scritto da Nino Maiorino - 01 Marzo 2024 07:31

Truffe telefoniche, nessuna tregua

Diventano sempre più sofisticate le truffe telefoniche che ignoti truffatori esperti in informatica organizzano per spillare quattrini.

E’ di pochi giorni fa la divulgazione dell’ennesimo sistema che viene messo in atto attraverso telefonate fatte sui telefonini.

E’ la cosiddetta truffa del “wangiri”: uno squillo, nessuna risposta e il conto è svuotato.

La truffa wangiri funziona da anni, ma negli ultimi tempi i tentativi sono di aumentati di molto: lo ha segnalato anche Fan-Page qualche giorno fa.

L’obiettivo dei truffatori è fare in modo che la vittima non faccia in tempo a rispondere e richiami lo stesso numero: se questo accade il destinatario della truffa cade nella trappola e la sua chiamata viene reindirizzata a un numero con sovrapprezzo dove a rispondere può essere anche è un finto servizio clienti automatizzato.

L’idea alla base è piuttosto semplice; i cyber-criminali chiamano gli utenti interrompendo subito la linea.

Il termine wangiri, infatti, in giapponese significa “uno squillo e giù”; se la vittima richiama viene indirizzata a un numero a pagamento che addebita costosi servizi telefonici e abbonamenti a servizi premium.

Secondo gli esperti la truffa è nata proprio in Giappone e poi si è diffusa in tutto il mondo.

A volte i truffatori, per spingere gli utenti a richiamare, lasciano messaggi nella segreteria.

Spesso chiamano di notte, o durante l’orario di lavoro per ridurre le possibilità di risposta dell’utente.

La truffa infatti funziona solo se la vittima decide di richiamare.

A quel punto l’obiettivo dei cyber-criminali è fare in modo che la chiamata duri il più a lungo possibile.

Spesso a rispondere sono assistenti virtuali, o messaggi pre-registrati, ma dall’altra parte ci potrebbe anche essere il personale di un falso servizio clienti o di un’azienda, che parla con il cliente per prolungare il più possibile la conversazione.

Le tariffe maggiorate, infatti, aumentano in base alla durata della telefonata: più le vittime rimangono in linea, più i cyber-criminali guadagnano.

La truffa del wangiri è semplice e redditizia; il costo per i cyber.criminali è minimo, tutto ciò che serve è un numero a tariffa maggiorata, l’accesso ai contatti da prendere di mira e la tecnologia per gestire la truffa su larga scala.

Come riconoscere la truffa.

La polizia internazionale ha rilevato che i prefissi più utilizzati delle chiamate-truffa sono quelli della Moldavia (+373), Kosovo (+383), e Tunisia (+216).

Per chi vuole fare una indagine preventiva per scoprire, prima di richiamare, se si tratta o meno di una truffa, può consultare il programma messo a disposizione dall’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (Agcom): basta accedere al sito Agcom, nel quale c’è una sezione dedicata proprio al wangiri.

Il sistema permette di verificare se un numero è iscritto al Registro degli Operatori di Comunicazione: nel caso non comparisse, allora è molto probabile che sia un fake, ed è possibile bloccarlo manualmente dal proprio dispositivo.

Come difendersi dal wangiri.

Per evitare di cadere nella truffa è sempre meglio non rispondere ai numeri non segnati nella rubrica del telefonino, soprattutto se le chiamate arrivano dall’estero.

Si possono anche bloccare le chiamate internazionali, in questo caso però si potrebbero non ricevere anche eventuali chiamate legittime.

Ci sono diverse App che permettono di filtrare le chiamate sospette, funzionano in modo simile alla protezione antispam.

Chi riceve invece molte chiamate da numeri stranieri sempre molto simili, dovrebbe contattare l’operatore telefonico o denunciare il caso alla polizia postale, anche per individuare e fermare il prima possibile i responsabili.

Noi riteniamo che la migliore tutela sia quella di non rispondere a chiamate provenienti da numeri che non si hanno in rubrica.

Per le chiamate anonime delle quali è lasciata traccia sul telefonino (ma alcuni non le registrano), è sempre bene controllare il prefisso internazionale; se provenienti da quei paesi sospetti, non fare seguito, anzi memorizzare i numeri in rubrica in un gruppo specifico, noi l’abbiamo denominato “scocciatori”; in tal modo alle prossime chiamate da quei numeri è più facile non farsi vincere dalla tentazione di rispondere.

Classe 1941 – Diploma di Ragioniere e perito commerciale – Dirigente bancario – Appassionato di giornalismo fin dall’adolescenza, ha scritto per diverse testate locali, prima per il “Risorgimento Nocerino” fondato da Giovanni Zoppi, dove scrive ancora oggi, sia pure saltuariamente, e “Il Monitore” di Nocera Inferiore. Trasferitosi a Cava dopo il terremoto del 1980, ha collaborato per anni con “Il Castello” fondato dall’avv. Apicella, con “Confronto” fondato da Pasquale Petrillo e, da anni, con “Ulisse online”.

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