Cava de’ Tirreni, la revoca di Nunzio Senatore da vicesindaco… Servalli, l’agnello mannaro ha colpito ancora
Vincenzo Servalli veste sempre più i panni di un eroe dei nostri tempi. Tempi tristi, in cui la politica ha toccato livelli infimi e nella nostra città particolarmente sconvenienti. Quest'oggi finalmente ha consumato quella che sembra essere più un dispetto, se non una vera e propria vendetta, nei confronti del fu vicesindaco Nunzio Senatore, piuttosto che un scelta diciamo politica, ma che di politica non ha assolutamente nulla. Anzi, c'è molto malanimo e ingratitudine
Alla fine è finalmente riuscito nel suo intento. Ci pensava da oltre un anno e mezzo. Nel maggio dello scorso anno gli tolse dopo quasi un decennio la delega ai lavori pubblici. Un affronto. Una mortificazione. Non contento da un anno a questa parte meditava di revocargli la delega a vicesindaco se non addirittura a defenestrarlo dalla Giunta municipale. Aveva il desiderio e il potere per farlo, ma finora gli era mancato il coraggio e una giustificazione se non accettabile quantomeno vagamente verosimile.
Stiamo parlando del nostro primo cittadino Vincenzo Servalli, sempre più nei panni di un eroe dei nostri tempi. Tempi tristi, in cui la politica ha toccato livelli infimi e nella nostra città particolarmente sconvenienti. Quest’oggi finalmente ha consumato quella che sembra essere più un dispetto, se non una vera e propria vendetta, nei confronti del fu vicesindaco Nunzio Senatore, piuttosto che un scelta diciamo politica, ma che di politica non ha assolutamente nulla. Anzi, c’è molto malanimo e ingratitudine.
Eh sì, Vincenzo Servalli e Nunzio Senatore venivano visti, fino a meno di due anni fa, come due fratelli gemelli. Senatore con la sua forza elettorale, tanto in città quanto nel PD, ha politicamente portato sulle sue spalle Servalli. Dalle primarie vinte nell’ottobre del 2014, quindi alla vittoria alle elezioni comunali del 2015 prima e del 2020 poi. Non solo. In questi anni, Senatore è stato il punto di riferimento di questa sgangherata Amministrazione comunale. L’unico che, a differenza di Servalli, dava risposte, seguiva i lavori pubblici, ed era sul pezzo sin dalle prime ora di mattina. Certo, non stiamo parlando di uno statista. Ha i suoi limiti. Ha fatto i suoi errori e non sono mancati gli scontri anche con chi scrive. Tuttavia, bisogna riconoscere che l’errore peggiore commesso è quello di essersi fidato del suo fratello gemello Vincenzo Servalli.
Sia chiaro, la gratitudine non appartiene alla politica. Non c’è nulla da meravigliarsi, quindi. Tuttavia, in questa vicenda manca proprio la politica. Manca cioè la lotta per conquistare un posto al sole. Non c’è il contrasto, legittimo e naturale, e quindi una competizione per quanto feroce e senza esclusione di colpi per un obiettivo da raggiungere. C’è piuttosto rancore, risentimento, forse invidia. C’è l’hybris del piccolo tiranno di periferia.
Agli inizi del suo primo mandato, più che altro per celia, scrivevo che Servalli all’apparenza sembrava un agnello, ma nella sostanza aveva tutto per rivelarsi politicamente un agnello mannaro. Insomma, all’apparenza non un lupo, ma pur sempre mostruosamente mannaro. Quello, cioè, che poi nei fatti si è manifestato in tutta la sua perversa negatività politica in questo suo secondo mandato sindacale. E con la decisione ingiustificata e ingiustificabile di colpire ora Nunzio Senatore togliendogli la delega di vice sindaco, con il malcelato intento di umiliarlo, Servalli ha politicamente preso le sembianze di un agnello mannaro.
E come ultimo regalo alla città, Servalli nomina ora come vice sindaco Adolfo Salsano. Al peggio non c’è mai fine. Chissà cosa ci riserverà il nostro Adolfo dopo che con la sua presidenza l’aula del Consiglio Comunale si è trasformata quasi a succursale del BarLume.
C’è altro da dire? Mah, ricordando uno scritto del politologo Carlo Galli, c’è da osservare che la legittimazione della leadership non sta solo nell’aver vinto le elezioni, ma nel rispettare comunque e sempre l’ethos democratico. Ciò che è mancato in questi ultimi anni sia nei comportamenti che nei fatti concreti. E quest’ultima vicenda, al di là di ogni diversità di opinione, è una manifesta assenza di ethos democratico.
Che Dio salvi Cava!







