La campagna elettorale sta per entrare nel vivo. E’ questione di pochi giorni, ormai, e si aprirà ufficialmente la competizione che dovrà portare al rinnovo del Consiglio comunale e del sindaco di Cava de’ Tirreni. Nel frattempo, è però già iniziata la gara ad affiggere manifesti, quasi sempre inguardabili, così come l’apertura dei vari comitati elettorali e i primi incontri, soprattutto nelle frazioni.
Per il resto, c’è poca da aggiungere. Sul numero spropositato dei candidati a sindaco e presumibilmente di quelli a consigliere comunale, si è già detto e parecchio, in più di un’occasione. Sul clima di confusione che vive la politica cittadina, pure. E lo stesso vale per il disagio, lo scarso entusiasmo se non una vera e propria indifferenza, ma forse anche insofferenza, che si avvertono in città per questo appuntamento elettorale.
Al momento, c’è poco altro da registrare. Per quel poco che finora si è visto, alla folla di candidati non corrisponde la qualità della proposta politica. Mancano le idee, i programmi, i progetti. C’è un pauroso vuoto cosmico. Oltre gli slogan e le facce dei candidati, si vede poco o niente.
Quel che più preoccupa, però, è che a far cilecca non è solo la politica, ma l’intera città, che in quest’ultimo decennio sembra essersi inaridita. Insomma, anche se in modo discutibile, un tempo alla politica si contrapponeva o tentava di sostituirsi la società civile, ma ora, soprattutto di quest’ultima, nella stagione che stiamo vivendo non si hanno notizie. Persino della Chiesa locale, tranne che per feste, fuochi pirotecnici e campane suonate a vuoto, si sono ormai perse le tracce.
Non ci resta allora che la politica, bistrattata a ragione e inadeguata quanto si vuole, ma almeno una sua parvenza è rimasta.
Torniamo, allora, ai candidati a sindaco e all’assenza di una trama politica degna di questo nome.
Tutti, almeno a parole, sembrano essere animati dai migliori propositi, a parte quello di assicurarsi un posto al sole per i prossimi cinque anni.
Altro non si riesce a vedere. Non c’è progettualità, dicevamo. Non si intravede un minimo di metodologia circa la selezione della classe dirigente. Non si capisce così quali uomini saranno poi i collaboratori, vale a dire quali saranno i riferimenti in termini di competenza e di etica, che accompagneranno il futuro sindaco.
Tutto è lasciato in un inquietante cono d’ombra. Alla fine, c’è il rischio di votare un sindaco e ritrovarsi personaggi che neanche lontanamente si pensava di contribuire a portare nelle stanze del potere.
In effetti, una delle questioni più importanti riguarda proprio il personale politico. Eh sì, perché i candidati a sindaco sappiamo chi sono. Almeno in parte e in modo approssimativo, presumiamo di conoscere i loro difetti e le qualità, le loro debolezze e i punti di forza. Saranno pure modesti nel complesso, e qualcuno persino mediocre, ma almeno li conosciamo a grandi linee.
Il resto è nell’ombra.
Oddio, quando saranno rese note le liste, avremo qualche elemento di conoscenza in più, ma non sarà sufficiente, anzi. La stragrande maggioranza dei candidati al Consiglio comunale sarà un esercito di sconosciuti, una banda di neofiti, uno stuolo di ragazzini e giovinette di belle speranze ma privi di ogni esperienza, di qualche professionista più o meno giovane in cerca di affermazione, e di un po’ di gente di ogni età e ceto sociale molti dei quali senz’arte né parte (e non solo in politica). Poi, ovviamente, ci sarà una bella schiera dei soliti noti.
In conclusione, una confusione così ben organizzata che renderà il tutto ancor più incomprensibile e complicato di quanto già non lo sia adesso.
In definitiva, è ragionevole ritenere che sia forte il rischio, se non la certezza, che il prossimo parlamentino cittadino risulti ancor più scadente di quello attuale. Se ciò davvero avverrà, non sarà un bel risultato per una città che è già da un pezzo allo sbando.
Questa, purtroppo, è la cruda realtà.
Tuttavia, la rassegnazione non deve mai prendere il sopravvento sulla speranza. Allo stesso modo, nessuno deve sottrarsi al dovere di dare il proprio contributo. Insomma, tutti, ognuno per quanto possibile, devono sforzarsi di utilizzare il voto per scegliere chi si ritiene rappresenti il meglio in termini di qualità etiche, di disponibilità umana, di capacità di ascolto, di competenze.
In conclusione, partire necessariamente dalla convinzione che il voto sia una cosa seria e costituisca un investimento per il futuro.
Almeno crediamoci, nonostante tutto. E che Dio ce la mandi buona! (foto Angelo Tortorella)