scritto da Redazione Ulisseonline - 17 Ottobre 2018 10:38

Manovra: restano ancora nodi da sciogliere, la Lega rilancia il mini scudo

(foto tratta dal sito della Presidenza del Consiglio dei Ministri)

I tagli alla spesa pubblica, la flat tax, il reddito di cittadinanza. Rischiano di essere diversi i nodi che il governo giallo-verde potrebbe aver deciso di non affrontare subito rinviandoli al passaggio alle Camere della manovra e del decreto fiscale, che contiene buona parte delle coperture.

E’ fatto di “ipotesi”, il giorno dopo il varo della manovra. E di tensioni e trattative.Si parla di manovra, ma anche di nomine. Perché sono tanti i dossier in sospeso: non solo la Rai, su cui Salvini e Di Maio devono ancora trovare un’intesa, e i vertici dell’intelligence, ma anche Consob e Antitrust, al centro di un vero e proprio braccio di ferro.

E spunta anche Mps, nel mirino fin dalla nascita del governo, per un cda, a partire dall’ad Marco Morelli reputato vicino al centrosinistra. Più in generale sarebbe in corso una riflessione sul sistema bancario e in particolare sugli istituti più piccoli, per i quali da tempo si ipotizzano anche aggregazioni. Ma la Lega frena: non ci sono ipotesi fondate o decisioni imminenti. Tra i rumors continuano a circolare, nonostante la smentita del protagonista, le voci su una possibile sostituzione di Tria all’Economia dopo il varo della manovra. I pentastellati non nascondono malumori e continuano a ipotizzare un mini-rimpasto di inizio anno (con tanto di nomi, come Paolo Savona e Gustavo Piga, professore che era stato in ballottaggio con Tria).

All’indomani del varo della manovra, però, sono le tensioni tra alleati di governo a tenere banco. M5s fa sapere di esser pronto a dare battaglia in Parlamento. La Lega si mostra sicura di aver ‘sminato’ il reddito di cittadinanza, sia nei costi che nella portata. E rilancia una ‘voluntary disclosure’, “limitata e trasparente”, magari sulle cassette di sicurezza. Sulle pensioni d’oro, i leghisti mirano a ridurre la portata della tagliola.

E ancora, dai fondi all’editoria, al carcere per chi bara sul reddito di cittadinanza, si tratta a oltranza. L’intesa politica raggiunta tra i due vicepremier, i cui rapporti sembrano essersi raffreddati, non verrà smentita. Ma si attende di capire se un fattore come il declassamento delle agenzie di rating (il 26 ottobre Standard & Poor’s, il 31 Moody’s) costringerà a cambiare qualcosa.

Per ora lo spread che cala e la borsa in positivo porta un sottosegretario a sorridere e scherzare: “Se i mercati vanno bene, forse stiamo sbagliando”. (fonte Confcommercio)

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