scritto da Nino Maiorino - 13 Luglio 2022 09:12

Italia spaventosa…

…da visitare!

Una pausa nella calura estiva, mitigata da due giorni di pioggia e vento che hanno soppresso l’afa, non guasta, ed è per questo che, imbattutici in un nutrito campionario di luoghi spaventosi del nostro bel paese, ci siamo soffermati su alcuni di essi.

Ovviamente ai luoghi sono accoppiate le “storiacce”, che spesso ci divertiamo a pubblicare, ma, per quanto orribili, certamente non superano le cose orrende che stiamo vivendo, tra pandemia, guerra al limite del conflitto nucleare, fibrillazioni politiche che ci fanno temere un quasi imminente salto nel buio, a parte la politica locale che tiene noi e l’Amministrazione sulle spine.

Tutto sommato, tra quelle storiacce e queste che raccontiamo forse sono preferibili queste ultime

Tra i tanti luoghi ne abbiamo scelto sette che ci hanno colpito e  sono pure da visitare.

  1. Triora: il paese delle streghe

E’ un piccolo paese in provincia di Imperia, che adesso conta 357 abitanti

Le leggende e la storia l’hanno fatto conoscere come il borgo delle streghe.

Nel 1587 Triora fu colpita da una pesante carestia e da condizioni metereologiche che la rendevano difficilmente accessibile. Questi accadimenti convinsero gli abitanti che la colpa delle sciagure era da imputare alle streghe, che si diceva vivessero nascoste nel borgo.

Iniziò così più grande caccia alle streghe italiana della fine del XVI secolo, così feroce da far soprannominare il paese la “Salem d’Italia”.

Salem è una città statunitense nella quale, circa un secolo dopo, sarebbe iniziata la più estesa caccia alle streghe nei possedimenti britannici nel Nuovo mondo. Al termine dei processi, 200 persone furono accusate di stregoneria, 19 persone furono impiccate, un uomo venne schiacciato a morte, 150 sospettati furono imprigionati e non si sa quante altre esecuzioni ci furono.

A quell’epoca, Triora era un borgo fortificato al centro di intensi traffici commerciali tra il Piemonte, la costa e la vicinissima Francia.

Da circa due anni, il comune soffriva a causa di una terribile carestia; probabilmente quella crisi era stata in parte determinata da una manovra economica dei proprietari terrieri: ma il popolo individuò quale capro espiatorio alcune donne del villaggio.

Nell’ottobre del 1587 il Parlamento locale, durante una seduta, chiese alle autorità civili e religiose di intervenire contro le presunte streghe; arrivarono così il vicario dell’Inquisitore di Genova e il vicario dell’inquisitore di Albenga, il sacerdote Girolamo del Pozzo, che sosteneva fermamente la presenza del maligno: durante la celebrazione della messa, al momento della predica, il sacerdote chiese ai parrocchiani di denunciare le streghe.

Vennero così arrestate venti donne che, a causa delle denunce estorte con torture, divennero presto trenta: tra di loro tredici donne, quattro ragazze e un fanciullo si dichiararono rei confessi.

Alcune case private furono trasformate in carceri, la più famosa delle quali fu casa del Megia, oggi nominata Ca’ de baggiure (Casa delle streghe). In pochissimo tempo avvennero le prime morti: Isotta Stella, una sessantenne di nobile famiglia, morì per le torture subite, un’altra donna invece si gettò dalla finestra.

A seguito di queste tragedie e del clima di terrore che si era venuto a creare, al processo intervenne anche il Consiglio degli Anziani, che il 13 gennaio 1588 chiese agli Inquisitori di procedere con maggior cautela.

Ma la richiesta del Consiglio restò inascoltata, anzi la persecuzione si estese anche ai paesi vicini.

Dopo alterne vicende ed esecuzioni di Streghe a Triora e a Genova, il Doge genovese inoltrò al Santo Uffizio due richieste di mettere fine al processo, il che avvenne il 23 aprile del 1589 allorquando il tragico processo alle streghe ebbe termine.

