Cava de’ Tirreni, completamento del trincerone: un nuovo libro dei sogni?
Ieri a Palazzo di Città è stata illustrata l'idea progettuale che dovrà portare al progetto esecutivo. La redazione progettuale è stata
Tra le tante, troppe macerie, finalmente una buona idea per cui spendersi. E’ quella di proseguire la realizzazione del sottovia veicolare-trincerone. Un’opera rimasta a metà, un vero e proprio aborto, rispetto all’idea iniziale avuto dal sindaco Eugenio Abbro quarant’anni fa. Un’opera, peraltro, non ancora conclusa pur nella sua parzialità.
Ieri a Palazzo di Città è stata illustrata l’idea progettuale che dovrà portare al progetto esecutivo. La redazione progettuale è stata affidata ad un Raggruppamento Temporaneo d’Impresa composta da alcuni team tra cui quello cavese di Emilio Maiorino & Partners. Tempi previsti: un anno. Poi, una volta finanziato il progetto, come promesso dal governatore De Luca, si potrà procedere alla sua concreta realizzazione.
Un libro dei sogni? In parte sì. E’ un’opera di non poco conto che richiede uno sforzo finanziario consistente. Non è facile che veda la luce e soprattutto i tempi di realizzazione saranno probabilmente lunghi.
Nel nostro Paese, poi, quella delle opere incompiute, o la cui conclusione richiede decenni, è praticamente una costante. Lo dicevamo prima. Sono passati quarant’anni dal momento in cui Abbro lanciò l’idea e i lavori del sottovia non sono ancora conclusi.
D’altra parte, non dimentichiamo che nella nostra città via Cinque è da dieci anni ancora in attesa di essere messa in sesto. E i lavori di via Troisi? Un piccolo tratto di strada che doveva essere rimesso a nuovo entro il settembre 2021, dopo 180 giorni di lavoro. Il cantiere, ad oggi, è ancora aperto. Insomma, ci auguriamo comunque il meglio, ma non ci facciamo soverchie illusioni, quantomeno sui tempi dell’eventuale realizzazione. Forse noi non la vedremo completata, ma se almeno la lasceremo in eredità ai nostri figli sarà comunque un successo.
Ciò detto, veniamo al libro dei sogni. Quando la politica, e un’amministrazione comunale come nel nostro caso, non sogna, allora vuol dire che non guarda oltre il proprio naso. Non immagina il futuro. Non progetta. Questo per dire che una volta tanto, dopo tanti errori e guasti provocati, Servalli ne ha imbroccata una giusta. Forse per caso, non avendo affatto un’idea di città dopo aver finora proceduto a tentoni, quasi sempre come se stesse giocando a mosca cieca.
D’altro canto, lo ha dimostrato ampiamente in questi anni, nonostante tenti di intestarsi opere concepite o avviate dai suoi precedessori. Da Gravagnuolo fino a Messina, passando per Galdi. Un esempio? La riqualificazione di piazza San Francesco, a suo tempo voluta da Galdi. Ad oggi non ancora portata a termine. A distanza di otto lunghi anni, ma anche qualche triplo salto carpiato dopo aver fallito il completamento del palazzetto dello sport di Pregiato.
Ad ogni modo, chiudiamola qui. E speriamo che il sogno diventi realtà. A prescindere da Servalli e dalla sua propaganda a buon mercato.