L’attuale Amministrazione comunale e, in particolare, il vicesindaco Nunzio Senatore, in questi tre mesi hanno affrontato il problema della gestione dei rifiuti con piglio e profitto. E’ arrivata l’ora, però, di cambiar passo per non gettare alle ortiche tutto quanto finora si è fatto di buono.
Procediamo con ordine. Ieri mattina, a Palazzo di Città, è stata tenuta una conferenza stampa dal titolo molto impegnativo e condivisibile: “Conoscere per programmare”. Quel che è discutibile è però il livello di conoscenza da cui si vorrebbe partire per programmare, che si basa sui dati di una indagine assai casareccia effettuata dalla Metellia Servizi, somministrando un questionario ai cittadini che nello scorso mese di luglio si sono recati a conferire i rifiuti nelle isole ecologiche. Ne sono emerse delle “verità” assai scontate. Insomma, i risultati ottenuti sembrano non essere altro che la scoperta dell’acqua calda.
I dirigenti della Metellia addirittura hanno constatato con meravigliata e quasi malcelata soddisfazione che, quest’estate, un migliaio di cittadini cavesi si sono recati negli uffici della società per informarsi sugli orari e sulle modalità di conferimento dei rifiuti. E’, questa, purtroppo, la dimostrazione più plastica di come la cittadinanza cavese sia stata abbandonata a sé stessa in questi ultimi anni. In altre parole, non c’è stata da parte della Metellia e del Comune nessuna iniziativa di comunicazione pubblica (che è cosa diversa dall’informazione e dalla pubblicità). La Metellia e l’ex Seta si sono limitate a raccogliere al meglio i rifiuti (grazie a Dio!) e basta, dimenticando che una società che si occupa di igiene urbana deve fare anche altro, mettendo, innanzi tutto, in campo una comunicazione puntuale e mirata, capace cioè di coinvolgere i cittadini. Alla fine, al fronte sono andati solo gli operatori del settore, che hanno fatto il loro dovere sino in fondo, ma senza alcuna copertura politica e di comunicazione.
Nella nostra città, tanto per capirci, la battaglia sui rifiuti è stata persa quando, circa quattro anni fa, venne abolita la distribuzione delle buste per la raccolta da parte del Comune, e che vedeva la partecipazione attiva di parrocchie, centri di aggregazione anziani e associazioni. Da quel giorno si allentò la presa, venne meno quella tensione che c’era stata in precedenza. Fu l’inizio del degrado di cui tuttora si vedono i riverberi negativi. L’attuale Amministrazione deve partire soprattutto da qui. Questo per dire che è illusorio credere di vincere la battaglia dei rifiuti solo con le pur necessarie sanzioni o con il rendere, come è doveroso, il più efficiente possibile la gestione del servizio. Serve, invece, oltre a ciò, coinvolgere per un obiettivo condiviso i vari segmenti della società cavese e i singoli cittadini. E la condivisione non nasce solo dalla semplice esortazione a collaborare o da una maggiore informazione, bensì da una complesso di iniziative di comunicazione (che non sono, tanto per evitare grossolani equivoci, un semplice manifesto, un nuovo sito web o un pannello pubblicitario) la cui bontà si misura dalla loro capacità di determinare un cambiamento nei comportamenti dei cittadini destinatari del messaggio. Insomma, a mo’ di esempio, comunicare non è tanto pubblicare l’abbecedario, quanto distribuirlo e presentarlo con personale esperto in modo pianificato e sistematico (e quindi non a casaccio e in modo occasionale), anche con l’ausilio di concrete dimostrazioni, nelle scuole di ogni ordine e grado, ma anche nelle comunità parrocchiali e nelle varie associazioni. E l’operazione va ritenuta riuscita quando, con un’adeguata azione di monitoraggio, viene oggettivamente rilevata una modifica nei comportamenti. In altre parole, la questione dei rifiuti è anche culturale, e la nostra città ha le carte in regola per risultare vincente in questa battaglia di civiltà.
Poi, in tema di revisione della spesa (e quella dei rifiuti pesa troppo sui bilanci delle famiglie e imprese cavesi), occorre un’operazione verità. Spiegare, cioè, una buona volta per tutte, quali sono le cause reali che determinano un costo dai 2 ai 4 milioni annui in più a carico dei cittadini, in larga misura per l’eccessivo costo del personale che, tra Metellia e Consorzio, nel complesso supera il 50% e si avvicina al 60% delle spese di gestione dle servizio.
Fermiamoci qui. Al vicesindaco Senatore, in conclusione, in attesa di riorganizzare il servizio per avere meno costi e più efficienza, piuttosto che disperdere energia in inutili conferenze stampa, ci permettiamo di invitarlo da un lato a proseguire in trincea il proficuo lavoro che sta portando avanti, dall’altro ad avviare una vera campagna di comunicazione e di ascolto per sollecitare la partecipazione attiva e funzionale dei cittadini. Infine, di ricordare che è vero, per programmare occorre conoscere, ma per davvero, attraverso rilevazioni corrette e non improvvisate, insomma, non realizzate con metodologie da apprendisti stregoni. Insomma, a ciascuno il suo mestiere, a meno che, lui così concreto e operativo, non voglia rischiare di diventare anch’egli l’assessore di una città della fiction.