Non si sa esattamente che fine abbiano fatto le donne incarcerate a Genova ma è probabile che – come sostenuto da alcuni storici – furono lasciate libere.

In memoria di questi avvenimenti è stata istituita una festa dedicata alla stregoneria chiamata Strigora che si svolge nell’antico borgo di Triora ogni anno la prima domenica dopo Ferragosto.

  1. Poveglia, l’isola maledetta

Nella bellissima Venezia c’è un luogo che nasconde oscure vicende.

E’ Poveglia, una piccola isola che porta il tetro nome di isola dei morti o isola maledetta.

L’isola fu abbandonata dopo la guerra di Chioggia, nel 1379, per far posto ad un campo militare.

Ma il suo destino fu ancor più atroce; infatti nel 600, a causa del dilagare della peste, Poveglia divenne un grande cimitero dove sono stati bruciati e sepolti più di 150.000 corpi.

Nei primi anni del 900 il cimitero lasciò il posto ad un manicomio diretto da un personaggio folle che si suicidò lanciandosi dalla torre della struttura.

Da quel momento in poi l’isola è stata definitivamente chiusa e sono iniziate le storie di apparizioni e fenomeni paranormali.

Probabilmente da Poveglia è preferibile stare alla larga

 

  1. Osimo e il labirinto misterioso

Osimo è una cittadina della provincia di Ancona, che sulla superficie non presenta niente di strano, ma nel sottosuolo nasconde qualcosa di misterioso.

Al di sotto della città si dirama un labirinto sotterraneo che collega i principali palazzi di Osimo.

Per i simboli che sono stati ritrovati è probabile che il labirinto fu un luogo di incontro dei Cavalieri di Malta e dei Templari.

Inoltre sono state scoperte strane sculture raffiguranti divinità pagane e creature mostruose.

Altra simbologia ricorrente è la sirena con due code, raffigurata spesso negli edifici templari.

  1. Moncalieri, il Castello più infestato d’Italia

A Moncalieri, Comune grande come Cava in provincia di Torino, c’è un castello abitato da spiriti e presenze misteriose.

Un frate murato vivo, un bambino vittima di un incidente, un uomo condannato alla decapitazione, una promessa sposa assassinata: questi sono alcuni degli inquilini del Castello di Moncalieri.

La leggenda più famosa è quella di un cavaliere amante di una ragazza promessa sposa al padrone del castello. Quando il futuro sposo scoprì il tradimento uccise la ragazza gettandola dalla torre.

Il cavaliere cercò di lenire la sua infelicità partendo per la guerra in Terra Santa ed alla sua morte venne seppellito proprio nei pressi di Moncalieri.

Le storie narrano che lo spirito del cavaliere si aggirasse nei pressi del castello ancor prima del ritrovamento dei suoi resti.

 

  1. Bologna, il Cimitero della Certosa

Il cimitero monumentale di Bologna è uno dei più antichi d’ Europa.

E’ stato realizzato nel 1801 su un preesistente convento certosino.

Le architetture che formano il cimitero sono di grande interesse, ma ciò che attira l’attenzione è la Tomba di Girolamo Legnani, sulla quale sono inconfondibili i segni della cultura massonica.

Ma questo non è l’unico aspetto inquietante del cimitero, infatti sono molte le segnalazioni di fenomeni paranormali, come apparizioni di fantasmi e spostamenti di oggetti.

  1. Montebello, il Castello di Azzurrina

Il Castello di Montebello oltre ad essere architettonicamente molto interessante, affascina anche per le sue storie.

In particolare quella del fantasma di Azzurrina, chiamata così per la tintura applicata ai suoi capelli per nascondere la sua natura albina.

Si narra che nel giugno del 1375, in una notte di tempesta, mentre si combatteva una delle tante battaglie intorno al Castello, la bambina cadde dalle scale per recuperare la palla.

Le guardie dopo aver sentito un urlo corsero per controllare, ma Azzurrina scomparve per sempre.

Da quel momento si dice che ogni 5 anni, se vi è un temporale, è possibile sentire il pianto straziante della piccola.

