scritto da Nino Maiorino - 15 Dicembre 2015 10:22

Il decreto salvabanche e le porcherie della nuova finanza

Senza voler entrare nel “tecnicismo” con il quale quattro banche di medie dimensioni hanno truffato circa 15mila clienti, proviamo a fare un poco di chiarezza su questa triste e pericolosa vicenda.

Una circostanza che, oltre a far perdere i risparmi di una vita a tanti risparmiatori, ha anche provocato il suicidio di uno di essi il quale, quando ha compreso quello che era accaduto ed ha tentato in tutti i modi di farsi spiegare dalla banca della quale si era fidato cosa fosse capitato e come avrebbe potuto recuperare il capitale perduto, si è visto trascurato, messo da parte, non considerato, e il suo gesto, oltre che di disperazione per aver visto volatilizzati i risparmi di una vita, sembra sia stato di reazione a quell’atteggiamento di noncuranza nei suoi confronti da parte di coloro nei quali aveva avuto fiducia.

E’ d’obbligo una premessa.

La Banca dell’Etruria, la Banca delle Marche, la Cassa di risparmio di Ferrara e la Cassa di risparmio di Chieti, hanno venduto per anni ai loro clienti prodotti finanziari che, alla luce dei fatti, si sono rivelati “spazzatura”, pubblicizzandoli come prodotti con buon rendimento ma senza rischio; in pratica hanno fatto passare per Obbligazioni (equiparandoli a titoli totalmente garantiti) investimenti che non avevano alcuna garanzia essendo legati all’andamento dell’azienda, talché se questo fosse stato negativo (come poi si è rivelato), le conseguenze si sarebbero riversate tutte sugli inconsapevoli sottoscrittori, cosa che è avvenuta; ancora più grave il fatto che molti sembra siano stati costretti ad acquistare quella “spazzatura” nel momento il cui avevano chiesto alla Banca prestiti o mutui, in questo modo hanno pagato due volte il prezzo di questa che può considerarsi una vera e propria truffa.

E’ illuminante, in proposito, la dichiarazione di un ex dipendente di una delle Banche “salvate”, il quale ha dichiarato che veniva costretto dalla Banca a vendere quei prodotti in quel modo anche a persone che nessuna predisposizione al rischio avevano mai dichiarato, falsificando la realtà delle cose.

Nessuno aveva spiegato agli ignari risparmiatori che quei loro investimenti non erano nemmeno protetti dal “Fondo interbancario di tutela dei depositi”, del quale beneficiano i “veri” depositanti, vale a dire quei clienti che hanno versato i loro risparmi su un deposito o un conto corrente i quali, fino 100mila euro sono garantiti appunto da quel fondo talché, se la banca dovesse “fallire”, i loro risparmi, fino a quell’importo, sono protetti.

Dicevamo che questa è una vicenda triste e pericolosa.

Triste in quanto circa 15mila risparmiatori hanno perso i risparmi di una vita, e non si sa se, come e quando, riusciranno a recuperarne parte; e triste anche per quel decesso per il quale ora qualche giudice vorrebbe perseguire i responsabili per il reato di istigazione al suicidio (non si sa chi e come) e che comunque non riporterà in vita il deceduto.

Pericolosa in quanto scardina un pilastro della nostra economia, vale a dire la fiducia, finora incondizionata, dei risparmiatori nei confronti del sistema bancario, considerato il più sicuro in assoluto, grazie anche alla pressante vigilanza alla quale è sottoposto dalla Banca d’Italia che, in questo caso, si è mostrata non all’altezza perché, pure se da tempo aveva evidenziato la pericolosità di quei prodotti, poi nulla ha fatto per controllare che non venissero venduti a chi di alto rischio non vuol saperne e che di finanza pericolosa proprio non se ne intende; e la Consob non ha fatto di meglio

“Ma –sembra dire qualcuno per discolparsi – i sottoscrittori di quei prodotti ne avevano firmato il contratto in cui sono specificati i rischi ai quali andavano incontro”.

Ma qualcuno ha mai letto quei contratti? Pagine e pagine di clausole, la maggior parte delle quali incomprensibili anche a un addetto ai lavori, che le banche hanno adottato proprio per tutelarsi contro azioni di responsabilità da parte di depositanti penalizzati per la loro incompetenza, ben sapendo che nessuno è in grado di capirle, se pure ha la pazienza di leggerle.

La verità è una sola: il depositante si fida della banca, ma ancor più del funzionario che lo consiglia, lo orienta, lo convince; è pericolosissima la venuta meno di questo rapporto di fiducia, senza di esso cosa rimarrà?

E’ in questa ottica che il governo deve intervenire, come sembra voglia fare, con una normativa che vada a sostituire quella esistente e dia maggiore garanzia a chi ancora si fida del sistema bancario e, nel contempo, maggiori poteri e responsabilità a chi vigila sullo stesso affinché non si ripetano altri casi del genere.

Classe 1941 – Diploma di Ragioniere e perito commerciale – Dirigente bancario – Appassionato di giornalismo fin dall’adolescenza, ha scritto per diverse testate locali, prima per il “Risorgimento Nocerino” fondato da Giovanni Zoppi, dove scrive ancora oggi, sia pure saltuariamente, e “Il Monitore” di Nocera Inferiore. Trasferitosi a Cava dopo il terremoto del 1980, ha collaborato per anni con “Il Castello” fondato dall’avv. Apicella, con “Confronto” fondato da Pasquale Petrillo e, da anni, con “Ulisse online”.

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