scritto da Alfonso Petrillo - 19 Novembre 2016 15:07

Referendum, Luigi Gravagnuolo: «Con il Sì vince la “democrazia decidente”»

Sindaco di Cava de’  Tirreni dal 2006 al gennaio del 2010, quando si dimise per andare al voto con un anno di anticipo rispetto alla scadenza naturale del mandato.Alle successive elezioni comunali fu sconfitto da Marco Galdi. Da sempre a sinistra, Luigi Gravagnuolo con spirito critico e spesso controcorrente ha sempre coniugato sin da giovane la militanza politica, la passione per il giornalismo, la curiosità e la ricerca culturale. Sulla consultazione referendaria si sta attivando da mesi, come semplice cittadino e operatore dell’informazione.

Ci dice almeno tre buone ragioni per votare SI al prossimo referendum?

Prima ragione, si afferma il principio della “democrazia decidente”, gli elettori scelgono una maggioranza e questa viene messa nelle condizioni di portare avanti il programma sottoposto al giudizio degli elettori; seconda ragione, si dà dignità costituzionale alla dialettica tra territori, non considerata al tempo dei Costituenti ed esplosa con forza negli anni ’90; terza, si favorisce la partecipazione diretta dei cittadini.

grav ridottoIl Senato non era meglio eliminarlo, oppure mantenerlo in vita con elezione diretta in un sistema comunque di bicameralismo non perfetto e con una consistente riduzione sia di deputati che senatori?

Ma il Senato della Nazione è stato eliminato! Il nuovo Senato, chiamato ora Senato delle Istituzioni Territoriali, non rappresenterà più i cittadini, ma le Regioni ed i Comuni. Quanto alla riduzione del numero dei parlamentari, sia dei deputati che dei senatori, bisogna intendersi. Se dovesse vincere il SÌ, la Camera rappresenterà l’unico luogo del confronto tra i partiti nazionali e dovrà, giocoforza, garantire il diritto di tribuna alle minoranze politiche e culturali del Paese, oltre che essere rappresentativa di tutta la Nazione, dalla Valle d’Aosta a Trieste ed a Pantelleria. Ridurre il numero dei deputati significherebbe avere minore rappresentanza del paese reale. Certo, si sarebbe potuto fare, ma le forze minori lo avrebbero accettato? Quanto al Senato, io sarei stato addirittura più radicale di quanto non lo sia stato il legislatore, avrei cioè stabilito che i senatori venissero scelti esclusivamente dai Presidenti delle Regioni; in questo senso avrebbero potuto essere anche meno dei 95 indicati nella Costituzione novellanda. Ma la riforma, come tutte le leggi, e più delle altre per ovvi motivi, è il frutto di compromessi tra diversi punti di vista. Insomma – e ciò vale per l’insieme della Riforma – per me stesso avrei preferito altre soluzioni, ma il testo proposto al giudizio degli elettori rappresenta comunque un passo in avanti.

Una delle critiche più rilevanti è che il combinato disposto di riforma costituzionale e nuova legge elettorale, ovvero l’Italicum, porti ad una modifica della forma di Stato, in pratica, al governo del capo. Non esiste forse questo pericolo?

Nemmeno per sogno. Intanto la legge elettorale è una legge ordinaria, per sua natura emendabile con procedure più snelle che non per la legge costituzionale. Perciò, se proprio l’esperienza dovesse evidenziare questo rischio come reale, si potrà formulare una nuova legge elettorale; peraltro, su una sua eventuale modifica le forze politiche stanno già ragionando, senza veti da parte di nessuna di esse. Ma la preoccupazione è a mio avviso intrinsecamente insussistente; il titolo III, parte III della Costituzione, quello cioè che riguarda il Governo, non viene toccato nemmeno di striscio dalla riforma, così come non viene toccato alcun comma concernente i cosiddetti “contrappesi”, se non per rafforzarli.

Si parla di risparmio grazie alla riforma costituzionale con la modifica della nuova struttura del Senato e l’abolizione delle Province, di fatto già quasi smantellate del tutto. I costi della politica, invece,  non possono essere davvero contenuti riducendo sensibilmente le indennità e i benefit parlamentari nonché diminuendo il loro numero complessivo?