  1. Vercelli, il Principato di Lucedio e lo spartito del Diavolo

In provincia di Vercelli, nel comune di Trino, si trova un complesso abbaziale antico e misterioso chiamato il Principato di Lucedio, mentre 700 metri più avanti è situato il cimitero di Darola.

In questo luogo si trova anche l’antica Abbazia di Santa Maria di Lucedio, una chiesa sconsacrata, da sempre protagonista di storie agghiaccianti ed episodi misteriosi.

Nell’abbazia vivevano dei monaci benedettini che organizzavano dei sabba con le contadine del luogo.

Questi erano degli incontri in presenza del demonio durante i quali venivano compiute pratiche magiche, orge diaboliche e riti blasfemi.

A testimoniare questi culti è uno strano spartito presente nella chiesa.

La mancanza di note nella prima riga del pentagramma, ha portato alcuni studiosi alla conclusione che in realtà lo spartito debba essere letto dal basso verso l’alto e da destra verso sinistra. In questa lettura le note e la loro traslitterazione nell’alfabeto latino darebbe origine ad una invocazione demoniaca.

Lucedio è un’Abbazia fondata nel XII secolo da monaci cistercensi, secolarizzata dal papa a fine Settecento, è poi passata di mano in mano fino al Marchese De Ferrari, Duca di Galliera, poi nominato Principe dai Savoia da cui il nome Principato di Lucedio, l’azienda agricola ora di proprietà della Contessa Rosetta Clara Cavalli d’Olivola Salvadori di Wiesenhoff.

Quella, extra moenia, è la casa dei pellegrini perché da qui passa un ramo della Via Francigena, non visitabile, trasformata in deposito da Napoleone, anch’essa fuori dalle mura della Abbazia.

Nell’Aula Capitolare c’è la colonna che piange, o che piangeva, visto che con gli ultimi restauri è stata bloccata l’umidità di risalita; si dice che la colonna piangeva perché ad essa venivano incatenati i frati e i laici che peccavano, e all’epoca ce n’erano parecchi.

In particolare si narra che negli anni di fine Seicento un gruppo di frati abbia evocato Lucifero nel cimitero della Darola.

Seguirono anni di misfatti, blasfemie e unioni improprie con donne e suore di un convento vicino, a Trino, finché un gruppo di devoti monaci riuscì a rinchiudere il Diavolo nella cripta della chiesa dei frati: a controllarlo ci sono le mummie di santi abati in cerchio.

Comunque c’è una la leggenda famosa, sulla quale hanno anche fatto servizi in tv, secondo la quale c’è un modo per liberare Lucifero, suonando al contrario lo” Spartito del Diavolo”, non ancora bene individuato, che, secondo alcuni, è quello dipinto nella chiesa diroccata della Madonna delle Vigne, e che fa paura.

Lo spartito del Diavolo è al piano superiore, sopra uno “scriptorium”, sul quale i monaci  tenevano nota dei contratti, note delle spese, degli avvenimenti dell’abbazia e di fianco c’era anche un grande mulino che lavorava i prodotti di tutte le “grange” -termine che  originariamente indicava una struttura edilizia utilizzata per la conservazione del grano e delle sementi, poi il complesso di edifici costituenti un’azienda agricola e, solo in seguito, passò ad indicare una vasta azienda produttiva, per lo più di proprietà monastica- dove vivevano i contadini che lavoravano le terre dell’abbazia.

Del cimitero sconsacrato della Darola, che si trova fuori città, ora rimangono solo i resti.

Buon viaggio in questi luoghi certamente non affollati.

 

Classe 1941 – Diploma di Ragioniere e perito commerciale – Dirigente bancario – Appassionato di giornalismo fin dall’adolescenza, ha scritto per diverse testate locali, prima per il “Risorgimento Nocerino” fondato da Giovanni Zoppi, dove scrive ancora oggi, sia pure saltuariamente, e “Il Monitore” di Nocera Inferiore. Trasferitosi a Cava dopo il terremoto del 1980, ha collaborato per anni con “Il Castello” fondato dall’avv. Apicella, con “Confronto” fondato da Pasquale Petrillo e, da anni, con “Ulisse online”.

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