Salerno, “Liberi da morire”, la prima inchiesta del Commissario Esposito, il Montalbano salernitano
Una busta gialla, lasciata misteriosamente sulla scrivania del commissario Giuseppe Esposito della questura di Salerno, contenente una lettera anonima che invita ad indagare sulla morte della signora Linda Gigli Ferrara, i cui funerali si sarebbero celebrati il giorno successivo, dà avvio alla prima inchiesta del commissario Esposito raccontata nel romanzo giallo “Liberi da morire”.
Il giallo è scritto dall’ingegnere napoletano Giuseppe Esposito che, dopo aver lavorato in Francia e in altri Paesi europei come consulente di una multinazionale, vive ormai da tanti anni a Salerno dove ha sposato la signora Lina Esposito che lo ha incoraggiato costantemente a riprendere l’antico sogno della scrittura.
“Ho sempre avuto la passione di scrivere, sin dai tempi del liceo, ma solo da quando, nel 2011, sono andato in pensione ho potuto dedicarmi a questa vecchia passione mai soddisfatta prima”.
Il suo secondo libro è un giallo ambientato tra la Salerno e la Costiera Amalfitana di oggi e quella dei favolosi anni 60 -70 tra i giovani spensierati e benestanti di Salerno. E’ un po’ autobiografico.
“E’ un omaggio a questa bellissima città che mi ha accolto e di cui sono innamorato E’ anche un modo per raccontare la mia vita, quella delle persone che conosco. Per raccontare la vita in generale, la forza dei sentimenti”.
La protagonista del romanzo, Linda Gigli, è una donna bellissima: “Aveva fascino e personalità, era una prima donna invidiata da tutte le donne di Salerno. Una leggenda. Usava gli uomini come una vera star. Nella sua vita aveva goduto della libertà più ampia senza neanche aver avuto una vita veramente felice: spesso la libertà si paga con la solitudine. Nessuno riesce ad essere completamente artefice della propria vita”.
Nel libro spesso si citano i nomi i alcuni bar: l’ Umberto, il Santa Lucia, lo 089, il Nettuno, il Moka, l’Arechi, lo Stadio: “I bar sono molto importanti. Sono un riferimento toponomastico. Un punto di riferimento per i salernitani più del nome stesso delle strade”. Ultimamente il libro, edito dalla Carmignani Editrice, è stato presentato al “Pisa Book Festival” dove ha riscosso un grande successo. Sulla copertina una celebre tela del pittore livornese Vittorio Corcos, “Lune de miel”, dipinta nel 1885, raffigurante due innamorati che amoreggiano tra le barche su una spiaggia di Capri, durante il periodo della Belle Époque.
Nel suo romanzo, Esposito richiama anche le atmosfere dei famosi circoli universitari de “La Scacchiera”, che negli anni ’60 aveva la sua sede nello storico “Palazzo D’Avossa” di Via Botteghelle, e de “Il Ridotto”, di Via Luigi Cannoniere, una traversa di Via Roma. Sono ricordati anche il “Circolo Canottieri, con la sua bellissima terrazza che affaccia sul mare” e il “Casino Sociale, con i suoi saloni affrescati dal pittore salernitano D’Agostino”.
In alcune parti del libro, l’autore usa il dialetto napoletano: “Soprattutto quando il protagonista del romanzo parla con la madre. Rappresenta il legame affettivo con le proprie origini. E’ bello risentire quei modi di dire e quella cadenza antica”.
La nostalgia del passato, della giovinezza, caratterizza alcuni personaggi del libro che durante gli interrogatori/interviste del commissario Esposito si ritrovano a rivivere il passato di un’epoca felice: “Quella degli irripetibili anni ’60 quando la jeunesse dorée salernitana ballava al ritmo del rock and roll, appena arrivato, indossava quegli strani pantaloni di tela mai visti prima, i blue jeans, e amoreggiava sulle rotonde al mare d’estate”.
Esposito, il commissario, ma anche Esposito l’ingegnere autore del romanzo, amano leggere: “Quando si legge ci si immedesima nei personaggi, nelle situazioni, ci si sente immersi in un mondo diverso e parallelo. Chi legge vive tante volte per quanti libri legge, anche se non si deve cercare nei libri ciò che ci manca nella vita che va vissuta”.
Nel libro il commissario ricorda gli insegnamenti del padre: “Guagliò, nun t’arrennere. A vita nun tene pietà e chi s’arrenne. Nun avè paura e combattere, maje” che sono quanto mai attuali.
“Soprattutto in questo momento, è questo il messaggio da lanciare ai giovani che non devono scoraggiarsi nonostante tutto quello che sta accadendo”.
L’ingegner Esposito ha già pronte altre cinque inchieste del commissario Esposito:”E’ un antieroe figlio del suo tempo e del Sud. Le pubblicherà man mano. Tutte esplorano e analizzano la società di Salerno e Provincia, nei suoi aspetti positivi e negativi”.