scritto da Mariano Avagliano - 24 Dicembre 2020 12:19

A Natale, ogni casa è Casa Cupiello

Ci sono opere la cui grandezza principale sta nel fatto che ti restano dentro perché raccontano un pezzo della tua storia in maniera così reale come se l’avessi scritta tu.

Forse è questo uno dei principali ingredienti segreti di “Natale in Casa Cupiello” che, da quando il Maestro De Filippo l’ha messa in scena alla fine degli anni ’70, rappresenta un must del Natale in famiglia non solo campano ma nazionale italiano.

Per questo motivo e forse anche perché siamo così tanto legati ai miti da non riuscire a toglierceli dalla mente né a immaginarli cambiare nonostante noi cresciamo, facciamo fatica a immaginare che un’opera come “Natale in casa Cupiello” possa esser rivista, reinterpretata, far vedere un’altra luce.

Ecco perché la versione televisiva andata in scena martedì 22 dicembre, in diretta nazionale su Rai 1, ha destato così tanti pareri contrastanti.

Da un lato, quelli entusiasti, qualsiasi cosa si dica e si faccia del Grande De Filippo; dall’altro coloro i quali urlano all’attentato all’opera del grande maestro e che solitamente sono radical chic e intellettuali rivoluzionari da salotto.

Indipendentemente da come la si pensi, c’è un elemento che rende giustizia e da valore al remake televisivo: non è da tutti, anzi pochi lo fanno, osare, cimentarsi e mettere mano sull’opera di un Grande non semplicemente riproducendola ma addirittura aprendo nuove vedute come fa appunto il remake che fa vedere ambienti e “stanze” del tutto sconosciute nella versione teatrale originale.

Bisogna riconoscerlo, per quanto possiamo criticare Castellitto per il suo non perfetto napoletano (tra l’altro qui sta la grandezza del messaggio che non è solo napoletano ma è universale) gli va dato atto che lo sforzo di interpretazione è di valore unico perché mette piede in un terreno dove nessuno prima aveva osato spingersi, quale quello di una delle commedie più conosciute e rappresentative della vita e della cultura napoletana,

Tutte le critiche sono benvenute ma liquidare il Cupiello di Castellitto come un fallimento o un’imitazione non riuscita e limitarsi a sostenere l’ovvio, cioè che l’opera di Eduardo è intoccabile, assomiglia all’atteggiamento, un po’ snob, di quelli che, per il “bene del paese”, negli anni ’90 criticavano Berlusconi per il conflitto di interesse senza vedere quello che succedeva nel loro schieramento.

Ho conosciuto “Natale in Casa Cupiello” grazie a mio Nonno che da piccolino, senza che manco me ne rendessi conto, me lo faceva vedere in VHS, alla Vigilia. E la mia famiglia al pranzo di Natale, tutta attorno al tavolo imbandito da mia Nonna, era una sintesi di tensioni, passioni e sentimenti accumulati durante tutto l’anno che, per una forza naturale irresistibile, venivano fuori al tavolo del pranzo, in un abbraccio vitale tra commedia e tragedia.

“Natale in Casa Cupiello” non può fermarsi di fronte a una banale considerazione da puristi della lingua napoletana o del teatro, ma, per giustizia al Maestro anzitutto, va oltre perché in ogni famiglia che sta attorno al tavolo di Natale, con le sue ipocrisie, tensioni e problemi quotidiani, ci sta un Luca Cupiello che si arrangia per mandare avanti la “barracca” e una Donna Concetta che, nel bene e nel male, fa finta di niente per non “dare pensieri” agli altri.

Mai come quest’anno, dopo quello si è sofferto negli ultimi nove mesi, c’è bisogno di guadare oltre.

C’è bisogno, forse, di parlare al Luca Cupiello e alla Donna Concetta che stanno dentro ognuno di noi per dirgli “Lo so è difficile ma, dopotutto, è Natale e, pure stavot’, come nel passato, ce la farai”.

Ha iniziato a scrivere poesie da adolescente, come per gioco con cui leggere, attraverso lenti differenti, il mondo che scorre. Ha studiato Scienze Politiche all’Università LUISS di Roma e dopo diverse esperienze professionali in Italie e all’estero (Stati Uniti, Marocco, Armenia), vive a Roma e lavora per ItaliaCamp, realtà impegnata nella promozione delle migliori esperienze di innovazione esistenti nel Paese, di cui è tra i fondatori. Appassionato di filosofia, autore di articoli e post, ha pubblicato le raccolte di poesie “Brivido Pensoso” (Edizioni Ripostes, 2003), “Esperienze di Vuoto” (AKEA Edizioni, 2017).

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