Galvarino, il guerriero con lame al posto delle mani
La storia è quella di Galvarino, un guerriero mapuche che non si mostrò mai domo dinanzi al dominio ispanico ma che combatté con valore fino all'ultimo. Né il destino né le amputazioni placarono il suo spirito indomito e di ribellione al cospetto dell'invasore
L’America pre e post colombiana è attraversata da una moltitudine di storie affascinanti; essa è impregnata dalla cultura di un mondo che, ad oggi, non esiste più. Gli Imperi che dominavano da nord a sud del continente hanno finito per sgretolarsi inesorabilmente sotto i colpi della colonizzazione occidentale.
Nonostante ciò, sono esistite tribù che con la loro resistenza vengono ricordate ancora oggi. Ci sono storie di indiani che mai hanno accettato il dominio dei conquistatori e che hanno combattuto fino all’ultima goccia di sangue in difesa della loro terra.
La storia è quella di Galvarino, un guerriero mapuche che non si mostrò mai domo dinanzi al dominio ispanico ma che combatté con valore fino all’ultimo. Né il destino né le amputazioni placarono il suo spirito indomito e di ribellione al cospetto dell’invasore.
I mapuche erano una tribù che viveva nella regione dell’Araucanía, nel Cile centro-meridionale. L’intento dei conquistadores, guidati dal governatore Garcia Hurtado de Mendoza, era quello di estendere il loro dominio nella suddetta regione. Questi fu il motivo dello scoppio della guerra di Arauco, un lungo conflitto cominciato nel 1536 e conclusosi nel 1881.
La guerra, intervallata da molteplici tregue, portò alla ribalta, nelle prime fasi del conflitto, la storia del guerriero Galvarino. Questi venne fatto prigioniero nella battaglia di Lagunillas nel 1557 e, come punizione, gli vennero amputate entrambe le mani. Una condanna umiliante per un combattente reso totalmente inabile alla guerra. Galvarino, però, non si diede per vinto e supplicò il suo capo militare di continuare a combattere per la sua terra. Così si fece legare dei pugnali ai moncherini, trasformando la sua disabilità in un’arma letale.
Venne promosso a capo di uno squadrone che seppe arringare con parole di fuoco contro l’invasore; sollevò le sue lame verso il cielo ricordando a tutti quale sorte gli toccò ma che avrebbe combattuto anche con i denti se necessario ed esortando i suoi uomini a fare lo stesso.
I soldati combatterono con valore ma alla fine il battaglione fu sopraffatto dai conquistadores e Galvarino fu catturato. Egli fu condannato all’impiccagione ma, come si evince da alcuni documenti, si diede la morte da solo per non consegnarsi al nemico.
Nell’attuale regione dell’Araucanía, in Cile, esiste un comune di poco più di dodicimila abitanti di nome Galvarino; il guerriero dalle protesi d’attacco non verrà mai dimenticato.