Meloni, Segre, Mussolini e la legge Acerbo
La questione della stabilità dell'esecutivo si risolve mettendo mano innanzi tutto alla legge elettorale. Questo vorrebbe dire cassare una volta per tutte le liste bloccate e tornare ad un sistema elettorale che premi i deputati espressione del territorio
Ieri la senatrice a vita Liliana Segre in un intervento in Senato ha definito la legge sul premierato voluta dalla Meloni peggiore della legge Acerbo. L’accostamento è a dir poco sinistro. La legge Acerbo fu voluta da Benito Mussolini per assicurare al Partito nazionale fascista una forte maggioranza parlamentare. Poi, si sa come andarono le cose. Forse l’accostamento della Segre è eccessivo, tuttavia, questa riforma del premierato appare un pericoloso pasticcio. La questione della stabilità dell’esecutivo si risolve mettendo mano innanzi tutto alla legge elettorale. Questo vorrebbe dire cassare una volta per tutte le liste bloccate e tornare ad un sistema elettorale che premi i deputati espressione del territorio. Una reintroduzione delle preferenze con un sistema proporzionale, con uno sbarramento dal 4 o al 5%, potrebbe essere la soluzione ideale. In subordine, un sistema elettorale basato sui collegi uninominali a doppio turno. Magari alla francese, che ammette al ballottaggio anche il terzo dei candidati meglio piazzati al primo turno. Solo così potrebbe essere poi introdotta una normativa di rafforzamento delle prerogative del premier. Senza alterare l’attuale equilibrio dei poteri. Tutto ciò, però, la riforma del premierato della Meloni non lo prevede, anzi, intacca gli attuali equilibri costituzionali. In conclusione, la Segre, con pacatezza e lucidità, ha colpito nel segno.