Cava, c’è attesa in città per la decisione di Fra Gigino: resta o va a Roma?
Padre Gigino resta o va via? Ancora poche ore e il quesito sarà finalmente sciolto. Tanti fedeli, cavesi e non, sono in attesa con il fiato sospeso e pregano affinché cambi idea e receda dal suo proposito di presentare richiesta di trasferimento al Padre Provinciale della Comunità Francescana, per lasciare il convento di San Francesco ed andare a Roma a prestare la sua opera presso la Basilica di Sant’Antonio al Laterano.
Nel corso di una nutrita, appassionata e, a tratti commossa, riunione che si è tenuta nel chiostro del convento cavese lo scorso venerdì sera, davanti ai fedeli accorsi ad ascoltarlo, padre Luigi Petrone ha spiegato il perché di questa sua sofferta decisione. Alla base non vi sono diatribe con la classe politica locale, come qualcuno aveva insinuato. Anzi, le figure istituzionali da noi contattate in merito alla questione si sono dimostrate unanimi nell’esprimere il dispiacere per la decisione del frate. Il problema, invece, è tutto interno all’ambito ecclesiastico e ruota intorno alla ricostruzione del Santuario di Sant’Antonio e San Francesco, distrutto dopo il terremoto dell’ ’80.
Un progetto immenso che è costato una cifra enorme, 17 milioni di euro, come ha detto lo stesso frate nel corso della riunione straordinaria indetta per impedirne la partenza. La “fabbrica del Santuario” l’ha denominata padre Luigi Petrone, gli è costata l’acutizzarsi di dissidi con la Provincia Religiosa Salernitano-Lucana che, ha spiegato il frate ai suoi seguaci, lo ha accusato di “aver toccato troppo denaro”.
Entrando nello specifico, ha menzionato il “casus belli” che gli è costato la perdita dei poteri gestionali della comunità metelliana: un architetto cavese che ha prestato la sua opera alla mastodontica macchina di ricostruzione, ha presentato il conto, 250.000 euro. Nulla di strano se non fosse che, stando a quanto ha tenuto a precisare padre Gigino nella sua versione dei fatti, costui aveva già incassato a nero una cospicua somma e, non contento di ciò, ha denunziato la Provincia Religiosa, la quale ha dovuto pagare.
Il difficile rapporto con il nuovo Padre Guardiano e gli altri due confratelli venuti da Salerno che, di fatto, lo hanno esautorato da ogni incarico, sono stati la goccia che ha fatto traboccare il vaso e maturare la decisione di andare via. Decisione cui si oppongono con fermezza i suoi sostenitori che temono il finire, con la sua partenza, di ogni evento e manifestazione che da anni hanno reso il Santuario francescano polo di attrazione per il turismo religioso.
“Non è facile perdonare, non è facile dimenticare, ma l’amore supera tutto”, sono state le parole di Padre Luigi a chi gli ha chiesto cosa intendesse fare con la lettera che contiene la richiesta di trasferimento. E da queste parole c’è già chi intravede la speranza di un suo ripensamento e chi invece, con un pizzico di malizia, pensa che già fosse tutto prestabilito e costruito ad hoc.
Oggi probabilmente sapremo quale sarà la decisione finale di padre Luigi Petrone.