scritto da Nino Maiorino - 02 Marzo 2017 11:48

Gli spari di Napoli

L’ennesimo episodio dovuto a comune delinquenza (o delinquenza organizzata) si è verificato nel cuore del Rione Sanità, a Napoli, giovedì 23 febbraio, e il rilievo che ne ha dato la stampa nazionale e locale è inferiore solo al raccapriccio che questo nuova sparatoria ha destato nel pubblico, giacché essa è avvenuta alle ore 7,30 circa di una giornata lavorativa, in una zona popolatissima, in un’ora in cui per strada c’erano tantissime persone e anche bambini che andavano a scuola.

Fortunatamente non c’è stata nessun morto, come purtroppo avvenne nel settembre 2015, a poca distanza, a Genny Cesarano, vittima innocente di un analogo episodio di scambio di colpi di pistola per strada tra due gruppi di camorristi che pure in quella occasione non esitarono ad affrontarsi in una strada affollata dello stesso rione.

“Niente di nuovo”, verrebbe da dire.

Di questi episodi, che si chiamino “stese”, atti intimidatori, scontri tra bande, le strade napoletane sono piene, quasi quotidianamente la stampa li rileva e lì documenta, oramai sembra che, purtroppo, quasi non facciano più notizia.

Questo di cui ci stiamo occupando ha fatto una sola vittima, il vetro di un banchetto che i bar e le pasticcerie napoletane usano per esporre, all’esterno dei locali, le loro prelibatezze, prevalentemente cornetti, briosce, zeppole e sfogliate nelle ore del mattino, per cambiare, all’ora di pranzo, con pizze e pizzette, panzarotti di patate e arancini di riso, e poi calzoni e panini imbottiti: il tutto rigorosamente caldo.

Purtroppo, l’altra mattina lo storico bar-pasticceria Poppella, che tra quattro anni festeggia il centenario dell’apertura, ha dovuto constatare che anche per lui la pace è finita, oggi raccogliendo i cocci del cristallo frantumato, domani chi sa…

“Eppure – si sfoga il proprietario Ciro Scognamiglio – non credo di meritarlo; amo questo quartiere, sono disponibile con tutti, con la mia attività dò lavoro a tanti giovani..”

Ma nessuno si sbilancia  su un probabile (probabile?) movente, nessuno parla, né di intimidazione, né di estorsione, né di vendetta.

Ma a Napoli, specialmente in questi rioni popolari, non si parla solo con le parole, anzi si parla meglio senza, con la mimica, con le espressioni anche rigide e tirate del volto: come di quello ripreso dalle telecamere di un vicino macellaio il quale, con un eloquente e assordante silenzio, con viso tra il sorridente e il dolorante, con una espressione mummificata, ha detto, in pochi secondi, pure senza pronunciare sillaba, tante di quelle cose, ma proprio tante: basta saperle leggerle su quel volto e tradurle.

Però, in queste circostanze, c’è chi parla, parla e straparla; sono sempre gli stessi personaggi, a parte i responsabili delle forze dell’ordine, che pure parlano per lamentare costantemente le difficoltà e le carenze nelle quali operano (e sono sacrosante); a parte gli organi istituzionali delle forze dell’ordine, il Questore, il Capo della Polizia, il Comandante dell’Arma dei Carabinieri, che puntualmente rassicurano la popolazione e ribadiscono il loro costante impegno al contrasto della criminalità.

Poi c’è il Sindaco, poi il Presidente della Municipalità; e poi c’è Roberto Saviano.

Tralascio le forze dell’ordine e i loro capi che, in una realtà tanto variegata come quella partenopea, probabilmente veramente fanno i salti mortali e i giochi di prestigio per cercare di stare in mezzo alla gente, e tralascio pure il presidente della municipalità, figura che, in buona sostanza, “non conta né accusa” come dice il popolare adagio napoletano.

Ma non tralascio gli altri due personaggi, sempre pronti a commentare, recriminare, distinguere, sproloquiare: Roberto Saviano, da un lato, e il Sindaco Luigi De Magistris dall’altro.

Che Saviano sia un esperto in cose di camorra è un fatto: si è conquistato sul campo la sua esperienza, con “Gomorra” si è fatto un nome e la sua notorietà la sta pagando a caro prezzo con la vita blindata che conduce.

E fa bene a ricordare in continuazione che la camorra non è ancora sconfitta, e tra le righe lancia messaggi pessimistici facendo comprendere che probabilmente non lo sarà mai, la sua sconfitta definitiva non potrà avvenire giacché le radici del fenomeno camorristico sembra che siano nel dna di molti napoletani, probabilmente anche di quelli che dei fenomeni delinquenziali sono vittime.

