scritto da Luigi Gravagnuolo - 08 Febbraio 2019 12:00

Alla scola cavajola

Allerta meteo e la troppa leggerezza nella chiusura delle scuole. A volte basterebbe usare il cellulare.

Succede che i funzionari della Protezione Civile regionale, nel dubbio, si salvino l’anima emanando avvisi di allerta meteo, caricandone i colori per prudenza. La palla passa quindi ai sindaci, responsabili della protezione civile comunale, che li seguono su questa china. Non ti assumi la responsabilità tu, non me la assumo neanche io. E le scuole vengono chiuse.

Con quella di sabato scorso sono ormai arrivate a quattro le giornate di scuola perse dai ragazzi di Cava de’ Tirreni, tra lo scorso anno scolastico e quello in corso, a seguito di ordinanze sindacali di chiusura delle scuole. Oddio, non è la fine del mondo, se è  per la tutela della sicurezza degli utenti della scuola, nulla quaestio. Eppure – a costo di espormi all’inserimento nel novero degli “psicopatici” che non condividono alcune scelte dell’amministrazione – a me sembra che ci sia troppa leggerezza nell’affrontare questa problematica. Si ha l’impressione che in chi ci amministra si sia stabilito un automatismo: allerta meteo uguale chiusura di tutte le scuole a Cava de’ Tirreni.

Parlo di Cava de’ Tirreni solo perché è la città dove risiedo; ma quanto accade qui, nella valle metelliana, viene replicato in molte città della Campania. Se la Protezione Civile comunica al sindaco di una città un’allerta meteo in codice rosso o arancione per il giorno tal dei tali, ricevuto l’avviso, i sindaci ordinano la chiusura delle scuole per quel giorno. Si dirà che è un atto doveroso, a tutela degli utenti della scuola. Io non lo credo. Tutt’al più si tratta di atti prudenziali. A mio avviso esagerati.

Venerdì scorso, primo febbraio, leggendo del comunicato di allerta meteo e della decisione del sindaco di tenere chiuse le scuole per il giorno dopo, ho aperto l’app meteo che uso sul mio cellulare: per sabato 2 a Cava de’ Tirreni era previsto cielo nuvoloso. Non piogge dunque, solo cielo coperto. È andata anche meglio, sabato 2 febbraio sole splendente nel cielo e … scuole chiuse. Sarebbe bastato usare il cellulare.

Condividerei la chiusura dei plessi scolastici, qualora fossero ubicati in zone a rischio idrogeologico; ma non mi risulta che ne esistano, per lo meno a Cava de’ Tirreni. È però anche giusto dire che nelle frazioni di Cava il rischio frane alluvionali è alto; ma riguarda le strade ed alcune zone residenziali, non le scuole. Prendiamo tuttavia per buona un’attitudine prudenziale per gli edifici scolastici esposti, sia pure indirettamente, al rischio alluvionale. Ma perché chiudere le scuole del centro di Cava? Né voglio immaginare che le condizioni statiche e la tenuta delle coperture edilizie dei manufatti adibiti a scuole siano tali da far temere il crollo dei tetti o altri disastri. Se così fosse, sarebbe gravissimo. Vorrebbe dire che quelle scuole dovrebbero essere chiuse non solo quando sono previste piogge copiose.

Mi permetto, per farla breve, di fare appello ai primi cittadini della nostra area territoriale ad essere meno leggeri quando si tratta della formazione dei giovani. Non è che due giorni persi in un anno scolastico possano incidere in modo rilevante su essa, questo è ovvio. È il messaggio che è insidioso: la scuola viene dopo altre priorità. Ma l’istruzione è un diritto inalienabile dei bambini e degli adolescenti, medicina dello spirito, protezione della libertà di ciascuno, baluardo di una società fondata sul dialogo e sulla ricerca della verità. Privo di cultura nessuno potrà mai esercitare per intera la sua libertà. E nessuno ha il diritto di negare ai giovani il diritto alla formazione solo per il timore di piogge abbondanti.

Luigi Gravagnuolo, giornalista, scrittore, docente ed esperto di comunicazione. E' stato Sindaco di Cava de’ Tirreni dal 2006 al gennaio del 2010, quando si dimise per andare al voto con un anno di anticipo rispetto alla scadenza naturale del mandato.

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