scritto da Nino Maiorino - 07 Ottobre 2023 07:06

Smartphone caduto in acqua: come salvarlo

Visto che siamo tutti vittime coscienti e contente del telefonino, o meglio dello Smartphone (chi è rimasto al solo telefonino evidentemente lo utilizza solo per fare e ricevere telefonate, e quindi non ne è condizionato), può capitare che, nell’uso parossistico del “benedetto” aggeggio, gli cada di mano e finisca in acqua.

È uno degli inconvenienti più frequenti e più traumatici che il telefono-dipendente possa subire, e incomincia ad andare in panico, sia perché incomincia a farsi i conti per vedere quanto potrebbe spendere nella malaugurata ipotesi di non poter recuperare l’apparecchietto sommerso, ma principalmente perché teme di dover rimanere senza il quotidiano interlocutore, il quotidiano confessore, il quotidiano amico digitale.

Ma non è detto che la caduta in acqua dell’aggeggio si trasformi in una tragedia, purché non si perda la calma, non ci si faccia assalire dal panico e si sappia cosa fare.

Che sia caduto nel lavandino o a mare qualche possibilità di salvarlo c’è: ci sono diverse cose che possiamo provare a fare per recuperarlo, ma non aspettiamoci comunque miracoli, infatti non sempre è possibile riaverlo come prima.

Se il cellulare è caduto in acqua ed è rimasto acceso, per prima cosa bisogna spegnerlo. Elettricità e acqua non vanno d’accordo, lo sappiamo tutti. Ma se ci cade il telefono in acqua e rimane accesso, è una “mezza” buona notizia. Molti modelli moderni infatti hanno un minimo di impermeabilità. Quindi, se siamo veloci a portarlo all’asciutto, l’acqua potrebbe non avere il tempo di arrivare ai circuiti.

A meno che non sia un modello certificato “Water-proof – impermeabile”, ma non sono così diffusi, e sicuramente se abbiamo uno smartphone impermeabile lo sappiamo bene. A parte questi rari casi, spegnere il telefono impedisce alla corrente di circolare e di bruciare le varie parti a causa dei cortocircuiti.

Altro passaggio fondamentale: il cellulare bagnato deve rimanere spento fino a quando non siamo sicuri che si sia completamente asciugato.

Per evitare il più possibile il propagarsi dell’umidità, togliamo tutte le parti che possono essere rimosse: scheda SIM, memory-card e così via; ovviamente togliamolo dalla cover e stacchiamo anche eventuali pellicole protettive dallo schermo.

Se il modello lo permette, rimuoviamo anche la batteria; in questo modo, eviteremo, per quanto possibile, il diffondersi dell’acqua per capillarità, e aumenteremo la superficie di scambio favorendo l’asciugatura.Anteprima (si apre in una nuova scheda)

A tal proposito, asciughiamo le parti evidentemente bagnate che riusciamo a raggiungere, meglio se usando panni assorbenti (la carta tende a lasciare impurità).

Se il telefono è un iPhone ed è caduto in acqua dolce, vale la pena di proseguire con i tentativi di “rianimarlo” in modo artigianale; ma se è caduto in acqua salata, o comunque in qualche tipo di acqua carica di sostanze disciolte, la cosa migliore da fare è rivolgersi a un tecnico; oltre ad asciugarlo infatti sarà necessario verificare che non ci siano depositi di sali, oppure verificare se è possibile rimuoverli.

Il principio alla base di tutti i rimedi è quello di asciugare il telefono prima che la corrente torni a circolare; partiamo dalle parti che riusciamo a raggiungere fisicamente, poi pensiamo all’interno, seguendo uno di questi metodi.

Fondamentale è non cedere alla tentazione di accendere il telefono dopo che lo abbiamo asciugato con un panno: non possiamo sapere quanta acqua c’è all’interno.

Uno dei sistemi migliori per asciugare l’interno del nostro smartphone bagnato è l’aria calda. L’importante è che non sia né troppo calda, né stagnante. Quindi, non possiamo usare il phon alla massima temperatura, perché rischierebbe di rovinare le plastiche o comunque le parti più sensibili al calore; allo stesso modo non possiamo lasciarlo in auto sotto il sole (rischieremmo la condensa).