Ma il personaggio che, in questa e in tante occasioni, mi inasprisce, mi irrita e mi fa andare in bestia è Luigi De Magistris, Sindaco della città alla seconda legislatura, il quale, di fronte ad episodi di una gravità eccezionale, come l’ultimo avvenuto al Rione Sanità, non trova altro e meglio da dire che stupidate come: “E’ un fatto grave, inaccettabile, inaudito”. E continua: “Quando si spara deve intervenire lo Stato, e cioè le forze dell’ordine e la magistratura. Un anno fa l’allora Ministro dell’Interno venne a dire che la catena degli spari sarebbe stata interrotta dalla presenza dell’esercito al Rione Sanità. Io mi permisi di sollevare delle perplessità perché l’esercito può essere utile nella lotta alla criminalità per presidiare obiettivi sensibili, ma contro spari, rapine e omicidi non serve l’esercito””. E ancora: “”Da sindaco della città del riscatto ci auguriamo che lo Stato investa in modo adeguato””.

Ha poi parlato delle telecamere delle quali, su oltre 210, sembra che ben 124 non funzionino: e anche di questo, per De Magistris, lo Stato è responsabile.

Orbene, in una città, piccola o grande che sia, il Sindaco è responsabile anche della sicurezza, avvalendosi e coordinandosi, ovviamente, col i presidi delle forze dell’ordine del territorio, non escluso il Corpo della Polizia municipale che a lui fa capo.

E’ fuori dubbio che in una città di poche migliaia di abitanti il Sindaco ha gioco facile in quanto il Comandante della  caserma dei Carabinieri o il Commissario di Polizia sanno ben controllare il piccolo territorio, e il Sindaco, pure responsabile, se ne avvale e fa anche bella figura.

Ciò non toglie che anche in una città grande come Napoli il Sindaco sia responsabile, e non può scendere, come sembra, dalle nuvole scoprendo che la metà delle telecamere non funziona, giacché sembra che proprio il Comune, del quale egli stesso è il responsabile, debba farle funzionare.

A De Magistris vorrei rivolgere qualche semplice domanda, ad esempio: “Caro Sindaco, fai bene a lamentare che deve intervenire lo Stato: ma lo Stato, a Napoli non sei pure tu?”. Oppure: “Caro Sindaco, ma le telecamere che tu sai non funzionati, non è compito tuo farle ripristinare e tenerle efficienti come quelle che usi per rilevare le infrazioni degli automobilisti ai quali puntualmente vengono recapitati i verbali per le infrazioni commesse?”. E ancora: “Caro Sindaco, tu dici che fatti del genere, sono gravi, inaccettabili, inauditi: ma tu, come Sindaco e, quindi, responsabile della sicurezza, cosa hai fatto e cosa intendi fare per contrastarli? Non hai anche tu la Polizia municipale che, oltre a fare contravvenzioni per divieti di sosta delle automobili o mancato rispetto delle precedenze o dei semafori, dovrebbe anche fare qualcosa in più, non escluso il controllo del territorio; è un esercito, il loro numero è forse più alto di quello delle altre forze dell’ordine messe insieme; dove sono a presidiare il territorio? Dov’erano la mattina del 23 febbraio nel rione Sanità?”.

Ma non c’è anche un Assessore alla Sicurezza: mi risulta infatti che Carmine Piscopo, sia “Assessore al diritto alla città, alle politiche urbane, al paesaggio e ai beni comuni” e, tra le tante deleghe, abbia anche quella del coordinamento delle politiche e delle azioni per il territorio: non rientrerebbe anche nelle sue competenze il controllo del territorio e, magari, il ripristino del buon funzionamento delle telecamere di sicurezza?

E verrebbe da concludere: “”Caro Sindaco, ma perché non ti avvali di un verso esperto in sicurezza, che faccia parte della tua giunta e coordini gli interventi di presidio del territorio, specialmente delle parti più turbolente come, ad esempio, i Quartieri spagnoli, il Rione Sanità, il Rione Traiano, Scampia?””.

Caro Sindaco De Magistris, ma perché non ti dai una mossa?

Classe 1941 – Diploma di Ragioniere e perito commerciale – Dirigente bancario – Appassionato di giornalismo fin dall’adolescenza, ha scritto per diverse testate locali, prima per il “Risorgimento Nocerino” fondato da Giovanni Zoppi, dove scrive ancora oggi, sia pure saltuariamente, e “Il Monitore” di Nocera Inferiore. Trasferitosi a Cava dopo il terremoto del 1980, ha collaborato per anni con “Il Castello” fondato dall’avv. Apicella, con “Confronto” fondato da Pasquale Petrillo e, da anni, con “Ulisse online”.

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