Ha ragione, oltre ai risparmi già previsti dalla riforma, si potrebbe aggredire ulteriormente l’abnorme costo della politica nel nostro Paese, riducendo indennità e benefit dei parlamentari, e non solo dei parlamentari. Questo però non vuol dire che, in nome di un possibile risparmio maggiore, si debba rinunciare a quello previsto con questa riforma, che si aggira sui 150 milioni di euro da subito; per poi passare a 500 milioni di euro circa dal 2018, dopo cioè la conclusione della legislatura in corso; fino a superare il miliardo a regime, cioè tra un decennio. Non sarà l’ira di Dio, ma non sono neanche bruscolini.

gravagnuolo luigiIl procedimento di revisione costituzione è complesso e politicamente irto di ostacoli e impedimenti. Tuttavia, non crede che sia fondata l’accusa di una riforma assai raffazzonata?

Mi perdoni, ma questa è una osservazione quasi comica! La prima commissione bicamerale per la riforma della Costituzione fu istituita il 14 aprile del 1983!!! Da allora sono passati 33 anni in cui, legislatura dopo legislatura, bicamerale dopo bicamerale, si è continuato a ragionare nel Parlamento di questa riforma. Trentatré anni credo che siano più che sufficienti per una riflessione ponderata da parte del Palamento.

In tutta onestà, ci dice un punto della riforma costituzionale su cui quelli del NO, a suo avviso, potrebbero avere ragione o, se preferisce, c’è qualcosa della riforma che non condivide appieno?

Dicevo poco fa che, per quanto mi riguarda, sarei stato più radicale nella riforma del Senato, optando senza esitazione per il modello Bundesrat tedesco. E ci sono anche altri passaggi che avrei scritto diversamente. C’è però un particolare: nessuno mi ha mai delegato a modificare la Costituzione da me stesso, magari con procedura monocratica. Il testo su cui voteremo è il punto di incontro su cui si sono ritrovati il 57% dei parlamentari eletti dagli Italiani; non è il paradiso terrestre, ma rappresenta un passaggio significativo per uscire dalla palude partitocratica. C’è un punto, tuttavia, su cui comprendo fino in fondo la posizione di una parte di quelli che voteranno NO. Mi riferisco all’impianto neo-centralista della nuova Costituzione. È  evidente che un leghista, o comunque un federalista, non potrà mai condividere questa scelta.

Un’ultima domanda. Quella del referendum più che sul merito della riforma, è un voto pro o contro Renzi. Insomma, la riforma costituzionale è solo un pretesto. Cosa succederà dopo il 4 dicembre qualora vinceranno i NO?

È lo scenario più probabile; infatti, salvo colpi di scena, il NO vincerà. Credo quindi, e spero, che la classe politica dell’Italia stia ragionando fin da ora sulla situazione che si verrà a determinare. In linea di massima, credo che si dovrà mettere mano immediatamente alla legge elettorale, se non altro perché l’Italicum modifica il sistema del voto solo per la Camera dei Deputati ed ha pertanto un senso compiuto solo se il Senato della Nazione viene abrogato. Se ciò non fosse, bisognerà considerare immediatamente una nuova legge elettorale, valida sia per la Camera che per il Senato. Quanto alla sorte del governo, credo che Renzi, doverosamente, rassegnerà il mandato nelle mani del Capo dello Stato; questi, altrettanto doverosamente, lo rinvierà alle Camere per una verifica. Se non ci sarà più una maggioranza, o se lo stesso Renzi dovesse considerare che non sia il caso di insistere alla guida del governo, si aprirà l’iter per la formazione di una nuova maggioranza, ai sensi dell’attuale testo costituzionale. Se dovessi fare il presago, direi che dietro l’angolo c’è una soluzione alla inglese del dopo-Brexit, il capo del governo si dimette, subentra un nuovo primo ministro, espressione dello stesso partito, il quale dà luogo alla volontà degli elettori, modificando la legge elettorale e porta il Paese al voto nel 2018. Altro non so dirle; per uno come me, che sta fuori dai giochi, è impossibile immaginare scenari attendibili.

Nato nel 1986, laureando in Scienze Politiche, attualmente dipendente di Iperceramica, ha collaborato con "Le Cronache di Salerno" e sin dall'inizio con Ulisse on line.

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