In data 13 luglio scorso, in un articolo dal titolo “Italia spaventosa da visitare”, abbiamo parlato di Triora: il paese delle streghe clicca qui per leggere l’articolo.
Non vogliamo tornare sull’argomento per raccomandare altre mete analoghe, ma per l’interesse suscitato è opportuno qualche approfondimento, sia per accennare alle tecniche usate dalla “Santa Inquisizione” per estorcere alle persone accusate di stregoneria le confessioni, sia per segnalare che, nonostante il tempo trascorso da quegli avvenimenti, e le vette di civiltà conquistate, purtroppo vi sono paesi dove si ritiene che esistano ancora le streghe, e dove si praticano riti, torture e sacrifici simili a quelli dei secoli passati.
Una prima constatazione riguarda una specie di classificazione delle streghe, vale a dire la caratteristica delle stesse, precisando che, pure se ciascun paese ha avuto le sue peculiarità, alla fine i processi, le torture e le esecuzioni hanno sempre avuto lo stesso tremendo iter.
Il fenomeno della stregoneria ha interessato tutti i paesi del mondo ed è formalmente cessato solo nel 18° secolo, ma sostanzialmente ancora oggi vi sono paesi che perseguitano le streghe nella convinzione che esse portino sfortuna e malattie.
Le streghe guaritrici
Ma c’è pure la convinzione che alcune streghe, o guaritrici, o fattucchiere, possano creare o risolvere problemi in virtù dei poteri magici dei quali sono dotate, e anche nel nostro Paese, nelle zone prevalentemente rurali e montane meno progredite, esistono persone che lo credono ciecamente.
Il problema è che, mentre nei paesi civilizzati come il nostro, tutto si esaurisce in una diceria, una risata o una burla, esistono paesi nei quali questi presunti poteri di stregoneria vengono presi sul serio e chi li esercita viene perseguitato.
A tal proposito vogliamo ricordare che recentemente è stato riproposto anche in Tv un film di Pupi Avati, il “Signor Diavolo”, girato nel 2019 su un testo dello stesso regista, che racconta la demoniaca vicenda di un mostro generato dal diavolo nel 1959 in una zona montana del veneto: un film classificato come “horror” e destinato a chi ha i nervi molto saldi.
Qualche cenno storico sulla caccia alle streghe
Sulla caccia alle streghe vi è una biblioteca e una filmografia molto vasta, che raccontano le insensate e crudeli persecuzioni in Europa dal 16° al 17° secolo, anche se il fenomeno ha origini ben più antiche.
Infatti la prima forma scritta di legislazione contro “le arti magiche” risale al codice di Hammurabi, all’inizio del II Millennio avanti Cristo, dove è punito non l’esercizio fine a sé stesso delle arti magiche ma l’uso improprio della stregoneria.
La lotta alla stregoneria proseguì durante l’Impero Romano sino ad arrivare al Medioevo, tramutata in “crociata” dalla Chiesa Cattolica di Roma.
Proprio in epoca medievale l’accusa di stregoneria divenne un metodo rapido per eliminare i propri avversari: Papa Giovanni XXII, ad esempio, nel 1318 fece condannare al rogo Ugo Géraud, vescovo di Cahors, con l’accusa di aver tentato di ucciderlo mediante l’uso di oggetti di stregoneria.
Qualche anno più tardi, fra il 1434 ed il 1447, ci fu la prima grande campagna di persecuzione e uccisione delle streghe, che fu seguita negli anni seguenti da eventi più o meno isolati o continui.
Una pietra tombale sul destino di moltissime persone fu il “Malleus maleficarum”, pubblicato nel 1489, dagli autori Heinrich Institor Kramer e Jacob Sprenger .
Il volume fu originato dalla richiesta dei due a Papa Innocenzo VIII di poteri speciali per combattere la stregoneria, cui il pontefice rispose con la bolla “Summis desiderantes affectibus”, che autorizzò una caccia alle streghe organizzata in tutta la zona della Valle del Reno.
Durante le varie epoche di Caccia alle Streghe si calcola che furono giustiziate decine di migliaia di persone accusate di stregoneria e legami con il Maligno, almeno 50.mila.
L’ultima esecuzione registrata avvenne a Poznań, in Polonia, nel 1793.
Torture per storcere confessioni alle streghe
Per procedere all’uccisione degli accusati, era necessario che ci fosse la prova evidente dell’essere “strega” o “stregone”, e le confessioni venivano estorte con la tortura. Di seguito c’è un elenco delle 5 torture più terribili che venivano usate, le quali fecero confessare decine di migliaia di persone, ovviamente tutte innocenti.
