Da dove cominciare per ricordare l’amico Peppino Muoio che ci ha lasciato ieri in punta di piedi? Il pericolo, confesso, in questi casi è di cadere nella retorica. E Peppino non lo meriterebbe.
Con un collega giornalista, poco dopo aver appreso la notizia, immaginavamo che forse Peppino da lassù un po’ sorride divertito guardandoci intenti a scrivere di lui e nella ricerca della sua foto a corredo del pezzo. Lui ha dovuto farlo tante volte, sovente in situazioni terribilmente dolorose per eventi tragici, che avevano colpito qualche famiglia cavese con la perdita di un loro caro. E non era facile, fino a pochi anni fa, quando non c’era l’impazzimento di oggi dei social, trovare una foto reclamata senza mezzi termini dalla redazione.
Altri tempi. Erano quelli che aveva vissuto da giornalista Peppino. Qualcosa come mezzo secolo di vita cittadina. Vissuti da protagonista, forse anche suo malgrado.
E c’è da credere che forse un po’ sarà pure contrariato. Possibile mai, di sicuro si starà chiedendo, che ora la notizia sarei io?
Peppino, questa è la verità, era soprattutto una persona semplice, sobria, essenziale. Non ero tipo da stare sotto la luce dei riflettori. Era figlio del popolo e tale è sempre voluto restare. Un uomo colto, dai ragionamenti politici assai raffinati e dalle riflessioni acute, ma mai che ne avesse fatto sfoggio o fatto pesare, tutt’altro. Guardava alle vicende cittadine con partecipazione civile, ma con il distacco dell’osservatore, di chi gli piaceva stare in mezzo, ma senza entrare nella mischia. E non gli mancava una garbata ironia nell’osservare quanti sgomitavano per un posto in prima fila o per salire sul palcoscenico in quella grande fiction della vita cittadina. Peppino stava lì a guardare, con il suo sorriso tanto bonario quanto beffardo, ma sempre sinceramente speranzoso che i protagonisti della fiction, soprattutto di quella politica, fossero all’altezza delle aspettative della città.
Voglio chiudere queste poche righe ricordando una sua grande dote, che era quella di stabilire dei rapporti cordiali con tutti e in ogni caso. E nella sua vita, soprattutto di giornalista di cronaca politica, non mancarono equivoci e incomprensioni, che per lui erano insopportabili crucci. Peppino, in questi casi, cercava sempre da buon cristiano di recuperare il rapporto umano e se c’era da scusarsi, senza curarsi di avere torto o ragione, non ci pensava su neanche un attimo. La verità è che se facessimo tesoro di questo suo insegnamento, molto probabilmente vivremmo in un mondo migliore e più in pace con noi stessi e con gli altri.
Ci mancherai caro Peppino.
Mi mancheranno i tuoi commenti e le osservazioni sulle cose che scrivevo. E mi mancheranno i fugaci ma simpatici inciuci che facevamo sulla politica cittadina.
Speriamo di ritrovarci per commentare le vicende della nostra città e fare ancora qualche inciucio politico da lassù.
Ciao Peppino, riposa in pace. (foto Michele Mari)
Ci voleva bene come se fossimo tutti dei suoi figli. Un abbraccio ad una persona unica e speciale!