L’ideale sarebbe un armadio ventilato, ma sono poco diffusi.

Se abbiamo un essiccatore per il cibo, mettiamolo al minimo con il cellulare all’interno per diverse ore.

Per la cronaca, esistono anche kit di asciugatura speciali, che si basano sullo stesso principio: far circolare aria a temperatura moderata.

 

C’è un altro sistema al quale probabilmente nessuno pensa: il riso. Immergere lo smartphone nel riso crudo e asciutto è uno dei sistemi più famosi. Il principio di base è semplice: il riso è “igroscopico”, cioè tende ad assorbire l’umidità meglio di molte altre cose.

Il consiglio è quello di lasciarlo nel riso almeno una notte, per essere sicuri che il riso assorba tutta l’umidità possibile. Il dubbio dei tecnici in merito a questo metodo è che non blocca subito l’ossidazione o la corrosione. In pratica conterrebbe i danni da umidità ma non quelli derivanti dal contatto con l’acqua.

Il gel di silice (o Silica-Gel), è in realtà molto comune. Lo troviamo sotto forma di piccole bustine nelle confezioni dei prodotti che devono rimanere all’asciutto, come componenti elettronici, vestiti, borse e così via.

Questo sistema ha lo stesso limite del riso, ridotto dal fatto che il gel di silice è più efficiente nell’assorbire l’umidità. Il problema è che anche in questo caso il dispositivo andrebbe “immerso”, e difficilmente avremo a disposizione abbastanza bustine o granelli per farlo.

C’è un ultimo sistema, quello di immergere lo smartphone bagnato nell’alcool puro; fra tutti questo è il più efficace, ma è anche quello che richiede maggior preparazione e “coraggio”.

Il principio è semplice: immergendo il telefono nell’alcool, questo “laverà via” l’acqua, evaporando poi senza lasciare traccia, molto rapidamente.

Tuttavia questo sistema non è semplicissimo da attuare per alcuni motivi.

Prima di tutto non va bene l’alcool comune, ma dobbiamo usare l’alcol isopropilico puro, per intenderci quello con il quale si preparano i liquori, che purtroppo non fa parte delle cose che abbiamo normalmente in casa.

E poi, come tutti i prodotti chimici, in particolare quelli concentrati, deve essere maneggiato con estrema cautela.

Anche perché, fra le altre cose, è estremamente infiammabile. Ma se abbiamo la fortuna di averlo sotto mano, e sappiamo maneggiarlo, è una delle soluzioni migliori.

Nel caso in cui tutto quello che abbiamo suggerito di fare non dovesse essere servito, vuol dire che il danno è molto grave, e in questo caso non resta che portare lo smartphone caduto in acqua da un tecnico specializzato per farlo riparare.

Ma se con i sistemi suggeriti lo smartphone è stato recuperato, è sempre bene farlo vedere a un tecnico specializzato per eventuali ulteriori controlli.

All’estensore di questa nota è capitato di far cadere lo smartphone in acqua ma, non conoscendo gli interventi ora suggeriti, si adoperò con il phon per asciugare i capelli, lo asciugò ben bene all’esterno e poi provò a riaccenderlo; una fretta assolutamente fuori luogo; ma ebbe la fortuna che un tecnico bravo della nostra città, riuscì, con modica spesa, a rimetterlo in sesto.

Classe 1941 – Diploma di Ragioniere e perito commerciale – Dirigente bancario – Appassionato di giornalismo fin dall’adolescenza, ha scritto per diverse testate locali, prima per il “Risorgimento Nocerino” fondato da Giovanni Zoppi, dove scrive ancora oggi, sia pure saltuariamente, e “Il Monitore” di Nocera Inferiore. Trasferitosi a Cava dopo il terremoto del 1980, ha collaborato per anni con “Il Castello” fondato dall’avv. Apicella, con “Confronto” fondato da Pasquale Petrillo e, da anni, con “Ulisse online”.

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