I metodi maggiormente usati erano i seguenti:
1 – Privazione del sonno
Uno dei primi metodi di accertamento del legame con il maligno era la privazione del sonno, con interrogatori serrati che potevano durare anche 40 ore. Dopo tale periodo di tempo, la persona era in uno stato talmente confusionale, e solitamente ammetteva il proprio legame con Satana. La privazione del sonno fu comunemente impiegata in Italia e Inghilterra, ma venne spesso indicata come inaffidabile perché quasi tutte le persone, dopo alcune ore, giungevano a delirare, confessando qualsiasi cosa.
2 – Ordalia dell’Acqua
È una forma di giudizio che si basa sul superamento da parte dell’accusato di una prova fisica. Nel caso della caccia alle streghe divenne comune immergere l’accusato in un fiume, legandolo a una sedia, osservando se riuscisse a resistere non annegando. Nel caso in cui l’accusato fosse rimasto a galla questa sarebbe stata la prova della sua innocenza; il metodo venne utilizzato dall’Alto Medioevo e fino al 17° secolo.
Il re Giacomo I d’Inghilterra (1566-1625), demonologo egli stesso, affermò che l’acqua era così pura che avrebbe respinto i colpevoli, mentre in altre epoche l’immersione in acqua veniva considerata prova di colpevolezza.
In ogni caso, più che un’ordalia, questo fu un metodo di esecuzione, meno cruento del rogo, che vide morire moltissime persone per annegamento.
3 – Pungolamento e Raschiamento
La pratica del pungere la pelle degli accusati derivava dalla convinzione che ogni strega avesse sul petto un segno del “patto col diavolo”. Questo segno, anche se invisibile, poteva essere identificato come un’area che non avrebbe reagito alle punture effettuate dai professionisti della caccia alle streghe.
Anche se comune in tutta Europa, divenne largamente utilizzata in Inghilterra e Scozia, dove numerosi “pungolatori” professionisti giravano per i paesi a caccia di (veri) clienti e (finte) streghe, utilizzando appositi aghi, dei punteruoli che, poggiati sulla pelle, non procuravano dolore perché avevano punte retrattili: questo dimostrava la colpevolezza dell’imputato.
Oltre agli aghi, si diffuse una pratica più semplice, che vedeva la presunta vittima della stregoneria graffiare l’accusato sino a farlo sanguinare. Se la fuoriuscita di sangue terminava immediatamente, l’accusato era colpevole.
4 – Lo schiacciamento progressivo
Il metodo dello schiacciamento ha una storia lunga e inizialmente non legata alla stregoneria.
Uno dei casi più famosi riguarda il processo alle streghe di Salem, svoltosi durante il 1692 nel villaggio del Massachusetts. La vittima fu Giles Corey, accusato di essere uno stregone insieme alla moglie Martha: per oltre due giorni l’uomo fu coperto da pietre sempre più pesanti, nel tentativo di strappargli una confessione.
Si dice che Corey, fino a pochi minuti prima della morte, avvenuta per schiacciamento, gridò ripetutamente “più peso”.
Questa forma di tortura ed esecuzione veniva utilizzata in Europa già da secoli, in particolar modo quando l’accusato rifiutava non solo la confessione ma anche l’autorità del tribunale, e per questa ragione venne applicata al povero Corey.
5 – Bruciate al Rogo
Nonostante oggi ci sembra ovvio considerare il “rogo” come una forma di esecuzione, la contorta mente degli antichi, in alcuni casi, li portò a considerarla come a un’ordalia, una sorta di giudizio divino che avrebbe risparmiato le persone innocenti.
La punizione del rogo ha una storia molto più lunga rispetto a quella della caccia alle streghe, e veniva in particolare usata su traditori, ribelli ed eretici.
Gli esseri umani delegavano in questo modo a un ipotetico Dio, e non a sé stessi, la colpevolezza dell’omicidio.
La punizione del rogo divenne il metodo di esecuzione privilegiato in tutta Europa, probabilmente anche per la spettacolarità della morte, che riempiva di urli strazianti le piazze.
Nonostante non si abbiano notizie di persone salvate dal rogo da una forza divina, la Chiesa lasciava a Dio l’ultimo giudizio, dichiarando ufficialmente che se una strega si fosse consumata velocemente fra le fiamme poteva considerarsi certamente colpevole, perché se fosse stata innocente sarebbe sopravvissuta. Grandi ipocrisie per scaricare su altri le proprie responsabilità.
E ci fermiamo qui per non mettere troppa carne al fuoco, rinviando ad altra occasione di parlare dei paesi che ancora oggi credono alla esistenza delle streghe e continuano a perseguitarle e a bruciarle.