo travolgere dal rumore e non cerchiamo di capire è come se andassimo a spasso per le nostre città col naso all’insù. Poi diventa inevitabile mettere il piede in un maleodorante fallo.
Pino Pisicchio
Presidente del Gruppo Misto alla Camera dei deputati